La scelta della data non poteva essere più simbolica. Nella giornata internazionale della donna, in Irlanda andranno in scena due referendum costituzionali. Uno, per rimuovere il riferimento ai «doveri domestici» delle donne. L’altro, per rendere più inclusiva la definizione di famiglia.
I due referendum
Il primo quesito referendario riguarda l’articolo 41 della Costituzione, che definisce la famiglia come «il naturale, primario e fondamentale gruppo della società» e aggiunge che «lo Stato si impegna a salvaguardare l’istituzione del matrimonio, sul quale la famiglia è fondata». Il punto incriminato è proprio questo, l’espressione «sul quale la famiglia è fondata» dovrebbe essere rimossa e sostituita da «sia fondata sul matrimonio o su altre relazioni durature», in caso di vittoria.
Il secondo quesito riguarda il secondo comma dell’art.41: «lo Stato riconosce la vita della donna in casa, in quanto la donna dona allo stato un supporto senza il quale il bene comune non può essere raggiunto» e che il Paese «si sforzerà di garantire che le madri non siano obbligate dalla necessità economica a lavorare, trascurando i loro doveri in casa».
In caso di successo del referendum, sarà scritto un nuovo articolo, il 42B, che rimuoverà il riferimento alle madri e lo sostituirà con un più generico «membri della famiglia in virtù dei legami che esistono tra loro».
Un paese in trasformazione
Promulgata nel 1937, la Costituzione di Dublino è stata spesso accusata di contenere provvedimenti troppo legati alla cultura patriarcale. Il testo è stato scritto in un momento storico in cui l’influenza della Chiesa Cattolica nel Paese era molto forte e i contenuti riflettono questa visione.
La votazione dell’8 marzo si inserisce, infatti, in un processo di revisione della legge fondamentale che va avanti da anni con l’obiettivo di rendere il testo in linea con la nuova identità secolare dell’Irlanda, soprattutto riguardo il ruolo della donna.
Dublino sta vivendo una metamorfosi sociale. Agli inizi degli Anni ’90 l’Irlanda era un paese fortemente arretrato rispetto al resto d’Europa. Basti considerare che il divorzio e i matrimoni gay erano illegali e l’aborto negato in quasi tutti i casi. Solamente nel 1995, gli irlandesi hanno potuto votare per introdurre il divorzio e, nel 2019, hanno tenuto un altro referendum per allargare le limitazioni. Nel 2015, invece, il Paese ha votato per introdurre i matrimoni omosessuali e, nel 2018, per eliminare alcune restrizioni sull’aborto, ancora comunque molto stringenti.
Ora, potrebbe verificarsi un altro passo in avanti. Secondo un sondaggio dell’Irish Times, la maggioranza degli elettori intendono approvare entrambe le proposte. Non manca, però, l’opposizione della Chiesa irlandese. L’arcivescovato irlandese ha rilasciato una dichiarazione sostenendo che questo cambiamento «porterà a una diminuzione dei matrimoni». E, riguardo al ruolo della donna, i prelati sostengono che «eliminare i riferimenti alla maternità nella Costituzione lascerebbe non riconosciuto il ruolo fondamentale delle donne in Irlanda».