SANREMO, DIVENTA UN CASO L’INVITO A ZELENSKY 

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky sarà al Festival di Sanremo nella serata finale di sabato 11 febbraio. Una scelta che ha scatenato le critiche di ogni ala della politica, da destra a sinistra, ma anche di artisti, opinionisti e intellettuali. Come annunciato dal direttore artistico Amadeus, non si tratterà di un collegamento in diretta ma di un video registrato. L’intervento verrà posizionato nel momento clou della serata: dopo l’esibizione di tutti i cantanti e prima dello spareggio finale. Il leader ucraino, nei giorni scorsi, aveva rivelato il suo desiderio di intervenire al Festival nell’intervista concessa a Bruno Vespa. Una richiesta che il conduttore di Porta a porta ha poi “girato” ad Amadeus.

LA DIFFIDA CONTRO I VERTICI RAI 

A pochi giorni dall’inizio dell’evento, gli utenti si sono schierati contro la partecipazione di Zelensky. L’Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi (organismo riconosciuto dal Ministero delle imprese) ha annunciato una formale diffida indirizzata alla Rai, in cui si chiede di non consentire la partecipazione del presidente ucraino dopo le lamentele dei consumatori. «Un festival musicale, per di più trasmesso da una rete di Stato finanziata dai cittadini che pagano il canone, non può diventare un palco politico, indipendentemente dall’aggressione subita dall’Ucraina. Il rischio concreto è quello di trasformare l’Ariston in un teatro di propaganda dal quale chiedere più armi e interventi dello Stato». Queste le motivazioni ufficiali per cui l’Associazione ha presentato la diffida ai vertici della rete e alla Commissione di Vigilanza Rai, chiedendo di prevedere, però, un minuto di silenzio per le vittime della guerra in Ucraina.

LE POLEMICHE 

«Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro», ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha aggiunto «avranno fatto le loro valutazioni, spero che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica». 

Un gruppo di intellettuali, inoltre, ha firmato un manifesto di protesta. «Abbiamo appreso con incredulità che interverrà Zelensky, capo di Stato di uno dei due Paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile», si legge nel documento firmato da personalità come Franco Cardini (storico e saggista), Carlo Freccero (autore televisivo), Joseph Halevi (giurista e docente), Moni Ovadia (attore, cantante e scrittore). 

Nella scena politica le opinioni contrarie provengono da destra e da sinistra, ma anche quelle favorevoli. Per il no, oltre a Matteo Salvini, si è espresso ad esempio il centrista Carlo Calenda. Il leader di Azione, pur ribadendo il sostegno a Kiev, ritiene «un errore combinare un evento musicale con il messaggio del presidente di un paese in guerra». E ancora, Gianni Cuperlo, esponente dell’ala più a sinistra del Pd, ha twittato: «È una guerra. La gente muore. La Rai vuole dare voce al presidente di un paese invaso che si difende? Mandi in onda un messaggio del presidente dell’Ucraina alle 20.30 di una sera a reti unificate. Ma non confondiamo la tragedia con l’audience». Al momento la Rai sembra inamovibile. 

Tra i favorevoli c’è invece il segretario di + Europa, Benedetto Della Vedova: «Mi auguro che non ci sia nessuna marcia indietro sull’invito al presidente Zelensky a portare il suo saluto a Sanremo. È importante che gli italiani ascoltino la diretta testimonianza di chi sta guidando la resistenza alla brutale e immotivata aggressione russa».

Valentina Cappelli

Giornalista praticante e dottoressa in Giurisprudenza presso l'Università Cattolica di Milano. Aspirante giornalista televisiva, mi appassionano le tematiche di cronaca giudiziaria, politica, cultura e spettacolo.

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