L’Avocado del diavolo e i nuovi Narcos

Il 9 agosto del 2019, gli abitanti di Uruapan, nel sud ovest del Messico, si sono svegliati nell’orrore: i corpi di cinque persone erano stati appesi a un cavalcavia, altri sette erano stati fatti a pezzi e scaricati in una strada vicina.

Gli omicidi legati al traffico di droga sono frequenti in tutto il Messico e lo stato di Michoacán, dove si trova Uruapan, non fa eccezione. Ma queste morti non hanno nulla a che fare con il narcotraffico. A scatenare la ferocia dei cartelli è stato l’interesse verso un altro prodotto, capace ugualmente di  produrre “dipendenza”: l’avocado.

Per comprendere dove nasce l’interesse dei narcos, bisogna guardare al fenomeno da una prospettiva più ampia.

AVOCADO CHE PASSIONE

C’è l’avocado toast, l’avocado salad, l’avocado salmon. E ancora l’avocado rolls, l’avocado sandwich, il gelato all’avocado e persino l’avocado brownie, per non citare poi la salsa guacamole che – accompagnata ai nachos – è il piatto preferito dagli Americani ai party organizzati per il Super Bowl. Alla vigilia del gran finale del campionato di football americano il flusso di avocado verso gli States ha toccato un nuovo record: 127 mila tonnellate.

Un dato esemplificativo che aiuta a rendersi conto dei numeri che girano intorno a questo “Super food”, senza tralasciare gli innumerevoli impieghi nel settore della cosmesi.

L’avocado, frutto dalle molteplici proprietà benefiche, continua a spopolare sui social e in cucina. Non si tratta solo di una moda passeggera, bensì di una concreta opportunità di business, al punto da essere ribattezzato “oro verde”.

Ma dove girano interessi legati alla vendita e possibilità di guadagno, la criminalità è pronta ad agire. E’ così che in Messico, Paese da sempre legato al commercio della cocaina, i cartelli della droga si sono infiltrati nella produzione dell’avocado riuscendo a controllarne il commercio locale, dalla coltivazione alla distribuzione. Non soddisfatti dei proventi derivanti dallo spaccio infatti, hanno deciso di dare inizio ad un vero e proprio racket nei confronti di commercianti e agricoltori causando, dal 2005 al 2016 circa ottomila vittime.

UN “SUPER FOOD”

Frutto tropicale, l’avocado è entrato con prepotenza in moltissime ricette. Ricco di grassi “buoni”, quelli monoinsaturi, contiene vitamina E, A, B, folati, antiossidanti e sali minerali come calcio, potassio, magnesio. Fa bene alla pelle, ai capelli, riequilibra il colesterolo, regola la pressione, protegge dalla cataratta, è un anti invecchiamento e un anti infiammatorio, combatte la sterilità maschile. Insomma, un concentrato di  benefici, al punto da diventare un alimento indispensabile.

La sua onnipresenza sulle tavole è dimostrata da un traffico che genera un notevole volume di affari. In totale, nel mondo, ne vengono venduti 5,57 milioni di tonnellate. I prezzi continuano a salire e nel 2018 il valore del mercato mondiale ha superato i 13,5 miliardi di dollari. E il fatto che “crei dipendenza” è confermato dalla crescita annuale, pari al 5 per cento.

ALIMENTO SOCIAL

C’è poi un altro elemento non trascurabile, che lo rende il “frutto” più in voga al momento.

Amato dai millennials, è un trend sui social: con ben 10 milioni e mezzo di hashtag l’avocado è tra i cibi più “instagrammabili” di sempre.

Complice il colore sgargiante, la forma tondeggiante e la possibilità di impiattarlo in modo creativo sfruttando geometrie invitanti, l’avocado ha confermato l’importanza del visual nella comunicazione digitale. Soprattutto quando si parla di cibo.

Avocado Toast

Anche nella moda poi, il frutto verde appare spesso nelle stampe su t-shirt o costumi da bagno. E’ quasi come se non se ne potesse più fare a meno.

I DATI SUL CONSUMO

A fronte dell’ enorme richiesta, i prezzi dell’ “oro verde” continuano a salire e se un anno fa una cassa da dieci chili costava 37 dollari, ora la quota è di 84,25 (secondo le stime dell’analista americano David Magana).

Gli Usa sono i maggiori consumatori con 829 tonnellate in totale e 3,6 chili a testa all’anno. La World Avocado Organization, associazione che raggruppa i principali produttori, esportatori e importatori di Messico, Perù, Sud Africa e Stati Uniti ha calcolato che nel 2018 sono state vendute 650 mila tonnellate, con un aumento del 35% su base annua. In Italia l’incremento è stato ancora più sensibile: secondo i dati Coop nel 2017 i consumi sono lievitati del 78% per un giro d’affari di oltre 8 milioni di euro.

Fatta questa ampia premessa si può capire cosa spinge le bande armate del Messico a concentrarsi su questo settore: mentre il mercato dell’oppio è in forte calo, quello dell’oro verde è florido. Oltre che molto più semplice.

TUTTO PARTE DAL MESSICO

L’avocado è un albero originario dell’America centrale e meridionale e vive solo in climi caldi. Il Messico ne è il principale produttore mondiale ed è qui che si concentrano gli interessi maggiori, legali e non.

In Michoacán, regione ad Ovest del Messico, la produzione di avocado genera un giro d’affari superiore a quello di molti altri prodotti agricoli, marijuana compresa. Qui i camion che ogni ora lasciano lo Stato colmi di avocado sono una dozzina e di questi, almeno quattro vengono quotidianamente assaltati. Per proteggere le coltivazioni, è intervenuto anche l’esercito, che però non sembra aver migliorato molto la situazione.

«C’è una guerra in atto tra bande per accaparrarsi il business del momento» riferiscono fonti locali. A Uruapan, il punto principale di esportazione, ci sono quattro cartelli in competizione tra loro: Cartel Jalisco Nueva Generacion, The Nueva familia Michiacana, il Tepalcatepec Cartel e lo Zicuiran Cartel. Oltre a occupare i campi, fanno estorsioni, incendiano, minacciano, richiedono tangenti calcolate per ettaro o per chilo, e uccidono chi non rispetta il patto, fanno sparire interi camion carichi.

E’ per questo che i produttori locali hanno deciso di assoldare una loro vigilanza privata nel tentativo di difendersi. A quanto pare, però, il pizzo non basta più alle mafie locali. I camion vengono sequestrati per poter poi rivendere il prodotto attraverso canali paralleli. Una guerra, quella dell’oro verde, che potrebbe mettere in ginocchio un settore nevralgico dell’economia messicana.

Benedetta Piscitelli

Mi interessano le persone, le loro storie, l’attualità raccontare fatti per creare opinioni. Dubito spesso e non mi accontento mai della prima versione dei fatti: per molti è un difetto, io provo a farne una professione. Vivo on-line frequentando gli ambienti social ma preferisco il giornalismo retrò, quello attivo tra la gente. Laureata in Scienze della Comunicazione, sono diventata giornalista pubblicista a Napoli, dove ho fatto la vera gavetta nell’emittente regionale Canale21. Qui ho imparato prima a chiudere un servizio, poi a fare collegamenti in diretta e infine a condurre il telegiornale. Dal 2018 collaboro con l’edizione casertana de Il Mattino. Attualmente sono praticante presso la Scuola di giornalismo IULM di Milano.

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