«Quello che succede a Ibiza rimane a Ibiza». Ma le luci sull’isola rischiano di spegnersi

«Quello che succede a Ibiza rimane a Ibiza» recita un vecchio detto che chiunque abbia messo piede sull’isola o sogna di farlo per esibirsi o solo per divertimento ha sentito almeno una volta nella vita. Ma che cosa succederà a Ibiza quest’estate?

L’Ushuaia e l’Hi comunicano la chiusura

L’emergenza sanitaria ha inciso fortemente sull’industria musicale con i club o le discoteche inevitabilmente penalizzate. Alcuni locali storici come l’Ushuaia, l’Amnesia, l’Hi e l’Eden hanno cancellato il loro calendario, altri invece stanno temporeggiando in attesa di scoprire il destino dell’isola dove la musica, almeno quella, non si è mai fermata. Il futuro di Ibiza è messo a dura prova. Che ne sarà delle serate iniziate al Garden del DC-10 e concluse all’alba o del Music On di Marco Carola? Per un anno le luci potrebbe spegnersi e la magia, tutto ad un tratto, svanire.

L’indotto economico del turismo sull’isola

Ibiza accoglie ogni anno tre milioni di visitatori durante la stagione estiva. Il turismo è ovviamente la fonte di introito maggiore. Una stima del The Guardian ha rivelato che quasi il 75% della popolazione guadagna, direttamente o indirettamente, con il turismo. Da una parte c’è il mondo della notte e del divertimento. Club e discoteche che danno lavoro a personale della sicurezza, barman, PR e ovviamente DJ. Già, perché suonare a Ibiza per chi ama far girare i dischi e rincorre la passione della musica, è il massimo che può capitare nella vita.

Ma non sono solo i locali a prendersi la scena. Ci sono infatti hotel, ristoranti, bar, tassisti e negozi che con la sola stagione estiva riuscivano a guadagnare, quasi, per tutto l’anno. L’indotto economico che c’è dietro è molto corposo e fa girare tutta l’isola, meta preferita anche per chi vuole venire a lavorare da fuori con la formula dell’alloggio più stipendio che ha portato negli ultimi anni migliaia di giovani a lavorare a Ibiza.

Ibiza al tempo del distanziamento sociale

«Per le discoteche, soprattutto quelle più grandi, iniziare la stagione in queste condizioni non avrebbe senso. Un locale che ha standard elevati sia a livello di gestione che di costi non può aprire con un terzo della sua capacità, le spese supererebbero le entrate» ci spiega Raffaela Trevisano, consulente per la rivista Billboard Italia e promotrice di eventi a Ibiza da anni. La scena notturna vive del contatto fisico e il mondo del clubbing, quantomeno per il momento, andrà ripensato: «Stanno provando soluzioni per delimitare degli spazi dove ognuno, da solo o con un conoscente, può ballare, ma rischia di diventare un’opzione poco realizzabile». Sono i locali con più capienza a subire le maggiori limitazioni, un discorso se vogliamo analogo per i DJ: «I ragazzi più emergenti hanno la possibilità di esibirsi nei club più piccoli, che saranno sicuramente penalizzati nel complesso, ma potrebbero gestire meglio il flusso delle persone e il distanziamento. Ad Ibiza ad esempio locali come l’Heart o Lio ancora non hanno cancellato la programmazione». Negli ultimi anni poi, i compensi per i DJ che suonano EDM o la techno sono schizzati alle stelle; un mondo quello della dance music che prima del coronavirus viveva momenti di grande splendore.

Un sistema libero e noncurante da ripensare

E anche se Las Vegas è diventato il luogo dove un DJ guadagna di più, suonare a Ibiza, rimane comunque il palcoscenico per eccellenza dove esibirsi. Ma non solo ovviamente, con i guadagni che sono elevati anche sull’isola. Con delle residence fisse durante la stagione gli artisti arrivano a guadagnare a Ibiza oltre la metà di quello che possono guadagnare in un anno. L’isola poi è il luogo dove testare dischi, mettersi in luce e costruirsi una reputazione. La visibilità dei live-set su la isla porta ad altre prenotazioni nei club o nei festival.

Qualcuno malinconicamente ricorda i tempi andati dell’isola, quando tutto era permesso e non c’erano pregiudizi: «Ibiza ci lasciava liberi su tutto» ha affermato recentemente in un’intervista a GQ Italia Carl Cox, uno dei re di Ibiza, un pioniere della techno o come preferisce essere chiamato lui «l’ambasciatore della musica dance». Carl Cox è consapevole, dopo 40 anni di DJ-Set, che il mondo del clubbing cambierà inevitabilmente: «Fino a ieri eravamo liberi di muoverci nella noncuranza. Non sarà più così, dobbiamo ripensare l’intero sistema». Il britannico è uno che Ibiza la conosce bene dopo 16 anni di residence allo Space. Uno che ha seguito da vicino l’evoluzione dell’isola, senza perdersi nemmeno una stagione dal 1984: «L’atmosfera si è trasformata con il passare del tempo, ora si va e si torna da un giorno all’altro solo per fare serata. Siamo passati dal desiderio di avventura al consumismo al cubo» ha dichiarato Carl Cox.

Un tempo oasi di libertà, ora l’isola è emblema del consumismo

Negli ultimi anni infattI, nella scena dominata prima dalla EDM, e allargata piano piano dall’inserimento sempre più deciso della techno, dell’house e della minimal, i proprietari dei club hanno aggiunto le stelle della musica latina, come Bad Bunny e Natti Natasha, visto l’interesse crescente in tutto il mondo verso le feste reggaeton. C’era una volta quello che Paul Oakenfold e altri dj inglesi chiamavano il Balearic Beat, uno stile musicale iconico che invase Londra e a seguire tutto il mondo sul tramonto degli anni ‘80. In quegli anni, le discoteche commerciali, l’house classica americana e la trance dominavano l’isola.  L’avvento di David Guetta poi, con il suo party F**k me I’m Famous ha alimentato la popolarità dell’EDM all’inizio degli anni 2000 tra le mura del Pacha, un club aperto negli anni ‘70 come fuga edonistica dalla dittatura di Francisco Franco in Spagna e che a oggi ha cancellato tutti gli eventi in programma.

Intanto da Francoforte la techno prendeva sempre più piede. Sven Vath, uno dei pionieri, decise di portare sull’isola Cocoon. Il suo format nel 1999 si presenta come unico avamposto techno di Ibiza. All’Amnesia, il lunedì diventa il giorno di Cocoon con Sven Vath che getta le basi di quella che oggi definiamo club culture. Il suo party ribalta totalmente quelle che sono le feste tradizionali. Tutto è studiato alla perfezione, non solo la musica, ma anche la scenografia, le luci e le animazioni.

Richie Hawtin, Ricardo Villalobos, Jeff Milss e altri mostri sacri della techno iniziano a esibirsi a Ibiza e la richiesta è sempre più alta. La musica cambia, si adatta negli anni e alle generazioni. Le fusioni con l’house danno vita a DJ-set sperimentali, sempre più festosi: sull’isola è l’avvento della tech-house con Loco Dice, Luciano e l’italiano Marco Carola, che inizia a dominare la scena con il suo party Music On. Ibiza da nicchia della perdizione e del divertimento sfrenato, diventa la mecca del consumismo e delle discoteche, la meta più ambita dai giovani. Le stagioni sono state prolungate di sei settimane negli ultimi anni, arrivando addirittura a creare disagi nella gestione dell’isola, come lo dimostrano i bassi livelli di acqua potabile reperibile.

Ma nonostante tutto, anche se si va verso una commercializzazione crescente dell’isola dettata dalle esigenze di un mercato sempre di più ampia fruizione, la magia di Ibiza rimane ancora intatta ed è messa a dura prova ora dal coronavirus.

Il Circoloco dal 1999 al 2020. Quest’anno è il Covid-19 a prendersi i manifesti

Molti artisti in questi mesi di lockdown si sono esibiti in streaming sulle varie piattaforme come Twich o su Instagram e Facebook. Un’arma, questa, a doppio taglio. Inizialmente i DJ hanno contribuito con la loro musica alle raccolte fondi promosse tramite maratone musicali e live direttamente dal salone di casa. Un’occasione di guadagno anche questa, visti i numeri mostruosi di visualizzazioni, ma che non può durare. L’artista ha bisogno respirare l’energia positiva del club e della festa, con quella sinergia che si crea con il pubblico che è l’essenza della musica elettronica.

Move your spring, la campagna per salvare la stagione

Nonostante la cancellazione del calendario già effettuata per quest’anno da parte di molti club, alcuni sperano che la stagione si possa ancora salvare in qualche modo. Nell’ultimo periodo è stata lanciata Move Your Spring, una campagna per incoraggiare i turisti a spostare le prenotazioni verso la fine dell’anno. Numerosi hotel e resort si sono già resi disponibili al prolungamento della stagione almeno fino alla fine di novembre, consentendo alle persone di modificare gratuitamente le prenotazioni effettuate.

Alcuni eventi come Ibiza Marathon e Ibiza Swing Fun Fest, previsti inizialmente nello scorso aprile hanno confermato le nuove date in autunno.

La campagna Move Your Spring

La campagna #moveyourspring sta cercando di ridurre l’impatto economico della pandemia sul turismo di Ibiza, un settore che, secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El Mundo vale circa 770 milioni di euro per l’isola, rappresentando oltre il 35% dei posti di lavoro. Dalla Spagna intanto qualcosa si muove, anche se il futuro resta ancora da decifrare. Il piano di allentamento del premier spagnolo Pedro Sanchez ha dato il via ad alcuni eventi culturali già dallo scorso 11 maggio. Per il momento bar e ristoranti sono aperti con il 50% della loro normale capacità a disposizione. Per gli eventi indoor, durante tutto il mese di maggio le persone autorizzate a partecipare sono non più di 30, 200 per gli eventi all’aperto. Nella fase finale della ripartenza spagnola, prevista dal 10 giugno, i club potranno ospitare fino a 80 persone mentre i live all’aperto fino a 800. Piccoli passi, anche se siamo lontani dai numeri soliti di Ibiza, con locali che arrivavano a ospitare fino a 5mila persone. Il problema rimane il tracollo delle compagnie aeree e del turismo internazionale. Pedro Sanchez intanto ha annunciato che i visitatori stranieri saranno accolti in Spagna in sicurezza da luglio. Gli ha fatto eco su Twitter il ministro degli esteri Arancha Gonzalez: «Da luglio riattiveremo gradualmente il turismo internazionale, elimineremo la quarantena e garantiremo condizioni di salute sicure». Il destino di Ibiza, l’isola dei sogni, delle avventure, fuori dal tempo e lontana dalle convenzioni, è ancora tutto da scrivere.

 

 

Nicolo Rubeis

Giornalista praticante con una forte passione per la politica, soprattutto se estera, per lo sport e per l'innovazione. Le sfide che attendono la nostra professione sono ardue ma la grande rivoluzione digitale ci impone riflessioni più ampie. Senza mai perdere di vista la qualità della scrittura e delle fonti.

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