Con 81 voti a favore e uno solo contrario, la Francia è la prima nazione europea a incorporare parte della direttiva sul copyright approvata lo scorso 26 marzo al Parlamento Ue. È passata così la proposta di legge del senatore David Assouline (PS), segnando il record tra gli stati europei per la velocità con cui è stata recepita dalla Francia.
Come racconta Le Figaro, la legge mira a costruire un sistema di compensazione economica che le piattaforme come Twitter, Google e Facebook dovranno riconoscere alla stampa. L’obiettivo? Riequilibrare i rapporti tra i media e i Big Tech, che ad oggi hanno la maggior parte dei ricavati dalla pubblicità online.
Entra così nell’ordinamento francese l’aggiornamento connesso al diritto d’autore. La trascrizione dell’articolo 15 della direttiva (ex articolo 11) consente la pubblicazione dei link degli articoli, delle singole parole o di estratti molto brevi. Non è specificato cosa si intenda per “brevi”, ma ci si atterrà al fatto che questi estratti non devono incidere sul diritto. Se il lettore non farà riferimento al prodotto editoriale, dopo aver già ottenuto le informazioni necessarie dall’estratto trovato su una piattaforma, ci sarà violazione di diritto. Per tutto il resto, si rimanda alla negoziazione con gli aggregatori di informazioni. Sarà infatti stabilita una commissione per l’uso di elaborati dei giornali e delle agenzie di stampa online, siano essi articoli, materiale fotografico o video.
Dopo l’approvazione della legge, è la volta dei negoziati tra le due parti. E c’è chi giura che non sarà un battaglia facile. Gli interrogativi sono tanti, e non hanno ancora una risposta. Come verrà calcolato il compenso, o a quale società di gestione collettiva verrà affidato il “diritto d’autore online”? Dal testo della legge si evince che la remunerazione terrà conto di vari fattori, dagli investimenti umani, a quelli materiali e finanziari fatti dalle testate.
Ma c’è un altro tassello poco chiaro: il significato di quella «parte appropriata ed equa» che è destinata ai giornalisti. I giornali e le agenzie dovranno condurre trattative interne per arrivare a una decisione, e hanno sei mesi di tempo dalla pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. In caso di mancato accordo, una delle parti potrà rivolgersi a una commissione paritaria presieduta da un magistrato per trovare una soluzione.