Gli Oscar e l’inclusività: cosa è cambiato negli anni

È arrivata la 93° edizione degli Oscar: nottata in cui le stelle hollywoodiane si sfidano e concorrono per le varie statuette.
Svolgimento: 25 aprile ad Hollywood. Il simbolo, per antonomasia, del mondo dello spettacolo. Situata nell’ ambita La La Land, anche conosciuta come la terra dei sogni. Il posto dove si può diventare qualcuno pur partendo da zero. Tra il passato e il presente, sempre colma di tantissimi giovani che tentavano la fortuna e partivano alla volta di Los Angeles.

Ma gli Oscar non sono solamente questo. Non sono fatti solo di speranze e luci. Le ombre sono state moltissime e altrettanti, i dibattiti che si sono abbattuti sul mondo del Cinema.
Nel 2019, il Telegraph ha riferito che dalla nascita del premio Oscar nel 1928, solo il 7% delle nomination Miglior attore, sono andate a persone di colore, rispetto al 4,2% delle nomination Miglior attrice e al 3,2% per la Miglior regia. Attraverso un excursus degli ultimi anni, si può però osservare come le cose stiano cambiando: l’inclusione nel Cinema è sempre più ricercata, combattendo a favore minoranze. Hollywood e, nel complesso, l’industria dello spettacolo si sono attivate per produrre dei grandi cambiamenti.

#OscarsSoWhite

Due annate in particolare hanno suscitato in passato una concitata polemica: il biennio 2015-2016. Nell’occasione nessun attore o regista nero fu nominato in alcuna categoria della premiazione. L’hashtag #OscarsSoWhite, ha popolato il web e diverse celebrity afroamericane annunciarono la loro assenza alla Cerimonia: tra queste il regista Spike Lee.Proprio nel 2016, Film su vite di persone di colore come Creed e Straight Outta Compton hanno ricevuto riconoscimenti, ma le loro nomination erano per scrittori bianchi – nel caso di Compton- o per un artista bianco -Sylvester Stallone- in Creed.
Questo ha messo in luce la miopia dell’organo di nomina ma anche i profondi pregiudizi strutturali dell’industria che lo alimenta. E non è passato inosservato: i tentativi di inclusione da quel momento si sono rivelati sempre maggiori.

Parasite, premiato come Miglior Film nel 2019

Nel 2020, è stato Parasite a diventare il primo film in lingua straniera a vincere il Miglior Film, trionfando su film più tradizionali come la pellicola di Quentin Tarantino: C’era una volta… a Hollywood.  La storia di una famiglia raccontata da Bong Joon-ho. Prima di Parasite, il Miglior film nel 2019 era stato Green Book, la storia di riconciliazione razziale diretta da Peter Farrelly, sotto accusa per i numerosi cliché presenti.

Quest’anno, Minari è in corsa per ben sei premi agli Academy Awards: un’altra storia di una famiglia coreana. Il lungometraggio, nato all’insegna dell’inclusione, è stato scritto e diretto da Chung, figlio di immigrati della Corea del Sud.

La presenza femminile

Agli Oscar 2010 l’emozionante film di guerra di Kathryn BigelowThe Hurt Locker, è stato il primo diretto da una donna ad aggiudicarsi la statuetta per il Miglior film. Più di dieci anni dopo, è il poetico e suggestivo Nomadland, road movie di Chloé Zhao ad essere in corsa per la premiazione. Racconto empatico del viaggio di una donna attraverso gli USA, immerso nel tempo della grande recessione.

Nomadland di Chloé Zhao

Secondo il verdetto della critica è il favorito: affronta tematiche ad oggi estremamente significative. Solitudine, resilienza, instabilità economica. Concetti ben noti dopo più di un anno di lockdown.

Inoltre, un’altra ventata di novità riguarda la categoria Miglior Regista: quest’anno, per la prima volta nella lunga storia degli Academy Awards, più di una donna è stata candidata agli Oscar per questa statuetta nella stessa edizione. I nomi sono quelli della stessa Chloe Zhao e di Emerald Fennell, rispettivamente registe di Nomadland e Promising Young Woman.

LGBTQ+ Community

Nell’ultimo quindicennio, in particolare nel Cinema occidentale, non è passato inosservato come tema centrale l’amore omosessuale. Tra i casi più recenti Moonlight, il film di Barry Jenkis,  vincitore della categoria Miglior Film nel 2017, narra la storia di un giovane omosessuale di colore cresciuto nella periferia di Miami. Così come, nell’anno successivo, sotto i riflettori e l’attenzione mondiale ci fu Chiamami con il tuo nome. L’idilliaco  lungometraggio di Luca Guadagnino non si aggiudicò la vittoria della categoria Miglior Film ma riuscì a conquistare quella per la Miglior Sceneggiatura, narrando dell’amore estivo e tormentato tra due uomini, nei bucolici paesaggi italiani.

Il tema della disabilità

Alla notte degli Oscar di quest’anno, un altro tema farà da protagonista, quello della disabilità. Feeling Through, Sound of Metal e Crip Camp: disabilità rivoluzionarie sono le tre pellicole che pongono al centro persone disabili.
Tre film, che costituiscono l’asse portante del cambiamento ad Hollywood e dimostrano la spinta per una maggiore inclusione.

I nuovi criteri richiesti dall’Accademy

Il cinema, dunque, tenta di rispondere ai cambiamenti del presente e l’obiettivo resta quello di volgere l’attenzione ai temi dell’inclusività.

È stata infatti pubblicata, sulla pagina ufficiale del premio, la lista degli standard che ogni pellicola dovrà rispettare al fine di concorrere nella categoria Miglior Film. Per le edizioni degli Oscar programmate per il 2022 e il 2023, i film candidati dovranno presentare un modulo che garantisca il superamento di almeno due dei quattro parametri richiesti. A partire dal 2024, invece, tale condizione diverrà obbligatoria.

I requisiti riguardano la presenza – sia nel cast che nello staff – di donne, professionisti provenienti da etnie scarsamente rappresentate, esponenti LGBTQ+ e persone con disabilità. Similmente, le opere nominate dovranno essere incentrate su temi dal valore sociale, offrendo al pubblico una visione della società multietnica e diversificata.

 

Priscilla Bruno

Romana, classe ‘96. I libri sono da sempre la mia costante: ricordo come da bambina la mia eroina fosse Jo March, la protagonista di Piccole Donne che usava la sua penna come arma contro qualsiasi pregiudizio.

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