Viaggio nell’Italia degli anni ’70 e ’80 con film e serie tv

L’Italia degli anni ’70 e ’80 è un Paese di cambiamenti, rivoluzioni, nuove scoperte e passaggio dal sociale all’individuale. Sono gli anni di un nuovo stato indipendente al largo di Rimini e della prima comunità nell’entroterra di Riccione, della tv a colori e dell’addio a Carosello, del sequestro Moro e della testimonianza di Tommaso Buscetta. Troppi anni e scenari diversi per essere riassunti in poche righe. Ma dove non arrivano le parole ci pensano cinema e serie tv, che negli ultimi decenni hanno studiato questi anni, nel loro lato sociale, politico fino al più recente “SanPa: luci e tenebre di San Patrignano” a presentare un nuovo scenario: la nascita della prima comunità dedicata a tutti quei ragazzi che iniziavano a sperimentare le droghe più letali.

Gli ultimi decenni del secolo scorso sono insieme nascita, crescita e declino di uno Stato intero che per strada deve fare i conti con terroristi da una parte ed eroina dall’altra, mentre dentro le mura domestiche scopre la tv commerciale di Silvio Berlusconi. È un panorama di transizione che scoppia con le ribellioni studentesche, mentre una Democrazia Cristiana in bilico tentenna tra rapimenti e scandali, tra logge segrete e attacchi mafiosi al continuo tentativo di trovare un procuratore per Palermo. Due decenni che vanno analizzati e ripercorsi insieme, che si completano come lo yin e lo yang, nel bene e nel male, soggetti ancora dominanti del piccolo e grande schermo grazie alla moderna tentazione di spiegare la storia contemporanea attraverso sceneggiature curate e recitazioni attente.

Anni ’70: Tv commerciale e lotte politiche

Tra il 1968 e il 1970 l’Italia si trova difronte a proteste studentesche e mobilitazioni operaie passate alla storia come i “Sessantottini”, mentre al largo di Rimini, l’architetto Giorgio Rosa è alle prese con la disperata ricerche della libertà. Si apre così la stagione degli anni Settanta nel Belpaese, con la storia meno conosciuta del giovane emiliano, raccontata nel nuovo film Netflix “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” di Sydney Sibilia con Elio Germano. Il dottor Rosa, stanco di dover rispondere a chi più potente di lui, decide di creare una micronazione al largo di Rimini, poco fuori dalle acque territoriali italiane. Per farlo costruisce una piccola piattaforma diventata fin da subito meta gettonata di turisti da ogni parte del mondo. Un progetto che dura un solo anno, ma che contribuisce a mettere in luce i punti deboli del Paese.

Nasco negli anni ’70
inizio col dire c’era una volta
una radio libera
sempre accesa e raccontava ogni cosa
musica sport scontri politici
figli dei fiori fatti e pacifici
rubriche d’amore e poesie
affari di stato e antipatie
fra operai e principali
moralisti ed intellettuali
San Pellegrino Sanbitter
il compromesso di Berlinguer
erano gli anni gli anni ’70
e finiva Carosello
i pensieri di Pasolini
venivano offesi con un coltello

(Fabrizio Moro – Me’ nnamoravo de te)

Nel giro di pochi anni l’Italia si piega sotto lo scontro di estremisti come Gianfranco Bertoli, che nel 1973 lancia una bomba a mano davanti alla questura di Milano per colpire l’allora ministro Rumor uccidendo però 4 persone. O la bomba a Piazza della Loggia di Brescia rivendicata dal gruppo di estrema destra Ordine Nuovo che nel 1974 uccide 8 persone ferendone più di un centinaio, a soli due mesi di distanza da un’altra famosa bomba, quella scoppiata sul treno Italicus in viaggio nella provincia di Bologna. Ma non sono solo anni di lacrime. La comicità di Paolo Villaggio si imprime nella cultura italiana, così come le canzoni di Lucio Battisti e Mia Martini, mentre sulla terra rossa lasciano la loro traccia Adriano Panatta e Paolo Bertolucci e nella politica si susseguono Giovanni Leone (dal 29 dicembre 1971) e Sandro Pertini (dal 8 luglio 1978).

Nel 1971 arriva TeleBiella, rete fondata dall’ex regista della Rai Peppo Sacchi che ospita figure come Enzo Tortora, Ezio Greggio e il cantautore Bruno Lauzi. Dal 1975 la Rai deve fare i conti però con un altro fenomeno: la nascita delle prime radio e televisioni private che danno il via al fenomeno delle radio libere, il caso più eclatante è quello della bolognese Radio Alice. L’emittente in questione ha un motto ben chiaro: “dare voce a chi non ha voce”. Nasce come una sorta di “ala creativa” del Movimento del ’77, movimento politico extraparlamentare nato sulla scia delle rivolte del ’68, e organizza concerti e raduni giovanili accanto a un continuo intervento politico militante. La rete viene però chiusa dalla polizia solo un anno dopo l’apertura. Da questa storia il regista Guido Chiesa ne ha tratto il film “Lavorare con lentezza” del 2004 con Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea.

Più che un nuovo movimento sociale, il 1977 conosce anche una nuova organizzazione criminale raccontata nel lavoro di Stefano Sollima “Romanzo criminale – La serie”. Siamo a Roma, precisamente nel quartiere della Magliana, dove un gruppo di ragazzi decide di mettersi in proprio in un modo particolare. In quegli anni la droga gira anche nelle strade della capitale, e il crimine si riorganizza attorno alla nuova Banda de il Libanese (Francesco Montanari), il Freddo (Vinicio Marchioni), il Dandi (Alessandro Roja) e Bufano (Andrea Sartoretti) costantemente nel mirino dell’occhio attento del commissario Nicola Scialoja (Marco Bocci). Sullo sfondo dell’Italia che abbiamo raccontato sopra, la prima stagione mette in luce le imprese criminose della Banda, i tentativi di crescita, la necessità di fare e ottenere sempre di più. La seconda stagione invece si sofferma sulle conseguenze di quelle azioni, sui retroscena e sulla struttura stessa della Banda, costretta a rapportarsi con la dura realtà e i numerosi nemici. Andata in onda su Sky tra il 2008 e il 2010, vanta due stagioni con 22 episodi totali. Pochi prodotti esistevano prima di questo, e tutti erano relegati sotto il titolo di “soap opera” e prodotti dalla Rai. Dopo Quo vadis, baby?, è proprio Romanzo Criminale la seconda fiction prodotta da Sky.

Trailer della serie “Romanzo Criminale” di Stefano Sollima

 

Per quanto riguarda le tv invece, nel 1974 la sentenza n. 225 della Corte Costituzionale sancisce il diritto a diffondere e a ricevere programmi esteri sul territorio nostrano. Un punto di svolta per gli italiani che, a partire dal 1977, conoscono Furia, cavallo del West, Happy Days, Goldrake e Heidi. Ma è anche una sentenza fondamentale per le nascenti reti Fininvest che faranno dei programmi americani la loro pentola d’oro.

Lo stesso anno la tv saluta un suo tassello storico: Carosello. Il programma, un contenitore pubblicitario, era diventato con il passare degli anni un vero e proprio appuntamento fisso. “Carosello e poi a letto” ricorda chi al tempo era appena un ragazzino. Rigorosamente in bianco e nero, vanta in tutto 7261 episodi, in onda ogni giorno dal 1957 e sospeso solo per le morti di papa Giovanni XXIII e di papa Pio XII, per la strage di Piazza Fontana, per l’assassinio dei fratelli Kennedy e per raccontare l’approdo sulla Luna. Un mese dopo la chiusura di Carosello, a febbraio 1977, la tv conosce il colore.

L’annuncio storico di Maria Giovanna Elmi: la tv a colori
Prima trasmissione a colori di Mike Bongiorno

 

Nel frattempo le strade della capitale si macchiano della violenza delle Brigate Rosse. Da marzo a maggio 1978 l’Italia rimane appesa a un filo per il sequestro dell’onorevole Aldo Moro. Giornali e tv nazionali e locali si concentrano sulla strategia del governo, si schierano a favore o contro la trattiva e denunciano una presenza sempre più radicale del terrorismo che minaccia la stabilità del Paese.

Porta a porta ricorda l’edizione del Tg1 del 16 marzo 1978
Anni Ottanta: Droghe, bombe e mafia incentivano il passaggio al personale

La bomba alla stazione di Bologna porta il gelo in una calda estate di inizio anni ’80, mentre sempre più giovani cadono della rete della tossicodipendenza. Il Governo resta immobile incapace di affrontare anche questa emergenza, e così una nuova comunità apre nell’entroterra di Riccione da un’idea di Vincenzo Muccioli. San Patrignano (fondata nel 1978) per la prima volta nella storia accoglie tutti quei ragazzi che non sono più in grado di allontanarsi dall’incubo dell’eroina avviando un percorso di recupero. A porre altra benzina sul fuoco, sul nascere del nuovo decennio arriva l’AIDS, a colpire anche chi, come quei ragazzi, prendeva in prestito siringhe già utilizzate per drogarsi.

Questo filone è stato recentemente raccontato dalla nuova serie Netflix “SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano”. L’obiettivo della docuserie è quello di mettere in luce tutti quei momenti di tensione, dubbio e problemi che come un velo tenebroso hanno sempre circondato la comunità emiliana, alzando una serie di domande sul lungo lavoro del fondatore Vincenzo Muccioli. Con le testimonianze di ex ospiti e dei loro parenti, del figlio di Muccioli e di figure note che nel corso della vita della comunità hanno collaborato con loro. Tra questi assente giustificata Letizia Moratti, che con il marito fu una delle finanziatrici più importanti.

Siamo all’opposto del decennio precedente. Le battaglie sociali e ideologiche hanno spinto i cittadini a rifugiarsi nell’individuale e nel personale, lasciandosi andare a uno stile di vita più frivolo, spinti dal pensiero positivo, dalla cultura del paninaro, dalle spalline imbottite e dai disco-club. Sono gli anni del capolavoro Il nome della Rosa firmato da Umberto Eco.

Cresco negli anni ’80
anni ’80 anni ’80 80
l’Italia che vince il mondiale
assiste all’alba del nuovo Canale 5 6 7 8
l’alternanza in parlamento è in continuo aggiornamento
non da spazio al giuramento
per la patria lo farò
l’ostinazione di un pensiero
che non è rosso non è nero
difeso a volte senza vergogna
l’Italia che vota che varca i confini
si abbraccia in silenzio per Sandro Pertini

(Fabrizio Moro – Me’ nnamoravo de te)

Nel 1980 TeleMilano, acquistata poco meno di cinque anni prima, diventa Canale 5. Limitati anche dalle ultime leggi contro il sempre più imponente arrivo di Berlusconi, le reti Fininvest offrono sia contenuti registrati anche molto tempo prima, sia i migliori film della Century Fox, della Metro Goldwyn Mayer comprati oltreoceano a segnare la prima fase di Canale 5 definita “americana”. Sono gli anni di Lassie, Dallas, Robin Hood, Casablanca. In contemporanea sulla prima rete Mike Bongiorno conquistava il pubblico con i suoi quiz prima di passare, nel 1982, in esclusiva per le reti Fininvest con Superflash, programma dell’anno per il 1985.

Sigla di testa di Superflash dal 1982 al 1985

 

Nel frattempo il terremoto dell’Irpinia scuote l’Italia, un aeroplano esplode in volo e precipita a Ustica, mentre un militante di un gruppo di estrema destra turco spara a Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro in Vaticano. Era il 13 maggio 1981 e l’allora presidente della Repubblica era Carlo Azeglio Ciampi.

Ricordo dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II

 

L’attentato al Papa non è l’unica tragedia che i sanpietrini del Vaticano contano per quel decennio. Il 1983 è l’anno della scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, un caso che rimarrà irrisolto e collegato a quello di un’altra cittadina romana sparita a pochi mesi di distanza: Mirella Gregori. Nel frattempo Governo e testate nazionali si coprono con un velo di scandalo per la denuncia della loggia massonica P2 di Licio Gelli, mentre in strada gli italiani urlano per i gol di Paolo Rossi, Marco Tardelli e Alessandro Altobelli a segnare il 3 a 1 contro la Germania e la vittoria del nostro terzo Mondiale. Era l’11 luglio 1982 e il cielo di Madrid si colorava del tricolore. A raccontare le gesta degli Dei del calcio in quegli anni c’era già 90° Minuto, reputato il programma del 1984, anno della scomparsa anche di Enrico Berlinguer, segretario generale del PCI.

Solo due anni dopo la giornata di Rai 1 si apre per la prima volta con Unomattina, facendosi forza sul privilegio della diretta che cinque anni prima, nel 1981, aveva permesso alla Rai di raccontare ogni istante della tragedia di Vermicino, quando Alfredino, bambino di appena sei anni, cadde dentro un pozzo in una piccola frazione di Frascati (Roma). E che nel 1987 permette alla tv nazionale di aggiudicarsi il terzo posto nella classifica dei programmi più visti mandando in diretta il penultimo show del Who’s That Girl Tour di Madonna.

Unomattina arriva a “svegliare gli italiani”
Madonna “Who’s That Girl Tour” Torino 1987 Parte 1

 

Forse tra i filoni più gettonati e tra le storie più acclamate da film e serie tv ci sono i racconti mafiosi. In Calabria il silenzioso dominio dell’ndrangheta approfitta della lotta tra Cosa Nostra e la Procura di Palermo per crescere e diffondersi anche al nord. Luogo gettonato: la Lombardia. Sono gli anni della Milano da bere raccontata da Riccardo Scamarcio nel film Netflix “Lo Spietato”. Uscito nel 2019 racconta la vera storia di un ragazzo di famiglia mafiosa salito dalla Calabria a Milano per assistere alla lenta ascesa criminale nella regione. Nel frattempo però, il sud, e in particolare la Sicilia, continuano a contare i morti.

Solo dal 1981 al 1983 vengono commessi circa 600 omicidi. Tra questi anche gli assassini del generale Carlo Alberto della Chiesa, il segretario provinciale democristiano Michele Reina, il commissario Boris Giuliano, il giornalista Mario Francese, il candidato a giudice istruttore della città Cesare Terranova, il procuratore Gaetano Costa, il segretario regionale del PCI Pio La Torre e il presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella. Negli anni ’70 la mafia aveva ucciso anche il giornalista Peppino Impastato e il conduttore radiofonico Gaetano Badalamenti.

A raccontare questo susseguirsi di tragedie la collana “La mafia uccide solo d’estate (serie televisiva)”. Tratta dall’omonimo film diretto e interpretato da Pif – autore di soggetto e sceneggiatura, nonché voce narrante – ripercorre le vicende di una famiglia comune nella Palermo degli anni Settanta. Con due stagioni e 24 episodi vanta tra i suoi protagonisti Claudio Gioè, Anna Foglietta e Nino Frassica. Così, come nel film, dopo aver assistito all’omicidio mafioso del poliziotto Filadelfio Aparo, il destino di questa famiglia inizia a fiancheggiarsi agli eventi della città, mentre il piccolo Salvatore è impegnato a gestire un nuovo amore per la compagna di scuola e la conoscenza del commissario Boris Giuliano, assassinato da Cosa Nostra il 21 luglio 1979.

Ma il vero avvenimento del decennio è quello che inizia nel 1986 e che Marco Bellocchio prova a raccontare nel suo film Il Traditore. Per la prima volta, si da il via a un maxiprocesso contro Cosa Nostra, grazie anche alle collaborazioni e alle testimonianze di alcuni pentiti. Tra questi il più famoso è Tommaso Buscetta. Tenutosi a Palermo conta circa 475 imputati in primo grado e 200 avvocati difensori, conclusosi con 19 ergastoli e pene detentive. Il termine maxiprocesso, utilizzato in ambito giornalistico, si rifà solo a questa prima frase del processo che invece si conclude solo il 30 gennaio 1992, giorno della sentenza finale della Corte di Cassazione.

Con la puntuale recitazione di Pierfrancesco Favino, “Il Traditore” vuole dare voce proprio alla storia di Tommaso Buscetta. Dalla sua fuga in Brasile al rimpatrio e al maxiprocesso. Ha vinto sette Nastri d’argento e sei David di Donatello tra cui miglior film, regia, sceneggiatura, attore protagonista e non, montaggio e colonna sonora.

Trailer de “Il Traditore” con Pierfrancesco Favino

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Giulia Taviani

24 anni, nasco a Verona, mi sposto a Milano ma sogno Bali. A sei anni ho iniziato a scrivere poesie discutibili, a 20 qualcosa di più serio. Parlo di attualità nel podcast "Mo' To' Spiego" e di vino in "De Buris: Il lusso del tempo". Ho scritto di cinema, viaggi, sport e attualità, anche se sono fortemente attratta da ciò che è nascosto agli occhi di tutti. A maggio 2020 ho pubblicato il mio primo libro "Pieno di Vita"

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