Crisi SVB, gli esperti non temono una nuova Lehman Brothers

Il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) continua a gettare ombra sull’economia globale. Il 14 marzo la società di ricerche finanziarie Moody’s ha tagliato il rating della Signature Bank a livello junk (“spazzatura”). Il titolo bancario nella giornata precedente è crollato del 54% a Wall Street prima di essere congelato. Altre sei banche statunitensi minori sono sotto la lente d’ingrandimento degli analisti finanziari.

Ma quali sono i pericoli reali per l’economia?

Differenze col caso Lehman
La crisi della Signature Bank in Borsa negli ultimi cinque giorni

Se in entrambi i casi la crisi è stata provocata dal rialzo dei tassi, oggi gli osservatori rilevano un rischio di contagio minore. Ciò è dovuto alle connessioni ridotte rispetto al default dei subprime Usa che aveva innescato il crollo di Lehman Brothers. Infatti quelli erano inseriti nei portafogli degli investitori di tutto il mondo.

Michael Burry, colui che aveva anticipato la crisi dei mutui subprime del 2008 è invece ottimista. «Questa crisi potrebbe risolversi molto velocemente – ha twittato – non sto vedendo un reale pericolo».

Le altre sei banche regionali minori che secondo Moody’s rischiano il declassamento sono: la First Republic Bank, la Western Alliance Bank, la Zions Bancorporation, la Comerica, la UMB e la Intrust Bank.

Le dichiarazioni del governo USA

«Venerdì la Fdic (Federal Deposit Insurance Corporation), l’autorità di regolamentazione del governo in carica – ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden – ha preso il controllo delle attività della SVB. Durante il fine settimana, ha fatto lo stesso con Signature Bank. Chiunque avesse depositi in quelle banche può accedere ai propri soldi oggi».

«Nessuna perdita sarà a carico del contribuente – ha continuato Biden – gli investitori nelle banche non saranno protetti. Nella mia amministrazione nessuno è al di sopra della legge»

La Borsa italiana

Sotto osservazione a Piazza Affari i titoli bancari. La Borsa a Milano ha aperto con lievi oscillazioni ma sta tentando di recuperare. L’indice FTSE MIB viaggia a +1,40%, mentre le banche recuperano dai minimi della giornata di ieri. Bper Banca in attivo a +0,82% e Unicredit a +2,16%; Intesa Sanpaolo +1,67%, mentre riparte Mediobanca a +2,77%. Lo spread è ancora molto alto, a quota 196 punti.

Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm

C’è anche grande allerta per l’eventuale rialzo dei tassi di altri 50 punti base, anche se la corsa dell’inflazione ha iniziato a rallentare e si spera per un aumento di soli 25 punti base. «Con le attuali turbolenze sui mercati finanziari a seguito del crollo della banca californiana Silicon Valley Bank sono aumentate le aspettative che la Federal Reserve diventi meno aggressiva nella propria politica monetari – osserva Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm – Alla luce delle potenziali tensioni sul sistema bancario, il mercato sta ora prezzando una maggiore probabilità di un rialzo di soli 25 punti base alla prossima riunione del 22 marzo, passando da una quasi “certezza” di 50 punti base prima del crollo della SVB. Anche le aspettative del mercato per il picco del tasso dei Fed Funds sono diminuite sensibilmente rispetto a una settimana fa».

Andrea Carrabino

Braidese per nascita, milanese per scelta. Laureato prima in Scienze Politiche e poi in Scienze del Governo. Amo la politica, ma non la vivrei. Juventino sfegatato e amante delle serie tv e del cinema. Toglietemi tutto, ma non The Office

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