Scende il reddito reale delle famiglie italiane: è l’unico caso in Europa

Economia lenta, potere d’acquisto debole e famiglie più vulnerabili. L’Italia arranca mentre il resto d’Europa avanza. Il reddito reale delle famiglie – quanto realmente si può comprare con lo stipendio una volta depurato dall’inflazione – è oggi tra i peggiori del continente. In vent’anni è diminuito, nonostante l’aumento generale della ricchezza europea.

L’Italia in controtendenza

L’ultima indagine Eurostat mostra una fotografia netta: tra il 2004 e il 2024 il reddito reale in Italia è sceso del 4%. Meno potere d’acquisto, meno beni e servizi ottenibili con lo stesso salario. Lo stivale è l’unico grande Paese europeo con un dato negativo. Solo la Grecia ha un risultato simile, ovvero la nazione che ha affrontato una crisi epocale ed è quasi fallita. Tutti gli altri Stati membri crescono: la media UE è un +22%, con punte molto superiori nei Paesi emergenti. L’eccezione italiana nasce da una combinazione di fattori strutturali: salari stagnanti, produttività ferma da decenni, investimenti altalenanti e scarsa capacità di assorbire gli shock. L’impennata dei prezzi degli ultimi anni ha solo accentuato la fragilità esistente. Mentre in Europa la ripresa post-pandemica ha riportato slancio e consumi, il sistema italiano non è riuscito a trasformare la ripartenza in benessere diffuso.

Venti anni di alti e bassi

Dal 2004 l’Europa ha vissuto un percorso irregolare. Una fase espansiva fino al 2008, poi l’ondata della crisi finanziaria globale che ha congelato salari e crescita. Tra 2012 e 2013 il reddito reale si è contratto in molti Paesi, prima di tornare a salire stabilmente dal 2014 al 2019. La pandemia ha imposto una nuova frenata nel 2020, seguita da un rimbalzo nel 2021. L’inflazione del biennio 2022-2023 ha però eroso parte dei guadagni, comprimendo il potere d’acquisto. Nel 2024 diversi Paesi registrano un’accelerazione: l’Europa dell’Est recupera rapidamente, la Germania torna a crescere, la Francia consolida i progressi. L’Italia invece resta indietro.

Chi corre in Europa

Le economie che hanno corso di più sono quelle entrate più tardi nel mercato unico ma capaci di attrarre capitali, industria e tecnologia. La Romania guida con +134% in vent’anni, seguita da Lituania (+95%), Polonia (+91%) e Malta (+90%). È il risultato di salari in crescita, investimenti internazionali e un tessuto produttivo dinamico. Anche le grandi economie storiche registrano progressi solidi: Germania +24%, Francia +21%. Poi Lussemburgo +17%, Belgio +15%, Austria +14%, Spagna +11%. In questo panorama il dato italiano appare isolato e fragoroso.

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