Dan Bongino, vicedirettore dell'Fbi, attacca l'operato della ministra Pam Bondi

IL CASO EPSTEIN COLPISCE ANCORA WASHINGTON

È stato pubblicato il rapporto ufficiale sulla vicenda, ma non convincono le conclusioni del ministero della Giustizia e si accende la polemica tra i MAGA

Un caso che non muore mai. La vicenda Epstein continua a dar problemi al presidente americano Donald Trump e su Truth il tycoon difende la ministra della Giustizia Pam Bondi dalle richieste di dimissioni volute dai sostenitori MAGA, che si aspettavano massima trasparenza dal repubblicano.

LO SCONTRO BONDI – BONGINO
La ministra della Giustizia Pam Bondi

«Che sta succedendo ai miei ragazzi e in alcuni casi alle mie ragazze? Siamo una squadra. Lasciate che Pam Bondi faccia il suo lavoro, è fantastica». Donald Trump interviene sul social Truth per difendere la ministra della Giustizia. Al centro della polemica c’è la gestione del caso Epstein, il consulente finanziario per ultra-ricchi condannato per traffico sessuale di minori nel 2019 e morto in carcere nello stesso anno.

La tempesta è stata scatenata da Dan Bongino, ex guardia del corpo della Casa Bianca e oggi vicedirettore dell’FBI, nonché grande sostenitore dei MAGA. Per anni ha sostenuto che Epstein fosse il cuore di una rete criminale di abusi sessuali protetta dalle élite. Bongino, insieme al direttore dell’FBI Kash Patel e alla stessa Bondi, aveva promesso piena trasparenza.

Nei giorni scorsi, però, è stato pubblicato un rapporto ufficiale, firmato dalla ministra della Giustizia e da Patel, per porre fine ai dubbi ancora presenti sul caso. In realtà, l’effetto è stato quello opposto: riportare con forza la vicenda nel dibattito pubblico. Solo Bongino è rimasto coerente con le sue idee e si è distaccato esplicitamente dalla versione del governo. Secondo Axios, avrebbe perfino minacciato le dimissioni dopo un acceso confronto con la Casa Bianca. Trump ha comunicato: «Ho parlato con lui oggi, Dan Bongino è un bravissimo ragazzo», evitando però di chiarire se Bongino abbia ancora il suo lavoro o meno. 

LA LISTA DEGLI “AMICI” DI EPSTEIN

Il primo punto che il rapporto chiarisce riguarda le circostanze della morte di Epstein. Viene confermato il suicidio, mettendo a tacere le ipotesi che il miliardario fosse stato strangolato nella sua cella al Metropolitan Correctional Center di New York. Ipotesi alimentate da anomalie mai chiarite, come il video di sorveglianza nel carcere che si interrompe nel momento cruciale, i controlli mai eseguiti o le due guardie che si “addormentano” contemporaneamente. Coincidenze che per molti sono, invece, un insabbiamento ben orchestrato.

Jeffrey Epstein, condannato per traffico sessuale di minori

Ma l’aspetto più scottante era quello riguardante possibili persone potenti coinvolte negli affari di Epstein, i cosiddetti “amici” del miliardario. Tema importante che persisteva nel dibattito pubblico. Lo stesso Trump durante la campagna elettorale 2024 prometteva di pubblicare, una volta diventato presidente, la lista dei nomi di vip molestatori di minori coinvolti.  Lo scorso febbraio perfino la ministra Bondi aveva detto che il dossier con i clienti di Epstein era «sulla sua scrivania».

I nomi, però, non sono mai stati resi noti e ora il rapporto ufficiale smentisce tutto. Il ministero non ha trovato alcuna lista di clienti coinvolti nei crimini di Epstein. Anche Trump fa marcia indietro, e la sua “nuova” versione è che il file di Epstein sia stato scritto da Barack Obama, Hillary Clinton e altri nemici per affondare l’amministrazione repubblicana.

I MAGA NON CI STANNO
Il gruppo «Hot Mess» manifesta davanti alla Corte suprema di New York nel 2019 (foto Stephanie Keith)

Le spiegazioni non hanno convinto gli americani, e anche sul social di Trump le critiche non sono mancate. Nonostante la richiesta del tycoon di «Non sprecare tempo e energie su questa storia», i MAGA vogliono chiarezza e si uniscono alla richiesta di Bongino circa le dimissioni della ministra. Elon Musk ha colto l’occasione per attaccare di nuovo Trump: ha suggerito che il presidente non voleva pubblicare il file perché all’interno compariva anche il suo nome, anche considerano che tra gli anni Ottanta e Novanta il tycoon e Epstein avevano una stretta amicizia: frequentavano le stesse feste, gli stessi club esclusivi e posavano insieme nelle foto. Scivoloni e figuracce che non restituiscono l’idea della Casa Bianca come di un fronte unito.

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