La Borsa va giù, le big tech crollano, ma volano i titoli della Difesa

“Vedo nero” cantava Zucchero, e vedono nero anche le Borse. Dopo un lunedì, quello di ieri 10 marzo, da dimenticare, il crollo non sembra arrestarsi. E mentre Wall Street affonda, anche le big tech vanno giù con lei.

La tecnologia va giù

Il Nasdaq, l’indice dei principali titoli tecnologici americani, ha iniziato la settimana con un calo del 4%. Spazzando via mille miliardi di dollari di capitalizzazione, in quella che è estata la seduta peggiore dal 2022. E mentre gli investitori rispondo alle margin call, ovvero l’avviso da parte dei broker di depositare più denaro o vendere parte dei titoli, le Magnifiche sette mollano il colpo. Le big tech su cui si è retto il mercato rialzista partito ad ottobre 2022, infatti, hanno subito un calo medio del 5,5%.

A peggiorare la situazione poi ci si è messo anche Donald Trump, che nel clima già turbolento dei mercati, ha rincarato i timori degli azionisti dichiarando «è un periodo di transizione, quello che stiamo facendo è molto grande». Non ha parlato, quindi, di recessione. Ma non l’ha nemmeno negata, lasciando scatenare i forti ribassi.

Terra chiama Tesla

Tra i titoli che crollano non bisogna poi dimenticare Tesla, la creatura firmata Elon Musk che nonostante l’amicizia con il Potus è stata colpita dalla crisi. Il 10 marzo, infatti, il valore del titolo è crollato a poco più di 700 miliardi, con un calo di 15 punti percentuali. In quella che è stata la seduta peggiore dal 2020. A pesare sul crollo delle vendite, oltre che la politicizzazione di Mr. Musk, è stato soprattutto il calo delle vendite in Cina. A febbraio Tesla ha accusato un -49% di auto vendute sul mercato cinese, con appena 30 mila unità vendute. E il crollo non sembra volersi arrestare. Secondo Morgan Stanley, infatti, i ricavi di Tesla in Cina caleranno del 66% entro il 2030, perdendo terreno contro il suo competitor locale BYD auto. Il motivo? Prezzi più competitivi. Circa 35 mila dollari per una Tesla contro i 21 mila per una berlina BYD.

Bitcoin e Leonardo: due poli opposti

A questo punto non resta che parlare di Bitcoin e Leonardo, due titoli in una situazione opposta. Bitcoin da un lato che fa parte degli asset rischiosi che gli investitori sono determinati a vendere. In particolare, dopo l’annuncio del Presidente Trump di istituire una riserva strategica di Bitcoin per gli Stati Uniti finanziata da cripto sequestrate dalle istituzioni. Riserva, però, che si è rivelata deludente per gli investitori che si aspettavano massicce acquisizioni da parte del governo.

Dall’altro lato, invece, c’è Leonardo protagonista di Piazza Affari che da inizio anno ha guadagnato il 65% in Borsa. Così come gli altri titoli relativi al settore della difesa che continuano a trainare i mercati europei. In particolare, Leonardo sta tentando l’espansione a livello internazionale puntando sulle joint venture come quella con i gruppi francesi Thales e Airbus, per la produzione di satelliti e diventare competitor di Starlink.

 

Vittoria Giulia Fassola

Classe 2001. Ligure e anche un po' francese. Laureata in International Relations and Global Affairs, all'Università Cattolica di Milano. Mi interesso di politica estera e di tutto ciò che penso valga la pena di raccontare. Il mio obiettivo? Diventare giornalista televisiva.

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