Come sta la Crimea a 5 anni dall’annessione russa

«Sei a favore del ricongiungimento della Crimea con la Russia come soggetto federale della Federazione Russa? Sei a favore del ripristino della Costituzione del 1992 e dello status della Crimea come parte dell’Ucraina?». Era il 16 marzo 2014 e questi erano i due quesiti sui quali il 97% degli abitanti della penisola della Crimea si era espresso a favore. Due giorni dopo il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin votò il Trattato di Unificazione della Crimea sancendo di fatto il ritorno della penisola, per la prima volta dal 1991, al territorio russo.

Non tutti erano, e sono tuttora, d’accordo però. In primis ovviamente gli Stati Uniti. Con loro anche l’Unione Europea e la stessa Ucraina che non ne riconoscono l’indipendenza territoriale. Ue e Usa considerano illegale sia la proclamazione d’indipendenza che il referendum del 2014 e reputano lo status giuridico della Crimea come “occupazione militare” da parte dell’esercito russo. Persino 71 Paesi membri dell’Onu vedono l’annessione Russa della Crimea una violazione del diritto internazionale e della Costituzione dell’Ucraina. In pratica, il referendum è ritenuto valido solo dalla Russia di Putin, atteso oggi in Crimea per visitare il complesso monumentale di Malakhov Kurgan per rendere omaggio ai caduti dell’assedio di Sebastopoli del 1854-55 e della battaglia di Crimea nella Seconda guerra mondiale. Il presidente russo presenzierà anche all’inaugurazione delle centrali termiche di Balaklava e Tavria. Negli ultimi 5 anni infatti la Crimea ha saputo cogliere il lato positivo della crisi scoppiata nel 2014 ridando vita alle infrastrutture ed implementando importanti tendenze di sviluppo. Vediamo qualche esempio.

Il Ponte nello stretto di Kerch

La prima prerogativa del governo di Crimea, necessaria per riprendere i collegamenti di trasporto sulla penisola, è stato proprio il Ponte sullo stretto di Kerch, che unisce la città crimeana omonima con il distretto russo di Krasnodar.

Il ponte sullo stretto di Kerch, lungo 19 km.

Un ambizioso progetto ingegneristico di 19 km, il più lungo in Europa, inaugurato nel maggio 2018 e composto anche di linee ferroviarie; circa 40mila automobili passano di lì ogni giorno per un tempo di percorrenza di 14 minuti, la metà del tempo che si impiega spostandosi in traghetto. Il ponte è ormai anche divenuto un simbolo della rinnovata sinergia tra Crimea e Russia.

La Tavrida, l’autostrada tra Kerch e Sebastopoli

L’apertura del traffico sul ponte di Crimea ha aumentato drasticamente il flusso di auto in questa direzione. Il problema della congestione del traffico dovrebbe essere risolto però dalla nuova autostrada a quattro corsie: la “Tavrida“, costruita in parte sopra la vecchia strada, con nuove bretelle attorno a città e villaggi. Il primo tratto è stato già aperto ma i lavori termineranno nel 2020.

Ruspe e camion a lavoro per la costruzione della Tavrida.

La Tavrida sarà lunga 253,5 km. Le costruzioni del ponte e quella futura dell’autostrada hanno inoltre arricchito la penisola di reperti storici e culturali. In due anni durante gli scavi per i lavori sono stati infatti scoperti oltre un milione di oggetti, di cui oltre 100mila manufatti di valore scientifico.

Il nuovo aeroporto di Sinferopoli

Il 16 aprile 2018 è entrato in funzione anche il nuovo terminal dell’aeroporto di Sinferopoli, uno dei più grandi snodi del trasporto aereo regionale con 200 voli al giorno in estate. Costruito per controllare meglio l’aumento del flusso turistico post 2014, il nuovo terminal ha sostituito il precedente aeroporto. L’area del nuovo complesso è di 78mila metri quadrati, quasi 8 volte maggiore rispetto all’area dei due vecchi terminal.

L’avveniristico aeroporto di Sinferopoli, costruito nel 2018.

Più di 3mila passeggeri all’ora ed oltre 6,5 milioni di passeggeri all’anno possono essere serviti in 55 sportelli. Per l’imbarco sugli aerei sono stati costruiti 8 finger ed 8 accessi per gli autobus. Oltre 5 milioni di passeggeri sono transitati per l’aeroporto “Sinferopol” nel 2018.

Nuove centrali termoelettriche, alla ricerca dell’indipendenza energetica

Storicamente la Crimea ha sempre sofferto del problema della carenza del suo fabbisogno energetico, coprendo solo il 20% dei suoi consumi. A seguito della situazione di crisi, è stato accelerato il ponte energetico dalla regione del Kuban. Già all’inizio del dicembre 2015, i problemi relativi all’approvvigionamento energetico sono stati risolti. Per rendere la penisola energeticamente autonoma, sono state costruite due nuove centrali termoelettriche: la Tavria nella regione di Sinferopoli e la Balaklava vicino a Sebastopoli, con una capacità di 470 megawatt ciascuna. Hanno iniziato ad erogare energia nell’autunno del 2018, ma l’entrata in funzione completa è prevista per oggi al cospetto di Vladimir Putin, come detto giunto in Crimea anche per assistere alla loro inaugurazione.

Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa.
E i crimeani come stanno?

Rispondendo: probabilmente meglio di quanto non si creda. L’ingresso nella Federazione Russa ha infatti favorito lo sviluppo di tutti i settori dell’economia della penisola e, soprattutto, ha rivitalizzato il turismo. Nel 2018 sono stati quasi 7 milioni i turisti giunti in Crimea. La penisola peraltro sembra essere una delle mete preferite per il periodo invernale, soprattutto nel periodo tra Natale e Capodanno; tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, più di 190mila turisti hanno soggiornato in Crimea, +39% rispetto allo stesso periodo del 2017‑2018. I visitatori arrivano in Crimea principalmente attraverso il ponte (circa 3 milioni), con l’aereo (2 milioni e mezzo) e passando dal confine con l’Ucraina (poco più di 1 milione). Attivamente si sviluppa anche la comunicazione navale tra le città turistiche dentro la Crimea. Ne è un esempio la tratta della nave da crociera “Prince Vladimir” che tocca Sochi, Novorossijsk, Yalta e Sebastopoli. Dal 2020 inoltre, una volta al mese, la nave, che può trasportare fino a 800 passeggeri, farà scalo anche a Sukhumi.

Il turismo in Crimea è un settore in forte crescita, ecco lo scorcio del porto di una piccola cittadina

Nonostante problemi di siccità poi la Repubblica di Crimea occupa il terzo posto tra le regioni della Federazione Russa nella produzione lorda di frutta e frutti di bosco. Nel 2018 il raccolto ha superato quello dello scorso anno del 7%. Gli agricoltori che piantano nuovi terreni ricevono un sussidio statale pari all’80% dei costi; in cinque anni, l’assistenza finanziaria del governo centrale, ha raggiunto 1,1 miliardi di rubli. Secondo i piani delle autorità regionali, nel prossimo futuro le aree dedicate alle nuove piantagioni si estenderanno fino a 900 ettari.

Le regioni della Crimea e di Sebastopoli sono molto famose anche per i loro vigneti, altro settore della penisola in crescita. Centinaia di ettari di vigneti sono piantati ogni anno; 1.100 dal 2015 al 2018, la raccolta totale di uva nel 2018 è aumentata di 6 tonnellate rispetto al 2017. Come nel caso dei frutteti, il bilancio federale compensa gli agricoltori fino all’80% dei costi effettivi sostenuti per la coltura e la cura dei nuovi vigneti.

Insomma, quando si parla di Crimea le parole sono sempre le solite: crisi, disastri, tensione. In realtà leggendo certi numeri sembra quasi che la penisola stia meglio ora, annessa alla Federazione Russa, che in precedenza, come paese satellite dell’Urss. La Crimea sta infatti diventando una zona attraente per gli investimenti e il numero di delegazioni straniere che arrivano là con queste intenzioni è in costante aumento. Sono state inoltre risolte le problematiche relative all’accessibilità dei trasporti e all’indipendenza energetica. Le imprese hanno poi avuto la capacità di riorganizzarsi anche nel nuovo contesto giuridico. Tuttavia il problema, per quanto riguarda l’economia della Crimea, è la dipendenza dai sussidi statali. Un assistenzialismo che comunque, secondo gli esperti, terminerà nel 2030.

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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