Recovery Fund: Parlamento UE al voto sulle regole

Il Parlamento Europeo si esprime oggi, 9 febbraio, sulle regole definitive del piano di aiuti Recovery and Resilience Facility da 672 miliardi di euro, fulcro dello strumento Next Generation EU. Si tratta dell’ultimo step istituzionale del meccanismo di aiuti comunitari finalizzati ad aiutare gli Stati membri ad affrontare l’impatto economico e sociale della pandemia di COVID-19, garantendo nel contempo che le loro economie intraprendano le transizioni verde e digitale e diventino più sostenibili e resilienti. Il Parlamento si pronuncia su dettagli riguardanti valore degli aiuti, obiettivi, tempi, metodi di erogazione del Recovery Fund e condizioni imposte agli Stati.

IL TESTO NORMATIVO

Il testo del Recovery Resilience Facility oggetto della votazione odierna prevede 36 articoli che, se approvati dal Parlamento UE, costituiranno le linee guida per tutti i Paesi membri destinatari dei fondi comunitari: 312,5 miliardi di sovvenzioni e 360 miliardi di prestiti.
I singoli Stati devono rispettare la scadenza del 30 aprile 2021 per presentare un programma definitivo e dettagliato di riforme e investimenti da realizzare con le risorse dell’Unione.
I vari progetti nazionali che prenderanno forma nei prossimi mesi dovranno rispondere a precisi criteri:

  • Riflettere le sfide specifiche per Paese in linea con le raccomandazioni del semestre europeo
  • Allinearsi alle seguenti priorità dell’UE: stimolare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e resilienza economica e sociale
  • Sostenere la transizione verde con non meno del 37% delle risorse per il clima e la sostenibilità ambientale
  • Promuovere la trasformazione digitale attraverso l’uso del 20% delle risorse per progetti di digitalizzazione
Paolo Gentiloni (dx), Commissario europeo per l’Economia e Valdis Dombrovskis (sx), vicepresidente della Commissione europea.
ITER LEGISLATIVO E CONDIZIONI DEI PIANI NAZIONALI

I piani ufficiali vanno presentati- come si è detto- entro il 30 aprile 2021, fatta salva la possibilità di modificarli in una fase successiva. Dopo la valutazione della Commissione i documenti saranno trasmessi al Parlamento e al Consiglio. Quest’ultimo si occuperà di vagliare le proposte alla luce delle indicazioni della Commissione, riservandosi la possibilità di sospendere l’erogazione del Recovery Fund in casi di significativa inadempienza.

Per quanto riguarda le condizioni di accesso al credito, il regolamento in esame impone agli Stati beneficiari di dimostrare un impegno costante nell’apportare gli opportuni aggiustamenti macroeconomici e nel regolarizzare il bilancio pubblico. Le nazioni possono inviare le richieste di pagamento alla Commissione due volte ogni dodici mesi. Tali richieste verranno approvate previa valutazione sugli obiettivi delle singole riforme.

Il Recovery Fund, che per l’Italia si traduce in un piano nazionale da 222 miliardi, si appresta dunque a diventare operativo.

IL PIANO ITALIA

Il Pnrr, Piano nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia, la cui proposta è stata approvata lo scorso 12 gennaio dal Consiglio dei Ministri, ammonta a 222 miliardi, di cui 144,2 destinati a ‘nuovi interventi’. Il Recovery Plan italiano si articola in 6 missioni:

 

L’allocazione delle risorse prevista dalla bozza del Pnrr italiano, approvata il 12 gennaio 2021.
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica: 68,9 miliardi andranno al ‘Green’. La voce più consistente, 29,35 miliardi, riguarda gli incentivi mirati alla riqualificazione energetica e all’adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato (Superbonus 110%).
  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 45,9 miliardi di investimenti, di cui 11,45 destinati a innovazione e sicurezza nelle pubbliche amministrazioni e 8 miliardi per turismo e cultura 4.0.
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile: circa 32 miliardi di euro. Di questi 28,3 andranno alle linee ferroviarie ad Alta velocità e la quota restante finanzierà la logistica integrata.
  • Istruzione e ricerca: una dotazione di circa 28 miliardi: 16,7 per diritto allo studio e potenziamento delle competenze e 11,7 miliardi per finanziare l’ambito “ricerca e impresa”.
  • Inclusione e coesione: un finanziamento complessivo di 27,6 miliardi, di cui 12,6 da destinare alle “Politiche per il lavoro”, 10,8 a “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” e 4,18 per “Interventi speciali di coesione territoriale”.
  • Sanità: 19,7 miliardi in campo: 11,8 andranno a sostengo del capitolo “Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria”, mentre i restanti 7,9 sono indirizzati alla telemedicina.
Nicola Bracci

Ha 25 anni. È nato e cresciuto a Pesaro e si è poi trasferito a Milano. Legge e scrive di tematiche sociali e geopolitica per interesse, di sport per passione. Ora al quotidiano Domani.

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