Manovra, Moscovici apre al dialogo ma l’Ue resta inflessibile

Cosa non ci possiamo aspettare dall'apertura di Moscovici-Masterx

C’è un nuovo capitolo nell’epopea della manovra italiana. Pierre Moscovici ha fatto un’apertura, dichiarando che un accordo è possibile per il bene dell’Europa e degli italiani. Gli fa eco il vicepremier Luigi Di Maio, che sostiene di voler cercare a oltranza il dialogo con la commissione UE. Come abbiamo già visto la bocciatura della manovra non ha avuto alcun influsso sui mercati, perché ritenuta scontata dagli investitori e perché non dà effetti reali di breve periodo.

Purtroppo per le due forze al governo c’è un dato ormai chiaro: mettere nero su bianco dei punti di accordo non basta a far sì che non emergano le profonde differenze valoriali e di collocazione geografica tra i due partiti. La Lega prevale al Nord con i piccoli e medi imprenditori, i 5 Stelle hanno la maggioranza assoluta in quasi in tutto il Sud Italia. La Lombardia da sola fa il PIL di tutta l’Italia meridionale e insulare sommate, pur avendo la metà della loro popolazione.

L’apertura di Moscovici si sostanzia nelle parole «io nell’accordo ci voglio credere». Ma anche quando il 23 ottobre aveva bocciato la manovra aveva dichiarato di voler «tenere aperte le porte al dialogo». Ma il dialogo è sempre rimasto aperto, anche se tra sordi. Insomma, non bisogna farsi troppe illusioni su un Moscovici che cambia idea e accetta soldi spesi in reddito di cittadinanza e quota 100 invece che in spese per investimenti. L’altra opzione, la rinuncia da parte dei 5 Stelle, è impraticabile politicamente: sarebbe il tradimento finale del proprio elettorato, dopo che questo è già in contrazione da mesi e ormai non fa più mistero di essere apertamente spaesato da alcune mosse attuate dal governo, in particolare su legalità e ambiente.

(l.v.)

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