Il coronavirus torna ancora una volta al centro del dibattito in Parlamento.
Martedì 11 febbraio, presso l’Aula del II piano di Palazzo San Macuto a Roma, il Ministro della Salute Roberto Speranza è intervenuto davanti al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, sulle misure di sicurezza, sotto il profilo sanitario, adottate alle frontiere esterne dello spazio Schengen, con particolare riferimento alla diffusione del coronavirus.
Nel corso dell’audizione si è discusso della possibilità di sospensione del Trattato di Schengen durante questo periodo di allerta per il virus e delle misure di tutela che il Ministro, in accordo con il Governo, sta adottando.
Nessuna sospensione dei trattati di Schengen in vista
Nessun ritorno alle frontiere, almeno per ora. Così il Ministro Speranza sull’ipotesi del ripristino delle frontiere: «L’accordo di Schengen autorizza a ripristinare temporaneamente controlli alle frontiere. Il ripristino dei controlli deve essere temporaneo e limitato nel tempo corrispondendo a una misura indispensabile a tutelare la salute pubblica. Il Centro europeo per il controllo delle malattie, Ecdc, ha comunicato che la decisione di sospendere gli accordi di Schengen non è giustificata dal punto di vista scientifico. Sulla scorta di queste indicazioni non ci sono elementi tali da limitare la libera circolazione.»
«È la comunità scientifica a definire il rischio»
Non si abbassa, comunque, l’attenzione sugli sviluppi del coronavirus: «La situazione va seguita con la massima attenzione. Ma è sbagliato fare allarmismi, al momento del tutto infondati. Le decisioni adottate del governo italiano derivano sempre da valutazione scientifica. È la comunità scientifica – ribadisce Speranza – a definire il livello di rischio sanitario, non altri. Al governo spetta il compito di garantire con i nostri provvedimenti un livello di prevenzione e controllo efficace e proporzionale allo stato di allerta indicato dai nostri scienziati e dalle autorità sanitarie», chiarisce.
Protocolli sanitari specifici per i rimpatri
Provvedimenti di prevenzione che stanno coinvolgendo diversi Ministeri: «L’azione del nostro Governo è ispirata al principio di massima precauzione e su questo principio si basano le misure di controllo in aeroporti e porti, con l’obiettivo di un rapido contenimento di eventuali casi. Dal 5 al 10 febbraio sono stati controllati 5 mila voli». Tra i voli controllati, con protocolli più rigidi, anche quelli dei cittadini italiani rimpatriati da Wuhan e dei cittadini cinesi di ritorno in Asia. Il ministero della Salute, infatti, «ha coordinato insieme ad altri dicasteri il rimpatrio dei cittadini italiani a Wuhan con protocolli specifici per ogni rimpatrio. I protocolli sanitari utilizzati prevedono il controllo sanitario prepartenza con misurazione della febbre e valutazione clinica, e controlli anche in arrivo.» ha concluso il titolare del dicastero.