Vite in trappola o ostaggi del coronavirus. Sono queste le parole che possono descrivere al meglio la situazione degli italiani bloccati in Cina. Se i 56 connazionali sono riusciti a tornare da Wuhan nel nostro Paese, tutti gli altri – sarebbero diverse centinaia – sono in attesa di cercare una via di fuga. Tornare, infatti, sembrerebbe essere un’impresa titanica.
Le compagnie aeree
Nonostante il blocco imposto dallo Stato italiano, tornare nel nostro Paese non è impossibile. L’Italia è l’unica in Europa ad aver preso questa decisione. Questo rende fattibile il rientro attraverso altri territori europei. Ci sono però diversi problemi da tenere in considerazione. Il primo è dato dalle compagnie aeree. Tra loro, diverse hanno sospeso i voli da e per la Cina. AirFrance, in un suo comunicato, ha annunciato che non sarà possibile né raggiungere né tornare da Shanghai e Pechino fino al 9 febbraio 2020. Qualora il volo dovesse essere stato cancellato, sarà possibile richiedere un rimborso o, in caso, modificare il viaggio senza nessun costo aggiuntivo. Stessa cosa vale per la compagnia Lufthansa che se prima aveva sospeso i viaggi fino al 9 febbraio, ha poi rettificato: da Shanghai e Pechino sarà possibile volare dal 29 febbraio, da Nanchino, Shenyang e Qingdao dal 28 marzo. Anche Lufthansa ha previsto rimborsi per chi deciderà di annullare il viaggio o una riformulazione per coloro che sceglieranno di posticiparlo.
Purtroppo però per coloro che non hanno prenotato il rientro, la situazione è molto più complessa del previsto. Il primo problema da affrontare è quello economico. Il prezzo dei voli dalla Cina, spiegano a MasterX alcuni italiani in questo momento a Shanghai, è raddoppiato se non addirittura triplicato. Un biglietto può arrivare a costare fino ai 3mila euro. Una cifra che non tutti possono permettersi. E se è possibile bypassare la questione economica, affidandosi magari a compagnie meno conosciute e frequentate, rimane quello relativo allo scalo da scegliere qualora un volo diretto fosse troppo costoso.
Tutte le compagnie, tra cui la stessa AirFrance e Lufthansa, informano che: «le autorità locali ci hanno informato che alcune persone non potranno entrare in diversi Paesi. Queste misure si applicano ai passeggeri che: hanno visitato la Cina negli ultimi 14 giorni o sono in possesso di un passaporto cinese». Tutti i Paesi europei in cui si decide di fare scalo, obbligano a una quarantena di 14 giorni e per questo motivo, tanti italiani stanno scegliendo di tornare in Italia attraverso il Medio Oriente, Abu Dhabi e Dubai.
Posizione un po’ controversa quella del ministero degli Esteri che invita gli italiani a evitare viaggi in Cina se non strettamente necessari e consiglia a chi è nella Repubblica Popolare Cinese di contattare le proprie compagnie aeree per riprogrammare il proprio rientro. Questo si scontra con quanto detto dal ministro Luigi di Maio che, nei giorni scorsi, ha affermato che «abbiamo deciso di costituire una unità operativa speciale che si occuperà di tre questioni importanti: far rientrare gli italiani che vogliono tornare in Italia, occuparsi dei cinesi temporaneamente presenti in Italia e che vogliono rientrare e chiedono informazioni su come fare dopo il blocco aereo e gestire il traffico merci, che dovrà esser garantito nei limiti protocolli sanitari».
La vita in Cina
In attesa di trovare la soluzione più idonea al rientro, gli italiani sono costretti a vivere barricati nelle loro case. La paura del contagio è costante. «Le mascherine scarseggiano e muoversi da un punto all’altro di una città sembra impossibile. E a volte del tutto inutile», spiegano alla nostra testata. «I mezzi di trasporto (tram, metro e autobus) non funzionano e i voli interni sono bloccati. Quasi tutte le attività commerciali sono chiuse» e sembrerebbe che anche il cibo fresco stia scarseggiando. Una vera e propria agonia, alleviata dalla decisione di alcune associazioni italiane di inviare mascherine ai connazionali che vivono nel territorio cinese, ma che da sola non basta a sollevare il morale e sconfiggere la paura.