Il presidente turco Erdogan, all’apertura del vertice straordinario dell’organizzazione della Cooperazione islamica, è tornato a parlare della questione legata a Gerusalemme. La scelta di Trump di spostare da Tel Aviv l’ambasciata americana ha suscitato la reazione sdegnata del mondo islamico: «Invito tutti i Paesi che difendono il diritto internazionale e la giustizia a riconoscere Gerusalemme occupata come capitale dello Stato palestinese. La decisione presa dagli Stati Uniti su Gerusalemme premia gli atti di terrorismo di Israele. Gerusalemme è la nostra linea rossa». Queste le parole del numero uno di Ankara all’apertura dei lavori.
In generale, il mondo islamico sembra essere unito e compatto nel criticare la decisione del presidente americano. «L’Iran è pronto a cooperare con tutti i Paesi islamici senza alcuna riserva o precondizione per la difesa di Gerusalemme», ha detto il presidente iraniano Rohani. Nel corso dell’incontro, poi, sono arrivate parole di fuoco da parte del leader palestinese Abu Mazen indirizzate a Trump: «Vuole regalare Gerusalemme a Israele, come se stesse donando uno degli Stati degli Usa, come se fosse la sola persone con l’autorità di decidere. Gerusalemme è e sarà sempre la capitale dello stato palestinese… Non ci sarà né pace né stabilità in mancanza di ciò».
Al termine del summit è arrivato il comunicato ufficiale di tutti i paesi partecipanti: «Proclamiamo Gerusalemme Est capitale dello Stato di Palestina e lanciamo una appello agli altri Paesi a riconoscerne la legittimità. La decisione del presidente Trump è un gesto irresponsabile, illegale e unilaterale che riconosce Al-Quds (Gerusalemme, ndr) come la cosiddetta capitale d’Israele, la Potenza occupante». (FN)