Violenza di genere, Europa divisa sulla definizione di stupro

In Europa una donna su cinque ha subito violenze fisiche e sessuali dal proprio partner. Sette donne ogni giorno sono vittime di femminicidio. Questi sono i dati riportati dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali. Eppure, l’Unione europea è più divisa che mai in merito alla direttiva sulla violenza di genere. Al centro dello scontro tra istituzioni l’articolo 5 che definisce lo stupro e il concetto di consenso.

La proposta della Commissione europea

Nonostante i dati allarmanti sulla violenza di genere, non esiste una legge europea in grado di uniformare i diritti e le tutele delle donne all’interno dell’Ue. L’8 marzo del 2022, la Commissione europea ha proposto una direttiva per rendere cogente la Convenzione di Istanbul e conformare la definizione di violenza di genere: non solo stupro, ma anche mutilazione genitale, matrimonio forzato, sterilizzazione forzata e tutte le forme di cyber-violenza.

Manifestanti in piazza per i diritti delle donne
Manifestanti in piazza per i diritti delle donne

Il testo della direttiva riprende l’articolo 36 della Convenzione di Istanbul e si concentra sulla definizione di stupro come atto sessuale realizzato senza consenso. Nel giugno 2023, la proposta è stata votata quasi unanimemente – 71 voti favorevoli su 83 – dal parlamento, ma parte del Consiglio europeo ha fatto blocco, rimaneggiandone il testo. E una direttiva europea presentata dalla Commissione ha bisogno dell’approvazione di entrambi gli organi.

L’opposizione

Non tutti i Paesi europei definiscono lo stupro come un rapporto sessuale non consenziente. In molti Stati l’elemento costitutivo del reato di stupro è la coercizione. In Francia, ad esempio, lo stupro è identificato da quattro parole: coercizione, violenza, minaccia e sorpresa. L’attenzione è dunque sulla vittima, che dovrebbe dimostrare di aver opposto resistenza fisica. Ma le reazioni a una violenza possono essere molteplici e personali. Una donna potrebbe rimanere immobile e non reagire per shock, oppure per paura di subire un’aggressione peggiore. Ancorare la definizione di stupro al concetto di consenso consentirebbe di tutelare le donne e di vedere riconosciute più condanne, come successo in Svezia e Canada.

Tra i Paesi contro la direttiva ci sarebbero Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Francia. Questi Stati considererebbero il tema della violenza di genere di competenza nazionale e non sovranazionale. Quando la Commissione propone una legislazione si basa sul Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. In questo caso, si è dichiarata competente in materia, citandone l’articolo 83, che riguarda lo sfruttamento sessuale del corpo delle donne. Il Consiglio europeo ha ribattuto che lo stupro non rientra in questa categoria, facendo quindi crollare la base giuridica necessaria.

I cambiamenti del Consiglio

Tuttavia, la reale opposizione sarebbe all’articolo 5 e ruoterebbe intorno al tema del consenso. La presidenza belga del Consiglio europeo sta rimaneggiando la proposta nel tentativo di trovare un punto di incontro. Il testo è stato cambiato nei seguenti aspetti: oltre all’articolo 5, è stata eliminata la definizione di “molestie sessuali nel mondo del lavoro” – contenuta nell’articolo 4 – e la mutilazione genitale, la sterilizzazione forzata e le molestie nel mondo del lavoro non sono più incluse come reati penali nell’articolo 6. Inoltre, nel caso di violenza online la donna deve essere in grado di provare il danno subito dalla circolazione delle proprie foto intime.

Striscione femminista esposto a Palermo
Striscione femminista esposto a Palermo
La risposta femminista

Tutto ciò ha dato il via a polemiche e proteste da parte dei movimenti femministi europei. In Italia, nello specifico, le donne di Uil, Cgil e Cisl hanno chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di difendere e tutelare le donne «respingendo la proposta al ribasso della presidenza belga». Anche l’Intergruppo della Camera per le donne ha chiesto a Meloni di preservare il concetto di consenso. Pina Picerno – la relatrice italiana al Parlamento europeo – ha definito il rimaneggiamento del Consiglio come un «clamoroso e inaccettabile arretramento». Differenza Donna – l’associazione che gestisce il numero nazionale antiviolenza 1522, i centri e le case rifugio – ha lanciato su Change.org una petizione perché venga mantenuta la definizione di stupro come «rapporto sessuale senza consenso». L’associazione definisce la revisione del Consiglio come ««uno sfregio alle donne che l’Europa non può fare».

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