La Cina sta aumentando la sua presenza in Antartide. Stando alle nuove immagini satellitari fornite da un think tank con sede a Washington, Pechino ha ripreso la costruzione della quinta stazione del Paese nella regione polare meridionale.
Perché la Cina vuole conquistare il Continente antartico? Scopriamolo insieme, anche con l’aiuto della gallery in cima all’articolo.
Il Trattato Antartico
Come si legge nell’inchiesta HiddenReach del Center for strategies & intenational studies, «la Cina sta attualmente intraprendendo l’espansione più significativa della sua presenza» in Antartide «in un decennio».
Ma è possibile conquistare l’Antartide? Il Trattato Antartico del 1959 bandisce le strutture militari ma, allo stesso tempo, dà libero accesso per la ricerca scientifica. Vieta inoltre l’espansione o le rivendicazioni territoriali e lo sfruttamento delle risorse naturali. L’accordo dovrebbe essere rivisto nel 2048 e alcuni Paesi – in particolare Cina e Russa – premono per allentare certe restrizioni.
Nel 1981 al Dragone era stato negato l’ingresso nell’Antartide a causa delle insufficienti attività scientifiche. Da quel momento, Pechino ha fatto ingenti investimenti per colmare questa lacuna.
Una presenza militare o civile?
Come si legge nel Rapporto 2022 del Dipartimento della Difesa statunitense sugli sviluppi militari della Cina: «La strategia di Pechino per l’Antartide include l’uso di tecnologie, strutture e ricerche scientifiche a duplice uso, che sono probabilmente intese a migliorare le capacità dell’Esercito Popolare di Liberazione», vale a dire l’esercito cinese.
La preoccupazione che la Cina possa dissimulare delle basi militari in Antartide, facendole passare per basi scientifiche, è reale. Per adesso Pechino gestisce quattro stazioni: due permanenti sulle coste opposte del Continente e altre due nell’altopiano antartico, la zona più fredda del globo.
Secondo quanto riportato nell’analisi cinese per la sua costruzione, quinta base verrà costruita sull’isola Inexpressible vicino al Mare di Ross, per colmare una lacuna nella copertura delle coste dell’Antartide.
Corsa alle materie prime
L’Antartide non è solo teatro militare, ma anche economico. La parte del Trattato del 1959 che verrà rivista riguarda proprio l’estrazione di risorse dal Continente. L’Antartide, infatti, è ricchissimo di materie prime.
Le risorse petrolifere, secondo delle stime indipendenti, ammontano addirittura a circa 40 miliardi di barili. Inoltre, ci sono grandi giacimenti di carbone, ferro, nichel, manganese e uranio.
Forse si tratta di uno dei motivi principali per cui la Cina vuole incrementare la sua presenza nel Continente, e ha progressivamente finanziato un numero di ricerche sempre maggiore nelle sedi accademiche del proprio Paese.
Artico e Antartico
Gli opposti si attraggono, anche se si parla di Continenti. Nell’Artico lo scioglimento delle calotte polari rappresenta un’opportunità commerciale per la Cina. L’ambiente artico è destinato a mutare. E questo aprirà nuove rotte marittime più rapide tra Canada e Russia, due dei Paesi con più materie prime del pianeta.
Se politicamente e geograficamente il Canada appartiene alla sfera dell’influenza americana, la Russia da qualche decennio parla cinese. Negli ultimi anni la Cina ha notevolmente finanziato lo sviluppo dell’industria mineraria russa. In sette anni, la China Poly Group ha versato 300 milioni di dollari in un terminal di carbone a Murmansk, città sita nella Russia nord-occidentale. Sempre dal Dragone è provenuto il 60% del capitale «per il progetto russo di gas naturale liquefatto Yamal che termina nella città portuale di Sabetta», si legge ancora nell’inchiesta HiddenReach. La speranza è che «l’impianto possa produree fino a 926 miliardi di metri cubi di gas liquefatto al giacimento di South Tambey».
Una nuova “guerra fredda”?
Il consolidamento della presenza della Cina in Antartide fa parte di un piano più grande volto a diventare la prima potenza del pianeta. Ma gli Stati Uniti non dovrebbero rimanere a guardare. Anzi, Washington ha bisogno più che mai dei suoi alleati in Europa e nel mondo per rafforzare i meccanismi di partnership internazionale.
L’obiettivo è mantenere l’Antartide come zona neutrale, sfruttabile solo per scopi di ricerca scientifica.