Erano attesi lunedì 13 gennaio al Cremlino il Presidente del Consiglio Presidenziale libico Fayez al Sarraj, e il suo rivale, Khalifa Haftar, generale dell’autoproclamato Esercito Nazionale. L’incontro, fortemente voluto dal Presidente russo Vladimir Putin, serviva a sancire definitivamente una tregua al conflitto militare in Libia. In realtà i negoziati tra le parti libiche si sono conclusi senza un vero e proprio accordo. Solo Sarraj ha firmato mentre Haftar ha chiesto più tempo per studiare la bozza della tregua, valutata comunque in modo positivo.
Pur sottolineando la gravità di quanto sta accadendo in Libia, Putin si è detto pronto a trovare una soluzione politica: «Siamo di fronte a una delle crisi più rilevanti degli ultimi anni anche per i riflessi negativi che può avere sull’Europa, dall’immigrazione al traffico di droga e armi» ha dichiarato il Presidente russo che ha poi aggiunto: «Spero che i nostri sforzi comuni servano a evitare scenari peggiori».
Sarraj e la tregua: «É ora di voltare pagina»
Un potenziale accordo tra Sarraj e Haftar sarebbe un grande passo in avanti per abbassare i toni del conflitto, dopo oltre 9 mesi di combattimenti sulle sponde di Tripoli. La firma di una tregua aprirà la strada al rilancio del processo politico, come espresso alla televisione libica Al-Ahrar da Khaled Al-Mechri, Presidente del Consiglio di Stato, l’omologo del nostro Senato. Anche Sarraj, intervenuto in televisione, ha invitato il popolo a voltare pagina e «compiere uno sforzo per spostarsi verso la stabilità e la pace».
Cosa prevedrebbe la tregua
La tregua era già stata fissata da Russia e Turchia per domenica 12 gennaio. Anche se, sia il governo di Tripoli che le milizie di Serraj, avevano accusato le truppe di Haftar di non aver rispettato il cessate il fuoco. Gli attacchi a Salaheddin e Wadi Rabie pochi minuti dopo la sua entrata in vigore, non sono stati infatti graditi dal Consiglio Presidenziale che ha assicurato che non resterà a guardare in caso di nuovi attacchi, minacciando risposte ferme e violente. Secondo le fonti di Al-Arabiya, emittente televisiva degli Emirati Arabi, il nuovo accordo prevedrebbe una tregua supervisionata da Russia e dalle Nazioni Unite, con un conseguente ritiro delle reciproche truppe; uno stop all’invio di milizie turche in Libia e una soluzione diplomatico-politica.
La conferenza di Berlino
Il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert ha annunciato domenica 12 gennaio che le consultazioni sulla Libia si terranno a Berlino questo gennaio. La conferenza sarà l’occasione per definire la situazione con tutti i Paesi interessati, Italia compresa. Da sempre partner strategico e commerciale della Libia infatti, il nostro Paese sembra aver perso terreno in questi giorni. Sarà importante tornare a giocare un ruolo di primo piano nella definizione dell’assetto geopolitico, visti anche i tanti interessi economici in ballo. La conferenza, rinviata più volte negli scorsi mesi, sarà resa possibile anche grazie ai colloqui intrattenuti da Putin negli scorsi giorni con il Presidente turco Erdogan. Manca ancora però una data ufficiale.
Le relazioni tra Italia e Libia
Le relazioni bilaterali tra Italia e Libia hanno una storia di lunga durata. Basti pensare al trattato di Bengasi, firmato da Berlusconi e Gheddafi nel 2008, che prevedeva tra le altre cose, l’occupazione militare italiana sul territorio libico in cambio di un maggiore impegno sulla lotta all’immigrazione clandestina. Tematica questa, ancora attuale: il rischio infatti di un’escalation sempre più drammatica in Libia è quella di una fuga sproporzionata di civili, e potenziali terroristi, verso l’Italia.
Dal punto di vista commerciale i due Paesi sono invece legati dalla forte presenza sul suolo libico di ENI. La società energetica italiana nel 2018 ha ricavato quasi un sesto della sua produzione dalla Libia.
Nonostante la crisi civile degli ultimi anni la nostra ambasciata è ancora aperta a Tripoli. Dal 2016 l’Italia ha fornito 16 motovedette alla Guardia Costiera libica, per rafforzare la sicurezza dei confini. Inoltre, 300 uomini dell’esercito italiano sono presenti nell’aeroporto di Misurata, dove è stato allestito anche un ospedale da campo per curare i feriti delle milizie locali impegnate nella lotta all’ISIS.
Conte a Ankara da Erdogan
Dopo i contatti intrattenuti dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il suo omologo turco Melvut Cavusoglu sulla necessità di un trilaterale Russia-Italia-Turchia, il premier Conte è volato lunedì 13 gennaio ad Ankara per incontrare Erdogan.
Al termine del colloquio, il Presidente turco ha espresso la volontà di partecipare al vertice di Berlino con Conte e Putin: «Mi auguro che si arrivi al più presto al cessate il fuoco permanente».
Constructive meeting on #Libya with President @RTErdogan. #Ceasefire and political process for peace and stabilisation. Italy at the forefront of de-escalation in the entire region pic.twitter.com/8Kpvn0j9Vo
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) January 13, 2020
Libia: possibili scenari
L’Unione Europea dal canto suo vorrebbe evitare la partizione della Libia in due regioni distinte – Tripolitania e Cirenaica. E farlo possibilmente senza ricorrere alle armi. Una missione di pace non è ancora percorribile, visto che la tensione militare rimane ancora alta. La speranza è quella di fare passi in avanti dopo la conferenza di Berlino.
La Russia vorrebbe una seconda base commerciale nel Mediterraneo, mentre la Turchia vorrebbe un ruolo di attore principale nello scacchiere economico, soprattutto in campo energetico. L’Italia dovrà cercare di rafforzare e consolidare la sua posizione, stando attenta alla Francia, intenzionata a subentrare al nostro Paese come partner principale della Libia.