È stato annunciato come il giovedì nero e così si sta rivelando: l’intera Francia si ferma per protestare contro la riforma delle pensioni voluta dal Presidente Emmanuel Macron.
Non solo gilet gialli e black bloc. A scendere in piazza ci sono anche studenti, insegnanti, lavoratori di ferrovie e trasporti pubblici, assieme a addetti alla pulizia urbana, camionisti, personale ospedaliero e perfino la Polizia: milioni di dipendenti del settore pubblico, tutti uniti per il “muro del 5 dicembre” che sta mettendo in ginocchio Parigi e tutto il Paese.
L’86% dei macchinisti e il 75% dei controllori hanno aderito allo sciopero, causando l’annullamento di 9 treni su 10. Secondo la “Società nazionale delle ferrovie” ad ora in Francia, è operativo solo il 10% dei treni intercity e ad alta velocità. Garantite invece cinque delle 16 linee della metropolitana della capitale. Anche il settore aereo è paralizzato: Air France ha cancellato il 30% delle rotte interne, mentre Easy Jet ha annunciato la soppressione di 200 voli.
Sono oltre 250 i cortei che stanno attraversando le città francesi: da Lione a Nantes, passando per Montpellier e Tolosa, fino a Dijon e Rennes. Non si esclude che la protesta possa prolungarsi anche nei prossimi giorni. A Parigi oggi sono stati schierati 6mila agenti tra polizia e uomini della gendarmeria.
«Sappiamo che ci saranno molte persone in queste proteste e conosciamo i rischi», ha dichiarato il ministro degli interni Cristophe Castaner, «Abbiamo chiesto che sistematicamente quando ci saranno scontri o violenze ci siano arresti immediati». I primi scontri si sono verificati a Parigi nel primo pomeriggio, a corteo iniziato, dove alcuni black bloc con volto coperto hanno dato alle fiamme dei cassonetti e lanciato sassi contro le vetrine.
Oggetto della contestazione la riforma di Macron che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Secondo un sondaggio promosso da Harris Interactive, Rtl e Aef Info, il 70% dei francesi sostiene la protesta.
La situazione sembra ricordare i grandi scioperi del 1995, quando in un giovedì di 24 anni fa due milioni di lavoratori scesero in piazza per tre settimane, fino a Natale, per ottenere un passo indietro del governo: le dimissioni dell’allora primo ministro francese Alain Juppè e lo scioglimento del Parlamento.