Come il Coronavirus sta influenzando la corsa alla Casa Bianca

L’impatto del Coronavirus sta scuotendo anche gli Stati Uniti, non solo dal punto di vista delle restrizioni e delle misure attuate in questi giorni, ma anche per come sta condizionando la campagna elettorale di avvicinamento alle Elezioni del prossimo novembre. L’epidemia infatti, sta cambiando inevitabilmente le classiche abitudini della politica. I candidati sono costretti a rinviare o annullare comizi e incontri pubblici e gli elettori sono impossibilitati dal partecipare fisicamente. Ma non solo. Si sta anche discutendo in America, della possibilità di far esprimere il voto delle persone per posta.

Votazioni via posta

Partendo dal presupposto che molti Stati americani dovrebbero rivedere in parte le loro leggi elettorali, l’idea del voto di corrispondenza è una delle soluzioni che si sta pensando per consentire a tutti di partecipare alle elezioni in sicurezza. L’elaborazione delle eventuali schede richiederebbe più tempo e persone rispetto all’elaborazione di quelle tradizionali. Ma anche se il sistema del voto per posta rimane più complesso e può comportare rischi o difficoltà di realizzazione, appare al momento l’unica alternativa a chi non potrebbe essere in grado di votare.

La pratica del porta a porta

La storia politica recente americana ha dimostrato come le tornate elettorali ormai si vincano soprattutto grazie all’aiuto del web. Lo testimoniano ad esempio tutte le microdonazioni che arrivarono online a Barack Obama nel 2008, o i tweet continui di Donald Trump. Per non parlare dell’uso dei dati su larga scala per individuare le tendenze di voto dei cittadini. Nonostante questo in America, in molti casi la campagna porta a porta continua a funzionare: delegati che bussano alle case, presentano programmi e invitano a comizi. Un meccanismo ora messo a repentaglio dalla paura del contagio. Un’inchiesta del quotidiano americano Politico, ha dimostrato come il tentativo di raccolta firme di un aspirante senatore democaratico, Gary Greenberg, non sia andata a buon fine. Va ricordato, che oltre all’approccio diretto col cittadino, per molti il porta a porta rappresenta un’ottima soluzione per raccogliere le firme necessarie a candidarsi. Per aspirare al Congresso infatti, in America si ha bisogno di almeno 1.250 nominativi. Almeno, visto che per garantirsi un posto, data la grande quantità di rappresentanti, spesso le soglie minime non bastano, e le firme vanno duplicate se non triplicate. La testimonianza di Greenberg ha dimostrato come alcuni residenti abbiano paura del contatto fisico e si rifiutino di stringere la mano o utilizzano una penna propria per firmare le petizioni.

Le primarie dei democratici

La diffusione del Coronavirus ha già costretto molti Stati, come la Louisiana, la Georgia, il Maryland, il Kentucky e l’Ohio a posticipare le primarie presidenziali dei democratici fino a primavera inoltrata. In Florida e nell’Illinois invece, ha contribuito ad abbassare al di sotto della media la stima sull’affluenza.
Rimasti in lizza ormai solo Bernie Sanders e Joe Biden, dopo il ritiro di molti altri candidati, entrambi hanno dovuto rivedere le proprie campagne elettorale. Nei dibattiti faccia a faccia si salutano toccandosi con il gomito e parlano da due podi collocati a diversi metri di distanza. Entrambi poi, sono in età avanzata – 78 anni Sanders e 77 Biden – e hanno raccomandato gli elettori di utilizzare tutte le precauzioni possibile, dalle mascherine al lavaggio costante delle mani.

Il saluto col gomito tra Joe Biden e Bernie Sanders. Foto Adnkronos.

Sanders aveva impostato la sua campagna elettorale sul concetto del riunire le persone, sia metaforicamente che fisicamente: «Abbiamo fatto dozzine di incontri in città, che io adoro, perché puoi sentire direttamente le persone. Questo ora sta cambiando», ha commentato malinconicamente Sanders. Nel frattempo il senatore del Vermont ha colto l’occasione per rilanciare il suo progetto Medicare for All, che garantirebbe agli americani un’assistenza sanitaria pubblica e gratuita: «Una delle ragioni per cui siamo impreparati è che non abbiamo un sistema sanitario, ma un insieme di apparati assicurativi privati. Ma questo sistema non riesce a garantire la sanità in un anno normale, figuriamoci con una pandemia». In risposta Biden ha sottolineato come, secondo lui, non è comunque questa la soluzione adatta a contenere situazioni di emergenza come quella attuale: «Con tutto rispetto per il Medical for All di Sanders, anche in Italia c’è un sistema sanitario pubblico, ma questo non risolve i problemi».

La campagna di Donald Trump

Donald Trump intanto, ha cambiato le sue strategie sia elettorali che politiche. La voglia di dimostrare che era tutto sotto controllo, come spesso è accaduto nella sua gestione, ha fatto spazio alle prime misure restrittive.

Il rischio che il sistema assicurativo privatistico possa non reggere l’urto di un’eventuale tsunami di contagi è al momento scongiurato, visto che i numeri salgono ma a rilento.

All’inizio Trump aveva lasciato intendere che avrebbe continuato a organizzare raduni e comizi, il punto di forza della sua corsa alla Casa Bianca del 2016. Anche gli appuntamenti della campagna repubblicana stanno però subendo cancellazioni e spostamenti. Le raccolte fondi sono state interrotte, come nel caso della Florida e tutti i membri dello staff sono stati invitati a lavorare da casa, lasciando vuoti gli uffici.

 

 

Nicolo Rubeis

Giornalista praticante con una forte passione per la politica, soprattutto se estera, per lo sport e per l'innovazione. Le sfide che attendono la nostra professione sono ardue ma la grande rivoluzione digitale ci impone riflessioni più ampie. Senza mai perdere di vista la qualità della scrittura e delle fonti.

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