Le dichiarazioni di Donzelli su Cospito continuano a infiammare il dibattito politico. Dopo il Ministro della Giustizia, è intervenuta anche la Presidente del Consiglio: «La sfida è allo Stato e lo Stato ci riguarda tutti», ha detto Meloni. Nel frattempo, è stata anticipata l’udienza in Cassazione, dal 7 marzo al 24 febbraio. Mentre un parere favorevole al mantenimento del 41-bis è arrivato dal Procuratore generale di Torino. A differenza della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha chiesto per Cospito il carcere duro o il regime di alta sicurezza.
Tutto questo mentre si intensificano le manifestazioni in solidarietà dell’anarchico detenuto in regime di carcere duro e in sciopero della fame da oltre cento giorni. E sale l’allarme intorno a una telefonata anonima a “Il Resto del Carlino”, secondo cui Bologna verrà colpita da un grave attentato.
L’intervento di Donzelli
La polemica intorno alle dichiarazioni di Giovanni Donzelli sul caso Cospito è cominciata il 31 gennaio, dopo il suo intervento alla Camera. Il deputato di Fratelli d’Italia e Vicepresidente del Copasir ha attaccato quattro parlamentari del Partito democratico per essere andati in carcere a visitare Cospito – a «incoraggiarlo nella battaglia». Ha fatto i nomi dei quattro deputati – Serracchiani, Verini, Lai e Orlando – e ha chiesto: «Questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia?».
Nel suo intervento alla Camera, Donzelli ha definito Cospito «un influencer» che «la mafia sta utilizzando in questo momento per far cedere lo Stato sul 41-bis». Il responsabile organizzativo di FdI ha dunque accusato l’anarchico di aver intrattenuto colloqui con alcuni mafiosi.
Il 28 dicembre 2022 Cospito avrebbe avuto un confronto con Francesco Presta, il “killer” dell’’ndrangheta. Con le parole di Donzelli: «Presta lo esortava: “vai avanti”. Cospito rispondeva: “fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma”. E l’’ndranghetista: “sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l’ergastolo ostativo”».
Il 12 gennaio 2023 Cospito avrebbe poi parlato con Francesco Di Maio, del clan camorrista dei casalesi. L’anarchico avrebbe detto al mafioso: «Deve essere una lotta contro il regime 41-bis e contro l’ergastolo ostativo, non deve essere una lotta solo per me. Per me, noi al 41-bis siamo tutti uguali».
Le accuse a Donzelli
Il Pd è passato subito al contrattacco. L’ex Guardasigilli Andrea Orlando ha dichiarato: «Associare il reato di chi è in carcere al parlamentare che lo va a visitare è la spia di un atteggiamento autoritario. Io sono andato centinaia di volte in carcere, prerogativa riconosciuta dalla legge. E ricordo stuoli di colleghi, anche di centrodestra, che sono andati a visitare detenuti per corruzione o concorso esterno».
Ma la principale accusa mossa a Donzelli è quella di aver rivelato carte riservate. «È grave la diffusione di notizie che sono nell’interesse della sicurezza generale e riservate», ha dichiarato Orlando. Diffusione ancor più problematica visto che Donzelli è il Vicepresidente del Copasir, l’organo parlamentare che vigila sull’operato dei servizi segreti. «Così si è messa a rischio la sicurezza nazionale, a maggior ragione se è vero che sta avvenendo una saldatura tra frange del terrorismo e criminalità organizzata», ha aggiunto Orlando.
L’ex Ministro della Giustizia ha poi accusato Donzelli di aver usato intercettazioni e informazioni riservate per intimidire l’opposizione. «Il messaggio è “siamo in grado di colpirvi usando strumenti di cui noi disponiamo e voi no”. È gravissimo che informazioni e notizie annotate per prevenire situazioni di pericolo per la comunità vengano usate per colpire degli avversari politici».
«Donzelli si dimetta», ha chiesto Giuseppe Provenzano. «Ha dimostrato un senso dello Stato pari a zero», ha affermato Walter Verini. «Ne risponderà in tutte le sedi», ha sostenuto Debora Serracchiani, precisando che i dem sono «convinti sostenitori del 41-bis». Richieste di dimissioni per Donzelli anche da Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana e Verdi.
La replica di Donzelli
Donzelli ha inizialmente replicato di non aver preso le carte al Copasir. «Non ho divulgato intercettazioni, ma ho parlato di quanto riportato in una relazione al Ministero di Giustizia di cui, in quanto parlamentare, potevo conoscere il contenuto. Non ho violato segreti».
Donzelli ha poi precisato di esser venuto a conoscenza del contenuto delle carte da Andrea Delmastro Delle Vedove, il Sottosegretario alla Giustizia che condivide casa con lo stesso Donzelli. Delmastro aveva a disposizione gli atti in quanto titolare della delega al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Il Sottosegretario ha confermato la versione di Donzelli: «Nulla di secretato, mi ha fatto delle domande e ho risposto, come avrei fatto con qualsiasi deputato».
A Delmastro ha replicato, tra gli altri, il Segretario dimissionario del Pd, Enrico Letta: «Il vice di Nordio alla Giustizia viola il segreto, passa informazioni riservate su cosa dicono i mafiosi al 41-bis al Vicepresidente del Copasir che le usa per infangare l’opposizione. Tre motivi perché Donzelli e Delmastro lascino».
Inoltre, c’è chi ha giudicato poco credibile quanto affermato da Donzelli e Delmastro, ossia che il secondo si sia limitato a rispondere a legittime domande del primo. Durante il suo intervento alla Camera, Donzelli sembra leggere un testo scritto, citando in modo diretto le conversazioni tra Cospito e i mafiosi.
Il Giurì d’onore
Per quanto riguarda le accuse ai parlamentari dem, il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha convocato il Giurì d’onore. Lo ha fatto su richiesta del Pd, perché «è stato leso il rispetto reciproco». Il Giurì è una commissione di indagine che può essere nominata dai Presidenti di Senato o Camera, su richiesta di un parlamentare, per giudicare la fondatezza delle accuse ricevute nel corso di una discussione.
Il Giurì riferirà con una relazione di cui il Parlamento prenderà atto, senza votazione né dibattito. Si tratta comunque di uno strumento cui si ricorre raramente, perché le sue indagini producono conseguenze molto limitate.
La nota di Nordio
Il Pd ha chiesto un chiarimento al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che il 2 febbraio ha sostenuto la non segretezza del documento citato da Donzelli. «Non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda», ha dichiarato il Guardasigilli in una nota.
«Quanto al contenuto dei colloqui tra i detenuti Cospito ed altri, riferiti dall’onorevole Donzelli, non sono stati oggetto di un’attività di intercettazione ma frutto di mera attività di vigilanza amministrativa. In conclusione, la natura del documento non rileva e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati».
Il Guardasigilli dovrà anche riferire sulla richiesta di revoca del 41-bis per Cospito. La Procura nazionale antimafia e antiterrorismo ha già consegnato la sua relazione al Ministro della Giustizia. Un documento lungo una decina di pagine che ribadisce la fondatezza della decisione di applicargli il carcere duro e chiede per Cospito il 41-bis o il regime di alta sicurezza, con tutte le dovute cautele. Il documento non fornisce dunque indicazioni nette e rimette le valutazioni all’autorità politica. Al Ministero della Giustizia è arrivato anche un altro parere, quello del Procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, che si è espresso favorevolmente al mantenimento del 41-bis.
Formalmente, la scelta di revocare il regime di carcere duro spetta a Nordio, ma questi ha affermato che «l’importanza politica della vicenda» probabilmente porterà a una discussione in Consiglio dei Ministri, forse persino in Parlamento. Insomma, il Guardasigilli vuole che la decisione pesi politicamente su tutto l’esecutivo, non solo sul suo Ministero.
L’intervento di Meloni
Il 1° febbraio è intervenuta sul caso Donzelli anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Il governo non ha fatto altro che il suo lavoro, facendo molta attenzione a non alzare i toni su questo. Il tema non lo abbiamo alimentato noi. Noi abbiamo semplicemente espresso la solidarietà, poi è montato questo caso». Davanti ai «titoli allarmanti» dei giornali, la premier ha consigliato prudenza e responsabilità.
Meloni ha aggiunto: «Il Ministro Nordio ha risposto nel merito, noi abbiamo portato la vicenda nel Consiglio dei Ministri per capire le condizioni di salute, e intanto Cospito era stato trasferito in una struttura che potesse monitorarne meglio le condizioni. La sfida è allo Stato e lo Stato ci riguarda tutti. Non è un tema di destra o di sinistra».
Il giorno dopo, Meloni è tornata sul tema, intervenendo su Rete4. «Se stabilissi il principio che chiunque sta al 41-bis fa lo sciopero della fame e io lo tolgo dal 41-bis», ha affermato la premier, «domani quanti mafiosi avremmo che fanno lo sciopero della fame?». La Presidente del Consiglio ha aggiunto: «Cospito nel 1991, già in carcere, decise di fare lo sciopero della fame, e venne graziato. Lo Stato lo ha graziato ed è andato a sparare a della gente. Non stiamo parlando di una vittima, per come la vedo io».
Cospito vuole vivere
Nel frattempo, Cospito rimane nel Centro di assistenza integrata del carcere di Opera. È in sciopero della fame da oltre cento giorni e dal 31 gennaio ha smesso anche di prendere gli integratori.
Il 1° febbraio è andato a trovarlo Michele Usuelli, Consigliere regionale lombardo di +Europa. A Usuelli Cospito ha detto di «voler vivere» di e sentire «la mancanza dei fumetti». L’anarchico è apparso lucido mentalmente: «Era vigile, reattivo e respirava bene», ha riferito il Consigliere regionale.
Il militante ha anche affermato di voler essere un detenuto come gli altri. «Per molti minuti mi ha rappresentato l’imbarazzo di avere trattamenti di favore rispetto ad altri detenuti al 41-bis, vero o non vero che sia», ha dichiarato Usuelli. Il Consigliere regionale ha aggiunto: «Non mi ha detto di approvare questi gesti, ma prevalendo il suo essere anarchico, non si sente di dire nulla a chi li sta compiendo, nemmeno di condannarli».
L’avvocato difensore ha riferito come Cospito avesse predisposto «uno scritto da inviare alle autorità, che possono riceverli per vigilare contro la tortura». Ma questo foglio gli è stato sequestrato dal penitenziario di Opera, come accaduto anche per i libri che provenivano dal carcere di Sassari. Il militante anarchico ha inoltre escluso qualsiasi patto d’azione con i boss mafiosi: «Mi hanno teso una trappola», ha affermato al suo legale.
Sul caso Cospito si esprimerà la Corte Suprema di Cassazione. L’udienza è stata anticipata dal 7 marzo al 24 febbraio. Inizialmente era stata fissata al 20 aprile, ma questo aveva sollevato le critiche del medico di fiducia: «Fra tre mesi Alfredo sarà morto».
Il moltiplicarsi delle manifestazioni
Tutto questo mentre si intensificano le manifestazioni in supporto di Cospito. Il giorno dopo il suo arrivo a Opera, un gruppo di anarchici si è presentato all’esterno del carcere cantando slogan e cori. Alcuni hanno lanciato sassi contro due auto, una della polizia e una della penitenziaria, senza ferire gli agenti né causare danni alle vetture.
Per volontà del Ministero dell’Interno, il Prefetto e il Questore di Milano hanno alzato le misure di sicurezza intorno agli obiettivi sensibili. Il 3 febbraio è previsto un presidio di solidarietà in stazione Centrale. Il giorno dopo, i manifestanti si ritroveranno davanti al carcere di Opera. Ma gli investigatori temono a Milano, nelle prossime settimane, una grande adunata degli anarchici di tutta Europa.
Manifestazioni anche nella capitale: il 2 febbraio gli studenti della Sapienza hanno annunciato l’occupazione della facoltà di Lettere e hanno esposto uno striscione in solidarietà di Cospito.
Sale la tensione anche a Bologna. La mattina del 31 gennaio alla portineria della sede de “Il Resto del Carlino” è arrivata una telefonata anonima. «A Bologna ci sarà un grave attentato per i fatti relativi a Cospito», ha affermato una voce giovane e maschile con lieve cadenza bolognese. La Digos e la Procura stanno lavorando per individuare il numero da cui è partita la chiamata e per capire se si tratta davvero di un militante anarchico o di un semplice mitomane.