Rajae Bezzaz: il Papa mi ha invitato a fare la missione delle missioni

Dare voce ai giovani per costruire un futuro più giusto, inclusivo e consapevole. È questo il cuore pulsante del progetto “Manifesto for Change – Youth and Future”, ideato e curato dal cantautore siciliano Giovanni Caccamo, recentemente presentato alle Nazioni Unite.

Pubblicato da Treccani nel marzo 2025 con la prefazione di Papa Francesco, il volume raccoglie i pensieri e le visioni di 75 giovani provenienti da tutto il mondo, selezionati tra migliaia di partecipanti al concorso internazionale “Youth and Future”. Tra i contributi più significativi spicca quello di Rajae Bezzaz, inviata del programma “Striscia la Notizie” e conduttrice di R101, da anni impegnata nel dialogo interculturale e nella lotta contro i pregiudizi.

Copertina del libro “Manifesto for Change”

Nel libro, Rajae affronta con profondità e sensibilità il tema dell’identità e dell’appartenenza, sottolineando l’importanza di ascoltare le voci di chi vive il confine tra culture, spesso emarginate ma ricchissime di valori. “Non esiste cambiamento senza inclusione reale – scrive – e non esiste inclusione senza ascolto autentico.” Le sue parole diventano una chiamata all’azione che tocca corde universali, invitando a superare le barriere della paura con il coraggio della comprensione.

Rajae, ognuno di voi all’interno del libro ha scelto una parola chiave. La sua qual è?

Ho scelto la parola innocenza perché rappresenta ciò che siamo durante l’infanzia, innocenza che a volte perdiamo quando cresciamo. Nel mio racconto, anche da adulti, non si perde quella parte di innocenza e si riesce a “dialogare” anche da grandi con essa.


In questo libro c’è la prefazione di Papa Francesco con la frase: siate persone che cambiano il modo di cambiare. Quanto condivide questo incipit?

Tantissimo, perché penso che bisogna contribuire al cambiamento in modo che il cambiamento avvenga. Persone che possono cambiare devono avere anche un sacco di coraggio per farlo, perché a volte vacilliamo tutti. Ci sono dei momenti che dici “ma chi me lo fa fare”? Perché è pesante, perché devi prenderti delle responsabilità, perché essere persone che provocano il cambiamento significa non solo essere presenti a se stessi, ma essere responsabili e accettare le conseguenze che possono essere anche molto gravi e difficili nella tua vita. Questo può sembrare un input buttato lì, in realtà Papa Francesco ci sta chiamando a fare la missione delle missioni.

Rajae Bezzaz durante la conferenza sugli Hikikomori alla Camera dei Deputati
A Striscia la Notizia ha fatto un servizio sugli Hikikomori, un approfondimento che poi ti ha portato anche a fare un intervento alla Camera dei Deputati a febbraio scorso. Quali riscontri ha avuto dai giovani e dai genitori che hanno dei figli che vivono questo problema?

In quell’occasione ho avuto proprio il modo di vedere i genitori che erano presenti e alcuni hanno trovato parole di conforto. Altri mi hanno detto: «Non pensavo che questo fenomeno fosse così». Quindi nel loro sguardo c’era quello che stavano scoprendo, quello che hanno vissuto, le risposte che si stavano dando in quel momento e soprattutto la richiesta d’aiuto. Molti mi hanno detto: «Ti prego, continua a comunicarlo».


In passato ha recitato, le piacerebbe tornare sul set?

Sì, perché dico sempre che recitare è l’unico momento dove devo fare un lavoro, dove sì, sono responsabile di fare il mio lavoro bene tecnicamente, imparare i testi, l’interpretazione, ma posso essere anche qualcos’altro. Non ho quel peso della responsabilità che invece vivo tutti i giorni quando faccio un’inchiesta, dove devi stare attento al centimetro. E proprio ultimamente sono stata a girare per un regista con il quale avevo già lavorato in un corto che si intitola “Generazioni”, ed è di Andrea Castaldi.

Rajae ha progetti in programma?

Sì. Il teatro. Saremo a giugno al Teatro Elfo Puccini con la Minima Theatralia, con la regia di Marta Marangoni. E quest’anno andremo in scena con Frankenstein Junior e io interpreto Elisabeth, la moglie del dottore. È un gruppo nutrito, è un gruppo teatrale che ha racchiuso all’interno persone di varie provenienze, condizioni. Già l’anno scorso ho avuto modo di lavorare con loro, è stata un’esperienza molto arricchente.

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