Sono state estremamente dirette le parole pronunciate durante un evento elettorale a Washington dal presidente statunitense Joe Biden in riferimento al premier israeliano: «Netanyahu non vuole una soluzione a due Stati, Israele sta perdendo il sostegno del resto del mondo».
La posizione di Biden
Le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e lo Stato di Israele sono storicamente forti. Proprio per questo, il dialogo tra le due nazioni è sempre stato caratterizzato da una grande franchezza. Per la prima volta da quando è scoppiato il conflitto fra Israele e Hamas, quel fatale 7 ottobre, l’anziano leader democratico ha apertamente criticato in pubblico il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu, affermando che il mondo sta cominciando a voltare le spalle alla causa dello stato ebraico.
Complici “i bombardamenti indiscriminati” che stanno rendendo sempre più catastrofiche le condizioni di vita nella striscia di Gaza, ma non solo.
Biden si è spinto a esprimere il suo più aperto dissenso nei confronti dei membri dell’attuale governo israeliano. Nelle sue dichiarazioni del 12 dicembre, ha consigliato a Netanyahu di cambiare la composizione del suo governo, definito come “il più conservatore della storia d’Israele”, un eufemismo per sottolineare la presenza della destra radicale all’interno della coalizione.
Pur sostenendo la guerra contro Hamas, ha espresso il suo disappunto per le dichiarazioni del leader del Likud sul futuro della striscia. Intenzione delle autorità israeliane è cancellare la presenza di Hamas così come evitare il ritorno di Fatah.
La votazione Onu
Nella stessa giornata, l’assemblea generale della Nazioni Unite ha votato con una maggioranza schiacciante una risoluzione che chiede un immediato cessate il fuoco a Gaza.
Gli Stati Uniti hanno votato contro, ma le parole di Biden comunicano che il supporto non è esente da critiche. Con le sue parole, il presidente americano getta benzina sul fuoco sulla complessa situazione politica israeliana.
Questo è dovuto al fatto che le famiglie degli ostaggi rivolgono critiche quotidiane sulla condotta tenuta in guerra dal più duraturo primo ministro della storia dello stato ebraico, che ha cercato di evitare la strada della diplomazia con l’organizzazione islamista. Proprio per questo, i sondaggi vedono il leader del Likud in picchiata, complice anche il fallimento nel prevenire l’attacco del 7 ottobre (il peggiore mai subito nella storia della nazione mediorientale).
In questa situazione, gli americani preferirebbero dialogare con un leader centrista e maggiormente disposto a scendere al tavolo dei compromessi. Tutte caratteristiche che mancano in questa amministrazione, che invece vede la presenza di elementi estremisti, contrarie alla pace con i palestinesi. Le parole di Biden sono destinate ad avere conseguenze sul dialogo tra le due nazioni.
Sanciscono inoltre profonde divisioni tra due stretti alleati geopolitici, questo in una situazione internazionale sempre più tesa e incerta. Soprattutto nel complesso scacchiere mediorientale.
A cura di Alberto Manni