L’intelligenza artificiale comincia a interessare anche l’industria musicale. La Recording Academy ha deciso di cambiare le regole per l’assegnazione dei Grammy Awards: dal prossimo anno sarà presa in considerazione la musica creata con l’ausilio dell’IA, ma solo compositori e artisti umani potranno vincere premi.
Come cambiano le regole
La decisione dunque non mette fuori gioco del tutto l’intelligenza artificiale, dato che brani composti o eseguiti in parte tramite algoritmi potranno essere iscritti al concorso. «L’IA avrà assolutamente e inequivocabilmente un ruolo nel plasmare il futuro della nostra industria – ha dichiarato Harvey Mason, CEO della Recording Academy – L’idea di essere presi alla sprovvista dall’IA e di non affrontarla è inaccettabile». Quello che si cerca di tutelare è l’unicità della componente artistica umana, che non può essere sostituita da un computer. Per questo motivo, solo musicisti in carne e ossa potranno effettivamente essere premiati nelle rispettive categorie dei Grammy. «Se c’è una voce creata con l’IA a cantare una canzone o c’è uno strumento IA, prenderemo in considerazione il brano – ha ribadito Mason – Ma per le categorie dedicate alla composizione, dovrà essere scritto prevalentemente da un umano. Lo stesso per le categorie relative all’esecuzione».
Il ruolo dell’IA nella musica
Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli strumenti che consentono di generare musica tramite l’intelligenza artificiale. Il caso più eclatante riguarda un brano di Drake e The Weeknd che è diventato virale ma non è mai stato cantato dai due. Di pochi giorni fa è invece la notizia di una nuova canzone dei Beatles grazie al completamento digitale di una vecchia demo di John Lennon. Non solo singole tracce, ma anche interi album: una band inglese ha utilizzato l’IA per creare gli otto brani di The Lost Tapes/Vol.1, un ipotetico disco inedito degli Oasis. Più un generale, cercando sul web, si trovano innumerevoli deepfake degli artisti più famosi. Così è possibile sentire la voce di Freddie Mercury sulle note di “Hotel California” degli Eagles o “Don’t Look Back in Anger” degli stessi Oasis. Ma anche Kurt Cobain in “Creep” dei Radiohead o Madonna in “Billie Jean” di Michael Jackson, solo per citarne alcuni. Secondo uno studio pubblicato da Frontiers in Artificial Intelligence, l’IA sarebbe in grado di prevedere quali canzoni avranno successo con una precisione del 97%. Oltre alle regole dei Grammy Awards, potrebbero presto cambiare anche quelle dell’intero mercato musicale.