Gaza City, forze israeliane entrano nell’ospedale Al-Shifa

Le truppe israeliane sarebbero entrate via terra nei corridoi dell’ospedale Al-Shifa, il più grande di Gaza City. Nei suoi sotterranei, secondo la IDF (Forze di Difesa Israeliane), è situato il più grande centro di comando di Hamas. L’attacco è avvenuto solo poche ore dopo la conferma di queste accuse da parte della Casa Bianca. Al momento non è ancora chiaro l’andamento degli scontri nella zona.

L’attacco israeliano

Il raid, definito dalla IDF ‘operazione precisa e mirata contro Hamas’ è partito alle 2 di notte locali di mercoledì 15 novembre. Il centro, secondo fonti palestinesi, ospita 2000 persone tra pazienti e staff medico e oltre 15mila sfollati che lì hanno preso rifugio nella speranza di scampare ai bombardamenti. L’obiettivo, ha specificato l’esercito israeliano, non sono i civili all’interno della struttura ma la centrale operativa dell’organizzazione palestinese. Le truppe sarebbero accompagnate da équipe mediche e da madrelingua arabi.

al-shifa ospedale
Una cartina che illustra il posizionamento dei principali ospedali di Gaza City. L’Al-Shifa fu fondato nel 1948 grazie a fondi britannici.

Le truppe della IDF durante gli ultimi sette giorni avevano isolato l’ospedale Al-Shifa, formando un cordone a circa 500 metri dall’edificio. Nella serata di martedì, il Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, aveva comunicato su Telegram un «completo accerchiamento, da tutti i suoi lati, del complesso con continui e intensi bombardamenti della zona». In almeno tre occasioni, l’area della clinica è stata colpita causando feriti.

Ahmed Al Mokhallalati, dottore dell’ospedale Al-Shifa, è stato raggiunto al telefono dal Washington Post intorno alle 4 di mattina locali. Ha raccontato di «costanti spari e bombardamenti nella zona». Quattro ore prima, l’uomo avrebbe avvistato carri armati della IDF attorno all’edificio.

«Non sappiamo cosa sta succedendo. Non sappiamo cosa stanno facendo, né cosa vogliono fare». Molte persone rimangono ancora all’interno dei corridoi e delle stanze.

Le comunicazioni tra l’esercito e l’ospedale

Lo stato maggiore israeliano sostiene di aver avvisato nella giornata di lunedì «le autorità rilevanti di Gaza di terminare tutte le loro operazioni militari nell’ospedale entro 12 ore». In seguito al mancato adempimento della richiesta, la IDF avrebbe comunicato la sua intenzione di entrare nella struttura. A rivelarlo il Direttore generale dell’Ufficio stampa del governo di Gaza, Ismail al-Thawabta, e il portavoce del Ministero della Salute controllato da Hamas, Ashraf al-Qudra.

Sui social media è diventata virale la registrazione di una telefonata tra il direttore generale del Ministero della Salute di Gaza, Munir al-Bursh, e un ufficiale israeliano. «Entrando nella struttura causerete enorme paura. È piena di persone», è la preoccupazione di al-Bursh. «Tutti i piani sono riempiti da civili, dal primo al sesto. Anche le sale di chirurgia, l’atrio e molte altre stanze». L’IDF ha affermato di aver fornito «incubatrici, alimenti per bambini e forniture mediche» all’ospedale Al-Shifa di Gaza.

La situazione dell’ospedale prima del raid

La struttura, in seguito all’accerchiamento della scorsa settimana e all’isolamento cui è stata sottoposta l’intera Striscia di Gaza, era carente di energia. Venerdì 10 novembre ha esaurito il carburante, cessando di essere operativo.

Prima di mercoledì mattina, le condizioni erano dunque già molto difficili. Soprattutto per quei pazienti tenuti in vita da macchine, che rischiavano la vita in caso di blackout. Tra questi, una trentina di neonati che l’ospedale Al-Shifa sta tenendo all’interno di incubatrici ormai spente. Le medicine e gli anestetici erano completamente introvabili. Il direttore della clinica Mohammed Abu Salmiya ha rivelato che un paziente era morto dopo una chirurgia performata senza anestesia e senza ossigeno.

Una situazione di crisi su cui si è espressa anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Spostare tutte quelle persone ed evacuarle in sicurezza sarebbe troppo difficile in queste condizioni», ha commentato la portavoce dell’OMS Margaret Harris. Intanto, vicino all’edificio lo staff dell’Al-Shifa sta scavando un fossa comune per oltre 180 persone. «Sono tutti pazienti morti», ha spiegato al-Bursh. «E ce ne sono molti altri sui pavimenti».

L’asse Tel Aviv-Washington

Nel pomeriggio di martedì 14 novembre, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale statunitense John F. Kirby ha parlato a bordo dell’Air Force One presidenziale. «Abbiamo informazioni che confermano l’uso di alcuni ospedali, tra cui Al-Shifa, da parte di Hamas e la Jihad Palestinese Islamica», ha detto. «Non solo. Anche una rete di tunnel sotterranei è stata sfruttata per nascondere e supportare le loro operazioni militari e per trattenere gli ostaggi». Finora però la IDF non avrebbe trovato traccia di prigionieri.

Kirby ha definito questo utilizzo delle strutture ospedaliere «un crimine di guerra». Non ha, però, voluto specificare come la Casa Bianca ha raccolto l’intelligence sufficiente per confermare conclusioni già sostenute da Tel Aviv. «La conoscenza ci arriva da una varietà di fonti. Fonti nostre».

La reazione di Hamas e la risposta americana

In un comunicato diffuso via Telegram, Hamas ha denunciato duramente l’operazione militare israeliana. Come avallato da alcuni dottori e lavoratori del luogo, anche i vertici dell’organizzazione hanno negato di tenere il centro di comando principale nel basamento dell’ospedale Al-Shifa e di usare i pazienti come scudo umano. Hanno poi puntato il dito contro gli Stati Uniti. Secondo loro, le «bugiarde e false» parole di Kirby sono state un «semaforo verde» per l’attacco. Per questo, il presidente americano Joe Biden sarebbe «pienamente responsabile» per ciò che sta accadendo.

John F. Kirby
John F. Kirby, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale statunitense

La Casa Bianca ha risposto ancora una volta tramite le parole di Kirby. «Non vogliamo vedere scontri a fuoco in un ospedale dove persone innocenti, deboli e malate stanno semplicemente cercando di ricevere le cure mediche che si meritano». Poi ha aggiunto: «Siamo stati chiari molte volte su questo: le azioni di Hamas non cancellano le responsabilità israeliane di proteggere i civili di Gaza». A lui ha fatto eco lo stesso Biden: «Gli ospedali devono essere protetti».

Mai al-Kaila, Ministra della Salute in Cisgiordania, ha accusato la IDF di «nuovi crimini contro l’umanità, contro i pazienti e contro lo staff medico».

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