Martedì 31 gennaio il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha riferito sul caso Cospito in Commissione Giustizia della Camera. Il giorno prima, un’informativa in Consiglio dei Ministri insieme ai titolari della Farnesina e del Viminale. Nel frattempo, è stato disposto il trasferimento del militante anarchico nel carcere di Opera, dato il peggioramento delle sue condizioni di salute. Tutto questo mentre gli anarchici continuano una serie di atti dimostrativi, in Italia e all’estero.
L’istanza di revoca del carcere duro
Sono ormai diversi giorni che il Ministro Nordio è stato chiamato a pronunciarsi sul caso di Alfredo Cospito, il militante anarchico rinchiuso in 41-bis e in sciopero della fame da oltre cento giorni.
Il 12 gennaio l’avvocato difensore, Flavio Rossi Albertini, ha presentato al Guardasigilli un’istanza di revoca del carcere duro nei confronti del detenuto. Questo perché, dopo verdetti e ricorsi, è sopraggiunto un “elemento nuovo”: la Corte d’Assise di Roma ha assolto alcuni anarchici dal reato di “associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico”. Smentita dunque l’idea di un’organizzazione che risponde alla guida di Cospito.
Per la sentenza, lo scambio epistolare tra l’anarchico e persone all’esterno del carcere «non evidenzia alcuna pretesa del Cospito di imporre all’esterno un pensiero unico sul concetto di azione armata e distruttrice, né sono obiettivamente rintracciabili direttive che in tal senso egli fornisca dal carcere». I giudici aggiungono che non vi sono nemmeno «risposte adesive e di concreta attuazione di un tale metodo di lotta comunicato dal Cospito ai compagni all’esterno».
Nordio in Commissione Giustizia
Per l’avvocato difensore, questa sentenza farebbe venir meno i presupposti del 41-bis, applicato a Cospito per interrompere i suoi rapporti con il gruppo di appartenenza ed evitare sue comunicazioni con l’esterno. Proprio su queste valutazioni dovrà esprimersi il Guardasigilli. Ma, prima di prendere una decisione, Nordio attende il parere della Direzione nazionale antiterrorismo e della Procura antiterrorismo di Torino. Il Ministro avrà tempo fino al 12 febbraio per pronunciarsi sulla richiesta: se non dovesse farlo, la domanda sarebbe da ritenere respinta.
Martedì 31 gennaio il Guardasigilli ha riferito in Commissione Giustizia della Camera. Mentre nel pomeriggio del 30 ha esposto in Consiglio dei Ministri un’informativa sul caso, insieme al Ministro degli Esteri Antonio Tajani e al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ma Nordio ha ricordato che, in ogni caso, dovrà essere l’autorità giudiziaria a disporre la sospensione della pena o a chiedere al Ministro la revoca del regime di carcere duro.
Gli atti anarchici in Italia
Tutto questo mentre nelle ultime settimane sono aumentati gli atti in supporto di Cospito: non solo manifestazioni di piazza, ma anche lancio di molotov contro automobili e invio di lettere con proiettili a giornalisti e procuratori.
- Sabato 28 gennaio un corteo non autorizzato a Trastevere, composto da una sessantina di anarchici, finito con due cariche della polizia. Il bilancio è di 41 denunciati e un agente ferito in testa con una bottigliata.
- Nella notte di sabato, sempre a Roma, lanciate due molotov nel parcheggio di un commissariato al Prenestino: non ci sono stati né danni né feriti.
- A Torino, appiccato un incendio ad alcuni cavi del traliccio Torre Bert, un ripetitore di telefonia mobile: sul luogo, una scritta recitante «Fuori Alfredo Cospito dal 41bis».
- Qualche giorno prima, sempre a Torino, recapitata una busta con un proiettile al Procuratore generale Francesco Saluzzo, che rappresenta la pubblica accusa nel processo di Cospito. Sulla busta, la lettera “A” maiuscola, simbolo degli anarchici.
- A Livorno, una lettera con un proiettile recapitata al Direttore de “Il Tirreno”, Luciano Tancredi, con la scritta: «Se Alfredo Cospito muore i giudici sono tutti obiettivi. 2 mesi senza cibo. Fuoco alle galere».
- A Sassari, un presidio solidale davanti al carcere di Bancali, dove era detenuto Cospito: centinaia i manifestanti.
- Nella notte di lunedì 30 gennaio bruciate due automobili della polizia locale a Milano, nella sede del Municipio 5 in viale Tibaldi. Per gli investigatori della Digos e della Questura il rogo sarebbe stato causato dal lancio di un oggetto incendiario.
- Da ultimo, nella notte di lunedì, date alle fiamme cinque auto “brandizzate” Tim nel piazzale della sede di Telecom Italia, a Roma. Su una cabina elettrica afferente all’edificio, scritte contro il 41-bis e la “A” anarchica.
Gli atti anarchici all’estero
Ancora più clamorosi gli atti compiuti dagli anarchici all’estero lo scorso fine settimana.
- La sera di venerdì 27 gennaio sfondata la vetrata di ingresso del consolato generale italiano a Barcellona. Imbrattata una parete esterna del palazzo, con scritte in catalano a vernice nera: «Italia Stato assassino», «Libertà per Cospito», «Amnistia totale». La polizia catalana – i Mossos d’Esquadra – ha fermato i cinque presunti responsabili.
- Qualche ora dopo, nel quartiere Schöneberg, a Berlino, bruciata l’auto con targa diplomatica del primo consigliere dell’ambasciata italiana, Luigi Estero. I vigili del fuoco hanno immediatamente domato l’incendio.
Questi atti, soprattutto quello in Germania, ricordano quanto successo il 2 dicembre scorso ad Atene, quando gli anarchici hanno incendiato l’auto di Susanna Schlein, sorella di Elly e prima consigliera dell’ambasciata italiana nella capitale greca. Sei giorni dopo l’incendio, un gruppo anarchico – il “Carlo Giuliani Revenge Nuclei” – ha rivendicato l’azione, con un testo pubblicato online che esprimeva solidarietà per Cospito.
La pista anarchica
Tutti questi atti – anche quelli privi di una rivendicazione esplicita – sembrerebbero riconducibili alla pista anarchica. Si tratterebbe di azioni dimostrative in supporto di Alfredo Cospito.
Ci potrebbe anche essere un collegamento diretto tra gli “attacchi” di Barcellona e Berlino. Forse persino un legame con tutti gli atti compiuti negli scorsi giorni dagli anarchici in Italia. E questo non solo per la vicinanza temporale. Nelle scorse settimane, su alcuni siti web riconducibili alla galassia anarchica, era apparsa una “chiamata internazionale all’azione” per la settimana tra il 22 e il 28 gennaio. Sugli stessi siti sono apparsi anche messaggi di rivendicazione di attacchi compiuti a Milano, Roma e Buenos Aires.
L’obiettivo di questi gesti, più o meno violenti, potrebbe essere quello di esercitare pressioni sullo Stato italiano per revocare il regime di 41-bis per Cospito. O anche, semplicemente, il fine potrebbe essere quello di esprimere solidarietà per il militante anarchico e portare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vicenda.
Ma l’uso della violenza potrebbe essere controproducente, perché potrebbe venire interpretato come prova di un legame diretto tra Cospito e i gruppi anarchici. Come sostenuto dal Presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, «La produzione di violenza gioca contro di lui. Perché i diritti del detenuto devono essere contemperati al pericolo di ordine pubblico che può creare all’esterno».
La reazione del governo italiano
In risposta a tutti questi gesti, Palazzo Chigi ha pubblicato una nota, affermando che «azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici. Lo Stato non scende a patti con chi minaccia».
Sulla stessa linea il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Lo Stato non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili». Il titolare del Viminale è convinto che «nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se portata avanti con questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell’ordine». Per il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, gli attentati di questi giorni «sono la prova più evidente della necessità di mantenere il 41 bis».
La stessa Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha chiesto «più sicurezza per i diplomatici» e ha affermato di seguire gli sviluppi con «preoccupazione e attenzione». Proprio lei, dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, aveva rivendicato l’importanza del regime di carcere duro.
Dalla politica alcune opinioni differenti
Diverso il parere dei legali e di alcuni esponenti delle opposizioni. «L’esecutivo sembra fermo al sequestro Moro. Qui non si discute se cedere alle pressioni ma se ricorrono le condizioni per mantenerlo al 41 bis», ha commentato l’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini.
Il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, ha chiesto il trasferimento di Cospito in un centro clinico. E il Senatore del Pd Walter Verini ha avvertito: «Bisogna evitare che un carcerato come Cospito muoia in carcere».
In riferimento al 41-bis, il Senatore dem Carlo Cottarelli ha dichiarato: «Fin dall’inizio era una punizione esagerata. Non si tratta di cedere di fronte al ricatto, cosa sempre sbagliata, ma di riconoscere un errore».
L’udienza in Cassazione
Oltre alla possibilità che il Ministro Nordio disponga la revoca del 41-bis, il regime detentivo potrebbe essere abolito dalla Corte di Cassazione. Dopo aver fissato l’udienza per il 20 aprile, la Suprema Corte ha deciso di anticiparla al 7 marzo, perché per il medico di Cospito un’attesa di tre mesi era incompatibile con le condizioni di salute del detenuto. «Fra tre mesi Alfredo sarà morto», aveva dichiarato.
Il 7 marzo la Cassazione dovrà dunque pronunciarsi sul ricorso presentato dall’avvocato difensore contro la sentenza del Tribunale di sorveglianza, che a dicembre aveva confermato il regime di 41-bis. Ma l’iter è piuttosto lungo: presumibilmente, in caso di annullamento dell’ordinanza la Cassazione rimanderebbe comunque gli atti al Tribunale di sorveglianza.
Le condizioni di salute
Cospito non mangia da 103 giorni e si nutre solo con acqua, qualche integratore e un po’ di sale e miele. Da tempo non si vedeva in un Paese occidentale uno sciopero della fame così lungo e radicale: l’ultimo fu, forse, quello del 1981 condotto dal militante dell’Ira Bobby Sands. Uno sciopero che non finì nel migliore dei modi, perché Sands morì in carcere.
Cospito viene visitato da medici differenti tre volte al giorno: nessuno di loro ha finora riscontrato condizioni di salute incompatibili con il carcere. Ma il suo medico di fiducia, Angela Milia, sostiene che le condizioni del detenuto siano sempre più critiche. Da 117 chili Cospito è sceso a 74, presenta valori di potassio molto bassi, non riesce più a termoregolare il suo corpo. Qualche giorno fa ha provato a farsi una doccia, per riscaldarsi, ma è scivolato e si è rotto il naso.
Il trasferimento nel carcere di Opera
Dato il peggioramento delle sue condizioni di salute, per garantire eventuali interventi urgenti il 30 gennaio Cospito è stato trasferito nel carcere milanese di Opera, dove c’è un centro clinico attrezzato. Sarà ricoverato nel padiglione del Servizio assistenza intensificata, dove si trovano detenuti con gravi patologie. Rimarrà in regime di 41-bis, ma, se le sue condizioni fossero ritenute incompatibili con il carcere, potrebbe venire disposta la sospensione della detenzione.
Come sostiene Giovanni Maria Flick, ex Ministro della Giustizia e Presidente della Corte costituzionale, «Il 41 bis è legittimato solo per impedire i contatti tra il carcerato e il mondo esterno». Flick parla dunque dell’«imperativo di salvare una vita umana. L’isolamento carcerario deve essere compatibile con la salvaguardia della vita umana, se essa è davvero in pericolo».