BONUS PSICOLOGO: tra criticità e una nuova presa di coscienza

Per gli esperti siamo al centro di una quinta ondata di nuovi casi, ma questa volta non si tratta di contagi da Covid-19 bensì dell’incredibile aumento di soggetti che manifestano disagi psicologici direttamente collegati alla pandemia. E per affrontare il problema il governo ha colto il bisogno alla radice e approvato un apposito emendamento al decreto Milleproroghe, popolarmente comunicato come “Bonus Psicologo”.

IL BONUS

L’emendamento è stato approvato dalla commissione Affari costituzionali e Bilancio della Camera ed entro poche settimane dovrebbe diventare legge. Sono 20 milioni di euro le risorse stanziate per il 2022 e si dividono in due categorie ben distinte: 10 milioni di euro verranno messi a disposizione di chi ha un Isee non superiore a 50mila euro tramite un voucher per consulti di psicoterapia privata, mentre altri 10 saranno investiti per il potenziamento di servizi già esistenti.

Per quanto riguarda le strutture di assistenza il sostegno riguarderà il reclutamento di professionisti sanitari e di assistenti sociali per rafforzare i servizi di neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza e il miglioramento dell’accesso ai servizi di psicologia e psicoterapia in assenza di una diagnosi di disturbo mentale.

UN IMPORTANTE PASSO AVANTI

La fatica psicologica è una situazione di stress psicologico significativo che, secondo David Lazzari, Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, riguarda il 31% della popolazione sopra ai 18 anni. Una situazione emergenziale che richiede quindi un intervento emergenziale ed è qui che entra in gioco il Bonus.

David Lazzari, Presidente Consiglio Nazionale Ordine Psicologi

Il Codacons si è detto non soddisfatto dell’emendamento considerandolo una misura spot che non risolve davvero tutti i problemi e richiedendo interventi ben più strutturali. La ridotta incisività di questo sostegno, almeno per quanto riguarda i primi tempi, è conosciuta anche dall’Ordine Nazionale degli Psicologi che però lo ritiene comunque un primo passo molto importante per il settore. «È chiaro che le risorse messe a disposizione sono ancora molto limitate – ammette David Lazzari – ma questo discorso va considerato come un segnale importante che riconosce il problema e comincia ad affrontarlo».

Una seconda critica alla misura di sostegno sostiene che la presenza di un bonus potrebbe causare un aumento dei compensi degli psicoterapeuti privati. A questo proposito il dott. Lazzari spiega che «C’è stato un aumento di circa il 40% nelle richieste di aiuto a livello libero professionale. Questa quindi non era un’esigenza dei professionisti di incentivare il loro lavoro, questa è un’esigenza del Paese, della società che ha bisogno di queste competenze professionali e non le ha disponibili».

I casi di disagio sono aumentati in modo ingente e tante persone ancora non li sanno riconoscere oppure li minimizzano. C’è però un rovescio della medaglia molto positivo che vede la pandemia come causa di una presa di coscienza su problemi importanti, già esistenti, a cui però finora non era stata data la giusta attenzione. Per Lazzari infatti

“La pandemia non ha aumentato solo il disagio e i problemi, ma ha anche prodotto un cambiamento nella sensibilità delle persone. Si tratta dell’aumento della consapevolezza dell’importanza degli aspetti psicologici per la qualità della vita”

I REPORT PRECEDENTI

La rivista scientifica The Lancet ha pubblicato nel 2020 un ampio studio intitolato “Global prevalence and burden of depressive and anxiety disorders in 204 countries and territories in 2020 due to the COVID-19 pandemic”. L’analisi su 204 Paesi di tutto il mondo ha evidenziato un dato allarmante. Nel 2020 la pandemia ha fatto schizzare del 25% l’incidenza di disturbi d’ansia e depressione maggiore (la forma clinicamente più rilevante di depressione).

In particolare in un anno di pandemia a livello globale la prevalenza dei disturbi d’ansia è aumentata del 25,6%, per un totale di 76,2 milioni di nuovi casi, e una prevalenza di 4.108 disturbi ogni 100mila persone. La prevalenza della depressione maggiore è invece salita del 27,6%, arrivando a 3.152 casi ogni 100mila abitanti, per un aumento complessivo di 53,2 milioni di nuove diagnosi.

La distribuzione dei disagi non è equa né a livello geografico né a livello sociale, e le categorie che soffrivano di condizioni di fragilità in un contesto pre-pandemico non hanno visto che peggiorare la propria situazione. Questa problematica è stata sottolineata anche da Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) durante l’ultimo congresso “La ripartenza dopo la tempesta”.

Il 26, 27 e 28 gennaio si è tenuto in modalità virtuale il XIII Congresso Nazionale Sinpf

«Iperallerta, ipocondria, depressione, perdita del desiderio di contatto con il mondo esterno, auto-isolamento e indebolimento delle capacità cognitive perché lo stimolo del cervello sociale non si è più attivato» sono i disagi riportati durante il XXIII Congresso Nazionale Sinpf che la pandemia ha esacerbato. Nello specifico Mencacci ha dichiarato che «Con un aumento del 26% della depressione e con un +28% dei disturbi d’ansia, la quinta ondata della pandemia in Italia è già in atto: è quella che affligge la mente. Non dei pazienti Covid, ma della popolazione generale, a partire dalle categorie più fragili, come le donne, gli anziani e i giovani, colpite dai principali fattori di rischio che sono l’impoverimento, la disoccupazione e l’isolamento».

Stiamo parlando di una problematica reale, ingente e pervasiva che riguarda una quantità di persone sempre maggiore. Il bonus psicologo può dare una spinta iniziale, ma servirà un impegno concreto e strutturale per migliorare realmente la situazione.

Maria Oberti

Mi interesso di social media, cinema e rivoluzioni culturali. La nostra società si evolve in modo frenetico e per me è importante tendere l'orecchio e lo sguardo alle sue conseguenze. Rivoluzioni tecnologiche, tendenze sociali e libertà individuali sono gli stimoli che sento di più.

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