Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è apparso pubblicamente il 16 febbraio in occasione del Festival del Cinema di Berlino. Il suo messaggio è stato trasmesso dopo un’introduzione sul palco del regista e attore Sean Penn, che ha presentato il documentario Superpower, dedicato proprio al leader ucraino. Il leader, intervenuto in collegamento-video, è stato accolto da un lungo applauso. «La cultura può parlare contro il male o fare silenzio: la Berlinale ha fatto la sua scelta» – ha dichiarato Zelensky – «ci sono migliaia di chilometri tra di noi, ma siamo ancora fianco a fianco, non c’è un muro».
Il documentario su Zelensky
Superpower non era stato concepito per raccontare la guerra. L’obiettivo di Sean Penn, del co-regista Aaron Kaufman, e del produttore Billy Smith era quello di ripercorrere la storia del presidente ucraino partendo dalla sua carriera di attore-comico-produttore. Ma dopo l’inizio dell’invasione della Russia, il team di lavoro ha deciso di rivedere il progetto documentaristico, seguendo le gesta di Zelensky nel corso del conflitto.
Durante la conferenza stampa al 73° Festival di Berlino, l’attore hollywoodiano ha affermato: «Zelensky ha grande cuore e coraggio, c’è un bullo che minaccia lui e il Paese, ma lui non è tipo da lasciarsi intimidire. Dobbiamo aiutare l’Ucraina con armi di precisione a lungo raggio, è l’hardware necessario a difendersi. Ho fatto questo film perché era necessario, non è un film di parte, in questa guerra non c’è alcuna ambiguità. Non farei mai un film su Putin, è un criminale, che ha già parlato abbastanza».
La consegna dell’Oscar
Penn e il presidente ucraino si erano già incontrati a Kiev a novembre 2022. In quell’occasione l’attore hollywoodiano ha donato uno dei due Oscar vinti grazie alle sue interpretazioni in Mystic River e Milk. «Quando vincerai la guerra, me lo riporterai a Malibu», aveva detto Pen a Zelensky.
Sean Penn has given his Oscar to Ukraine – @ZelenskyyUa
Thank you, sir!
It is an honor for us. pic.twitter.com/vx2UfEVTds— Anton Gerashchenko (@Gerashchenko_en) November 8, 2022
Il compromesso ha convinto il leader tanto da consegnare a sua volta una medaglia al merito alla star di Hollywood. «Resterà qui fino alla fine della guerra. – ha affermato Zelensky – Per noi è stato un piacere donargli l’Ordine del merito di terzo grado, per il supporto sincero e per il contributo che sta dando affinché nel mondo si parli dell’Ucraina». Con il suo gesto Penn aveva ribadito il sostegno al contrasto dell’invasione russa.
Non solo a Berlino…
L’apparizione di Zelensky al Festival del Cinema di Berlino non è stata la prima volta in cui il mondo dello spettacolo ha ospitato il leader ucraino. Dall’invasione russa del 24 febbraio 2022, sono molti gli eventi che hanno dedicato spazio alle sue parole. Alla cerimonia di apertura del 75esimo Festival del Cinema di Cannes, il collegamento video è stato annunciato a sorpresa sul finire della serata. Zelensky non si è limitato a denunciare le condizioni di sofferenza in cui versa il suo popolo: ha chiesto al cinema di «non restare muto».
There will be a live video stream with Ukrainian President Volodymyr Zelensky.
— Berlinale (@berlinale) February 15, 2023
Citando Il Grande Dittatore, in cui Charlie Chaplin derideva Hitler, il capo di stato ucraino ha affermato che «l’odio alla fine scomparirà e i dittatori moriranno. Siamo in guerra per la libertà». Accolto da una standing ovation, Zelensky ha poi domandato se il grande schermo rimarrà in silenzio o parlerà: «serve un nuovo Chaplin che dimostri che il cinema di oggi non è muto. Noi continueremo a lottare, perché non abbiamo altra scelta e sono convinto che il dittatore perderà».
Zelensky sbarca anche a Venezia
Altro red carpet, altro messaggio video. Al Festival del Cinema di Venezia 2022, durante la cerimonia in Sala Grande del 29 agosto, il presidente ucraino ha sollecitato i cineasti a «non dimenticare quello che sta accadendo». Un invito a non rimanere indifferenti che il pubblico ha già ascoltato in altre occasioni, ma che al Lido è stato accompagnato da un appello di forte impatto. «I nomi sono importanti, rischiano di cadere nell’oblio»: nome, età – da pochi mesi a 18 anni –, città di origine e di morte, una carrellata di 358 vittime innocenti scomparse dall’inizio del conflitto al 29 agosto 2022. «Questo è il Cremlino – afferma Zelensky – non bisogna rimanere in silenzio, sarebbe fare quello che la Russia auspica: abituarsi alla guerra, rassegnarsi alla guerra, dimenticare la guerra. Un orrore che non dura 120 minuti come un film, ma ormai da 189 giorni».
Dall’Europa agli Stati Uniti
Le parole del presidente ucraino hanno viaggiato oltreoceano. Il 10 gennaio 2023, al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills, introdotto da Penn, Zelensky è intervenuto durante l’80esima cerimonia dei Golden Globe.
I addressed the participants of the 80th @goldenglobes Awards. This award was born at a special time. WWII was not over yet, but the tide was turned – all knew who would win.
It is now 2023. The war in 🇺🇦 is not over yet but the tide is turning & it is already clear who will win. pic.twitter.com/u7pHr0u0lq— Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) January 11, 2023
«La Prima guerra mondiale ha fatto milioni di morti, la seconda ne ha fatti decine di milioni, ma non ci sarà una terza guerra mondiale. Non è una trilogia» ha dichiarato il capo di stato in un messaggio registrato. Ha poi proseguito il discorso esortando il pubblico a «sostenere la verità sui social network e in televisione. È chiaro chi vincerà».
La lettera al Festival di Sanremo
Ultima in ordine cronologico, la mancata apparizione di Zelensky alla 73esima edizione del Festival di Sanremo. Alla finale dell’11 febbraio 2023, il collegamento video – divenuto un caso politico – si è trasformato in una lettera affidata alla voce di Amadeus. «Purtroppo oggi nel mio paese si sentono spari ed esplosioni. Ma l’Ucraina sicuramente vincerà questa guerra. Vincerà grazie alla voce della libertà, della democrazia e, certamente, della cultura» legge il conduttore. Dopo aver ringraziato il popolo italiano per il supporto e la vicinanza, conclude «sono sicuro che un giorno ascolteremo tutti insieme la nostra canzone di vittoria».
Articolo a cura di Elena Capilupi, Erica Vailati e Andrea Carrabino