Drone americano precipitato nel Mar Nero: incidente o atto ostile?

Aria di guerra fredda nei cieli del Mar Nero. La mattina di martedì 14 marzo un drone RQ-9 «Reaper» della U.S. Air Force è precipitato in mare, circa 70 km a sud-ovest di Sebastopoli, nella Crimea occupata dai russi. C’è un’unica certezza sulla dinamica: due caccia di Mosca avevano intercettato l’aeromobile e potrebbero essere la causa dell’incidente.

Cosa è successo?

Washington e Mosca hanno dato due versioni diametralmente opposte dell’accaduto. Il portavoce del dipartimento della difesa americano, generale Pat Ryder, ha incolpato la Russia. Due caccia Su-27 «Flanker» hanno intercettato il drone mentre volava sul mare, al di fuori dello spazio aereo russo. Uno dei jet avrebbe ripetutamente scaricato carburante volando davanti al «Reaper», tentando di accecare le sue telecamere e i suoi sistemi di sorveglianza e controllo. Il compagno, a un certo punto, sarebbe passato nello  spazio sotto il velivolo a pilotaggio remoto, urtandone l’elica con i timoni di coda. Non riuscendo più a manovrare, il comando della U.S. Air Force in Europa avrebbe deciso di farlo precipitare in mare.

Dal canto suo, Mosca nega. Per i russi non sarebbe avvenuta alcuna collisione. Semplicemente, l’RQ-9 avrebbe manovrato in maniera del tutto imprevedibile nel tentativo di allontanarsi, fino a perdere il controllo. Il Cremlino ha poi duramente attaccato gli USA, sostenendo che missioni di questo tipo servono solo a peggiorare la situazione e a provocare una possibile escalation.

Il video, condiviso su Telegram, realizzato da uno dei due piloti russi che hanno intercettato il drone

Perché il drone era lì?

Il mezzo precipitato era impegnato in attività di sorveglianza sopra le acque internazionali davanti alla Crimea. Se si trattasse di un abbattimento da parte dei russi, intenzionale o meno, sarebbe il primo caso dalla fine della guerra fredda. L’ultima volta era il 21 ottobre 1970, e anche in quel caso il velivolo colpito era un aereo da ricognizione.

Sin dalla fine della seconda guerra mondiale gli USA hanno tenuto sotto stretto controllo le attività militari di Mosca, spesso attraverso l’uso di aeromobili dedicati all’osservazione. I moderni droni sono la loro ultima evoluzione. Piccoli, versatili e sicuri, non mettendo a rischio la vita dei piloti, velivoli come l’RQ-9 sono ottimi sistemi di sorveglianza.

I «Reaper» hanno la caratteristica di poter spaziare da missioni di attacco di precisione, imbarcando missili e bombe guidate, a più comuni compiti di ricognizione. Grazie a sistemi radar avanzati, telecamere ad alta risoluzione e versatilità, i droni della General Atomics sono presenti in tutti i teatri operativi sorvegliati dagli Stati Uniti. Ucraina compresa.

Cosa succede adesso?

Non è chiaro il destino del relitto. Gli USA vorrebbero inviare una nave nell’area per recuperare i detriti. Ma, nonostante si tratti di acque internazionali, è quasi certo che la Russia li batterà sul tempo o, comunque, impedirà un eccessivo avvicinamento della U.S. Navy alle proprie coste. Certamente non c’è molto da temere circa la proliferazione di informazioni tecniche segrete, in caso di recupero del velivolo da parte di Mosca: un RQ-9 statunitense era stato abbattuto sopra la Libia nel 2019, probabilmente da miliziani della Wagner, e quasi certamente è stato consegnato all’aeronautica russa per essere studiato.

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Un EF-2000 “Typhoon” britannico intercetta un aereo russo Il-78 (foto di repertorio, fonte Estonian World)

Più delicata è la faccenda della risposta americana. Difficilmente Washington lascerà correre. Soprattutto considerando che l’eventuale abbattimento è avvenuto in spazio aereo internazionale. La Russia, che lamenta queste «continue provocazioni», è in realtà la prima a violare costantemente i confini dei paesi NATO. Ancora la mattina del 15 marzo, 24 ore dopo l’incidente, alcuni caccia EF-2000 «Typhoon» tedeschi e britannici hanno intercettato e scortato fuori dai cieli estoni un aereo militare russo, entrato senza autorizzazione nell’area.

Cosa gli USA faranno non è chiaro. L’obiettivo è certamente evitare l’escalation ma, se davvero il drone è stato abbattuto, una risposta proporzionale non potrà mancare. E il confronto tra le due superpotenze non potrà che aggravarsi.

Umberto Cascone

Nasco a Savona in un rovente mattino di agosto del 2000. Sin da bambino mi interesso di tematiche militari, passione che porto avanti ancora adesso. Negli anni nuovi argomenti iniziano a affollarmi la mente: dalla politica estera a quella interna, passando per una dose abbondante di storia. L'università mi regala l'amore per la radio, che mi spinge a entrare in RadioIULM e a prendere le redini prima del reparto podcast (marzo 2022-ottobre 2023) e poi dell'intera emittente (settembre 2022-gennaio 2023). Ho tanta voglia di fare, di raccontare il nostro tempo, fatto anche di argomenti spesso trascurati, eppure importantissimi. Ci riuscirò? Sarebbe bello dire, alla Manzoni, che lo giudicheranno i posteri. Ma l'unica risposta sincera è: lo spero.

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