L’inflazione negli Stati Uniti ai massimi da giugno 2022 ha avuto un impatto diretto sulle Borse di tutta Europa nella seduta del 13 settembre 2023.
Il FTSE MIB di Milano ha chiuso con un -0,35%, il CAC 40 di Parigi con un -0,41%, il DAX di Francoforte con un -0,39%, l’AEX di Amsterdam con un -0,23% e l’IBEX 35 di Madrid con un -0,33%. Anche il FTSE 100 di Londra ha risentito, seppur marginalmente, con un calo dello 0,02%, nonostante il Prodotto interno lordo (Pil) britannico abbia subito una contrazione dello 0,5% a luglio.
Fed e Bce: Tassi d’interesse in bilico
L’attenzione è rivolta al meeting della Federal Reserve del 20 settembre, con il mercato che scommette su un’altra pausa nei rialzi dei tassi nonostante i dati preoccupanti sull’inflazione.
Stesso discorso nel Vecchio Continente, con la Banca centrale europea (Bce) sotto i riflettori già questo giovedì 14 settembre: le probabilità di un rialzo dei tassi sono salite al 70% secondo gli analisti di Mps. La prospettiva di un’inflazione superiore al 3% nel 2024, contraria alle stime della Commissione europea del 2,9%, potrebbe portare all’ennesimo aumento di 25 punti base.
A Milano, il settore bancario è stato particolarmente attivo: Bper Banca ha guadagnato l’1,65%, Intesa Sanpaolo ha perso lo 0,52%, Banca Monte Paschi Siena è salita del 2,94% e Banco Bpm ha registrato un +0,47%.
Inflazione Cpi, di cosa si tratta?
A Wall Street, l’inflazione Cpi è aumentata dello 0,6% ad agosto, mentre il dato core è cresciuto dello 0,3%. Questo dato ha influenzato le borse americane ed europee, ma cosa significa?
L’inflazione Cpi (Control price index, o indicatore dei prezzi di consumo) è il principale indicatore economico che gli analisti usano per monitorare tasso d’inflazione e costo della vita. Al suo interno è compreso un paniere di beni e servizi, in cui si calcola la media ponderata dei prezzi al dettaglio degli articoli che lo compongono.
Petrolio e spread stabili
Il Brent, l’indice europeo per il prezzo al barile del petrolio, è a 92,04 dollari. Perde un solo punto base e rimane sostanzialmente stabile.
Poco movimento anche per Wti, l’indice americano, che rimane a 88,78 dollari, con un calo dello 0,1% frenato dal calo del petrolio grezzo nelle piattaforme di stoccaggio degli Stati Uniti. Gli analisti di prevedono un deficit di produzione globale di oltre 3 milioni di barili al giorno nell’ultimo trimestre dell’anno. Questo grazie ai tagli alla produzione voluti dall’Arabia Saudita e dalla Russia. Sul fronte dello spread, il differenziale tra BTp e Bund è salito a 178 punti, con un rendimento del BTp decennale che ha raggiunto il 4,44%.