Passi in avanti tra Ucraina e Russia sulla guerra nel Donbass, dopo il vertice di ieri a Parigi. L’incontro avvenuto tra il Presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky ha portato risultati positivi in merito alla risoluzione del conflitto anche se non è riuscito a sbloccare del tutto la situazione. Non che fosse semplice.
La guerra va avanti ormai dal 2014, quando le milizie separatiste filorusse presero il controllo di buona parte delle regioni ucraine orientali di Donetsk e Luhansk. In 5 anni il conflitto ha provocato 13mila morti, 40 mila feriti e 1 milione e mezzo di profughi.
Il summit all’Eliseo, fortemente voluto da Macron per riavvicinare la Russia all’Europa, è stato l’occasione per il primo faccia a faccia tra i due capi di Stato dall’inizio dei rispettivi mandati. Il meeting si è svolto nel formato Normandia, con la partecipazione dello stesso presidente francese Emmanuel Macron, e della Cancelliera tedesca Angela Merkel.
Formula Steinmeier e rimpatrio dei prigionieri
Il comunicato congiunto diffuso al termine del vertice chiarisce come Ucraina e Russia sono arrivate a un accordo per il cessate il fuoco nel Donbass entro la fine del 2019. Il colloquio tra Zelensky e Putin, durato circa 15 minuti, è servito a ribadire anche le misure già concordate a ottobre per la demilitarizzazione, come la cosiddetta formula Steinmeier. La soluzione, che prende il nome dall’ideatore Walter Steinmeier, ex ministro degli Esteri tedesco, prevede che nei territori occupati si tengano elezioni regolari in cambio di concessioni ai separatisti su autonomie governative.
Russi e ucraini hanno concordato di completare entro fine anno il rimpatrio dei prigionieri rimasti in cambio di un arretramento di entrambe le truppe lungo il confine, la Linea di controllo. Dove a dire il vero, il conflitto continua, seppur a bassa intensità.
Il futuro della possibile pace in Ucraina è legato inevitabilmente all’atteggiamento di collaborazione con cui le due parti riusciranno a interagire. L’accordo di ieri arriva dopo il primo scambio congiunto di prigionieri avvenuto lo scorso settembre e la restituzione da parte di Mosca delle navi da guerra sequestrate dalla Russia a fine 2018.
Il clima tra Kiev ed il Cremlino sembra essere sempre più positivo anche se ancora qualche elemento negativo rimane. Su tutti pesa il futuro delle milizie separatiste. Quest’ultime difficilmente si scioglieranno senza aver ricevuto garanzie su immunità penali e futuri ruoli nella politica locale. Condizioni che Zelensky, pur intenzionato a mettere fine alla guerra, non può accettare.
I negoziati sulle forniture di gas
Il percorso di riavvicinamento dei rapporti bilaterali passa anche dal fronte del negoziato sul gas. Gli accordi raggiunti dieci anni fa tra Putin e l’allora premier ucraina Yulia Tymoshenko sul transito del gas in Europa, scadono a dicembre. Dopo lo scoppio del conflitto nel Donbass, l’Ucraina ha interrotto le forniture dirette di gas russo, acquistandolo da altri paesi dell’UE. Tuttavia, una buona parte di metano continua a passare sul territorio ucraino contribuendo a sostenere il bilancio di Stato.
Zelensky: «I fatti confermeranno quello che è stato detto»
I prossimi incontri tra i Capi di Stato saranno decisivi per il futuro della pace nel Donbass. Intanto Putin, al termine del vertice, ha dichiarato che il processo si sta sviluppando in uns buona direzione aggiungendo: «La Russia farà tutto il possibile affinchè le questioni siano risolte e il conflitto in quanto tale possa finire». Più prudente Zelensky in conferenza stampa: «I fatti confermeranno quello che è stato detto. Un cessato il fuoco è stato dichiarato 20 volte negli ultimi cinque o sei anni, e venti volte è stato violato».