![](https://masterx.iulm.it/wp-content/uploads/2025/02/2025-02-04T182715Z_572026399_RC2PNCAQ00HZ_RTRMADP_3_ISRAEL-PALESTINIANS-GAZA-CEASEFIRE-1738748046-1170x600.jpeg)
Hamas ha annunciato che il 15 febbraio libererà altri tre ostaggi, come previsto da accordi. Sospiro di sollievo per i parenti dei rapiti israeliani. Negli ultimi giorni, infatti, la tregua sembrava sul punto di crollare. Le due parti si erano reciprocamente accusate di violazioni spinte anche dalle dichiarazioni di Trump sul suo personalissimo progetto di una “Riviera Gaza”.
La tregua continua
«Non siamo preoccupati per il fallimento dell’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, siamo ansiosi di metterlo in pratica e di obbligare gli occupanti ad attuarlo pienamente». Parla così Abdul Latif al-Qanou, portavoce di Hamas, citato dall’emittente qatariota Al Jazeera.
La situazione, comunque, è lontana da una piena concordanza. Il movimento islamista ha sottolineato anche che i mediatori stanno esercitando pressioni per promuovere una piena attuazione e che i linguaggi usati da Trump e Netanyahu si muovono in direzione contraria.
La situazione, infatti, fino a poche ore fa sembrava sul punto di degenerare. Il ministro della difesa Katz aveva dichiarato che, in caso di stop al rilascio, Israele sarebbe stato pronto a tornare in guerra. I mediatori delle due parti, impegnati nell’asse Doha-Il Cairo, probabilmente, hanno trovato un punto d’incontro nella promessa israeliana di introdurre più tende, rifugi e aiuti umanitari.
Sullo sfondo, continua ad aleggiare la minaccia di una Gaza spopolata e riqualificata dal Tycoon. Il re giordano Abdullah ha annunciato di aver accettato di accogliere duemila famiglie di gazawi, per un totale di circa 10mila persone. Una scelta criticatissima dai media palestinesi e dal mondo arabo in generale. Le accuse di tradimento rimbalzano da una parte all’altra.
L’altro attore al centro è l’Egitto. Il dittatore Al-Sisi si trova tra due fuochi: da un lato non può deludere gli americani, grandi finanziatori del Cairo; dall’altro deve tutelare il fronte interno, soprattutto la frangia più violenta della Fratellanza Musulmana, organizzazione da cui discende Hamas.