
Una vasca di laminazione realizzata a Gessate prosegue il progetto della Regione Lombardia di messa in sicurezza del territorio rispetto a potenziali alluvioni e esondazioni. Grande come sette campi da calcio, l’opera è costata 5,7 milioni di euro.
Un’opera per combattere il rischio idrogeologico
Negli ultimi anni gli eventi meteorologici estremi connessi al cambiamento climatico ci hanno insegnato a conoscere – e a temere – il potenziale distruttivo dell’acqua. Questo è particolarmente vero in regioni ricche dal punto di vista idrico. In Lombardia, per esempio, accade di frequente che fiumi come il Lambro e il Seveso esondino allagando gli abitati circostanti. Per prevenire o ridurre il dissesto idrogeologico le soluzioni sono diverse, ma spesso si ricorre all’installazione di “vasche di laminazione”, come quella inaugurata il 5 giugno a Gessate, nord-est di Milano, e realizzata dal Consorzio Est Ticino Villoresi.

Il funzionamento della vasca
«Il principio di funzionamento di una vasca di laminazione», spiega Stefano Burchielli, direttore dell’area tecnica del Consorzio, «assomiglia molto a un lavandino», nel senso che l’acqua che piove dal cielo agisce come un rubinetto. «Il vantaggio del rubinetto è che lo si può aprire, chiudere e dosare, cosa che non si può fare con l’acqua che piove dal cielo». Restando in metafora, quello che si può fare è allora utilizzare lo scarico del lavandino, aprendo e chiudendo il tappo in maniera tale che l’acqua defluisca in modo controllato. «Lo scarico qui è il torrente a valle, cioè a sud dell’area di laminazione, che attraverso l’azione della vasca riceve un quantitativo d’acqua compatibile con la sua dimensione», così da prevenire le esondazioni.
In definitiva, continua l’ingegner Burchielli, il compito delle vasche di laminazione è quello di «abbattere il picco di piena, cioè ridurre la portata, e allungare il periodo in cui c’è acqua all’interno del corso d’acqua». Il corso d’acqua in questo caso è il ramo di Gessate del Trobbia, un sistema di torrenti e corsi d’acqua, che interessa tutta l’area nord-est della provincia di Milano, sottopassa il Naviglio Martesana e confluisce con il ramo di Masate nel canale Muzza, una diramazione dell’Adda.
La rete idrica interessata
Le Trobbie rientrano, come anche il Seveso e il Lambro, nel cosiddetto “reticolo idrico principale”, di competenza della Regione. Questa ha finanziato con circa 5,7 milioni di euro il progetto della vasca di laminazione, che il Consorzio ha realizzato e gestirà. All’inaugurazione del 5 giugno, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Territorio e Sistemi verdi Gianluca Comazzi hanno evidenziato con soddisfazione che «i lavori, con ricadute positive anche su Milano città, sono stati effettuati in tempi record, sintomo di un sistema collaudato».

Realizzata in 18 mesi, la vasca – spiega ancora Burchielli – «fa parte delle poche opere che sono state costruite nei tempi. Nonostante una serie di ritardi legati al meteo, perché nel 2024 ci sono stati più di 100 giorni di pioggia, i ritardi nella costruzione sono stati inferiori rispetto ai giorni di pioggia. Questo è un dato confortante: vuol dire che c’è stata attenzione da parte di tutti nel cercare di contenere i ritardi. Ovviamente prima queste opere vengono completate, prima entrano in funzione».
Gestire l’attività della vasca
C’è da dire a questo proposito che la vasca era operativa da ben prima dell’inaugurazione ed è già entrata in funzione alcune volte. La prima è stata nel maggio 2024, in occasione di un’alluvione a Gessate e Bellinzago: «Essendo la vasca uno scavo accanto a un corso d’acqua, quando è piovuto l’acqua è andata dove doveva andare, ovviamente in maniera non regolata», osserva Burchielli. Ad oggi, invece, la vasca «ha una paratoia che regola i deflussi, quindi si può addirittura impedire completamente all’acqua di andare verso valle, decidere quando e quanto invasare nella vasca».
La regolazione può avvenire anche da remoto, anche se il direttore dell’area tecnica ritiene sempre preferibile una presenza umana che possa valutare sul posto. Per esempio, «all’ingresso della vasca c’è una sorta di pettine, detto selettore, un manufatto che tende a trattenere il materiale flottante, quindi rami, tronchi o tutto quello che può finire dentro all’acqua e che galleggia. Quando piove il selettore tende a occludersi, cioè si riempie di materiale». Diventa di fondamentale importanza capire quanto si stia riempiendo, per far eventualmente intervenire un operatore che asporti il materiale. «La paratoia potrebbe segnalare che non riesce ad arrivare al 100% di chiusura, ma a distanza non è possibile capire perché». A conti fatti, suggerisce Burchielli, «la strumentazione ti può dire dove andare, ma l’aspetto visivo non lo puoi sostituire».
Un piano su larga scala
L’opera appena inaugurata si inserisce in un piano molto ampio, all’interno del quale i progetti differiscono per dimensione e posizionamento. La vasca di Gessate per esempio è grande quanto sette campi da calcio e ha una capacità di oltre 126.000 metri cubi. Invece la vasca di Carnate, i cui lavori termineranno probabilmente ad agosto, è grande il doppio. Non sono le uniche nel quadrante Nord-Est di Milano: «Stiamo progettando l’ampliamento della vasca che c’è nel comune di Inzago sulla Trobbia di Masate e poi stiamo progettando una vasca sul rio Vallone immediatamente a nord del Villoresi. Infine, una grande vasca tra Bussero, Pessano con Bornago e Gorgonzola». Come hanno spiegato Fontana e Comazzi, è infatti in corso un ampio programma «di prevenzione e gestione del rischio idrogeologico, avviato da Regione Lombardia per far fronte alla crescente frequenza di eventi meteorici estremi legati ai cambiamenti climatici».