Sapessi com’è strano girare nel deserto di Milano…

Giovedì 12 marzo, ore 13.00 – Primo giorno del decreto firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che prevede la chiusura della maggior parte delle attività commerciali in tutta Italia.

Nel 1934 Giovanni D’Anzi scrisse: «O mia bela Madunina che te brilet de luntan, tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan».
Ed è così. Noi milanesi di nascita teniamo particolarmente a quella statua che ci protegge da lassù, simbolo della nostra città.
I bambini la cercano per orientarsi, gli anziani per salutarla facendosi il segno della croce e gli adulti, pur guardandola distrattamente, sanno di apprezzarla.

Nel 2002 invece il rapper J-Ax, milanese che più milanese non si può, cantava: «Milano sguardo distratto, bacio di ghiaccio». E continuava «Capto frequenza di intolleranza e mancanza di tempo e di vento, intenso traffico denso, e ripenso al motivo per cui vivo tra il grigio di questo cemento» e seguiva con una moltitudine di usi, costumi e luoghi comuni della bella Mediolanum.

Il Coronavirus a Milano

Con la diffusione del decreto dell’11 marzo a causa del nuovo Covid-19 inutile dire che tutti, ma proprio tutti sono rimasti a casa. Spaventati, annoiati, addormentati. In un attimo i marciapiedi e le strade si sono svuotate e Milano sembra essere diventata a tutti gli effetti una delle città invisibili di Italo Calvino.
I pochi che si possono incontrare sui marciapiedi nel primo giorno di “quarantena” tengono stretta sottobraccio l’autocertificazione per poter uscire di casa, come se fosse la giustificazione di un genitore per essere esonerato dall’ora di ginnastica.
Infatti in questi giorni, che poi sono diventate settimane, le strade della movida milanese sono state disseminate di posti di blocco come se vivessimo a Gotham City.

Dunque qualcuno in giro lo trovi. Ma non appena si mette un piede fuori di casa, quei pochi che incontri ti camminano a debita distanza, guardandoti come se fossi un untore appestato, soprattutto se non indossi guanti e mascherina.

 

Alzaia Naviglio Grande, Milano 12 marzo 2020 h 13.00

Siamo a marzo e la primavera è alle porte. Sugli alberi i fiori si stanno preparando a rinascere, e inevitabilmente anche l’aria è cambiata. Ma guardandola dalla finestra di casa la città, in quel 12 marzo, ti sembrava congelata. Immaginavi che fuori regnasse un freddo raro ma dopo un’esposizione all’aperto di oltre 10 minuti ci si poteva rendere conto della tiepida aria, troppo calda per i 200 strati indossati.

Ore 13.00

Alle 13.00 di un qualsiasi giorno in mezzo alla settimana trovi obbligatoriamente e notoriamente il disastro, per le vie e i marciapiedi. Bar e ristoranti sono generalmente assaliti da pause pranzo e in cassa, tra banconote e ticket, diventa anche fin troppo complicato comprare perfino un pacchetto di sigarette. Le donne, più attente alla linea, sfruttano l’ora e la fame per andare in palestra. Non pensando alla morsa nello stomaco, le vedi camminare vestite di tutto punto, con i loro tappetini in spalla o sottobraccio.
Sui mezzi di trasporto invece bisogna destreggiarsi per ricavarsi uno spazio tra zaini, cartellette e gruppi di adolescenti appena usciti da scuola, con qualche riga T che sporge e rischia di segarti una gamba se non presti attenzione.

Colonne di San Lorenzo, Milano 12 marzo 2020 h 13.00

In questo 12 marzo invece, a parte i negozi di alimentari e farmacie tutto era barricato. Piazza del Duomo, Via Torino, i Navigli, Corso Genova… Una Milano così non l’ha mai vista nessuno.

L’aria è pesante, e i piccioni se ne vanno in giro liberamente contenti del dominio conquistato a mani basse. Quando si alzano in volo si percepisce letteralmente lo sbattere delle ali, e nel grigio di questa giornata ti sembra di essere una comparsa in Uccelli di Hitchcock.
Sulle vetrine o le claire abbassate di negozi e ristoranti sono appesi i cartelli che segnalano la chiusura a tempo indefinito. E la distrazione con cui alcuni vengono appesi risulta essere davvero poco confortante.

“Andrà tutto bene” – Avviso appeso alla vetrina di MISCUSI, ristorante in Piazza Vetra

Ma passerà. Il 12 marzo il cielo era grigio, oggi no. E anche se un sole arancione brucia case e strade, a mo’ di un dipinto metafisico di Giorgio De Chirico, lascia comunque trapelare una speranza per chi guarda spesso fuori dalla finestra.
Torneranno i baci, gli abbracci e ovviamente gli aperitivi.
Come direbbe Rossella O’Hara «Dopotutto, domani è un altro giorno!»

 

 

 

 

Vittoria Frontini

Ho delle voci in testa, così scrivo. Mezza romana e mezza milanese. Sono cresciuta tra set, teatri, musica e tanti libri: le mie continue fonti di energia. Dopo la laurea in Lettere Moderne ho cominciato a scrivere per MasterX. Ballo, viaggio e guardo i film di Walt Disney.

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