
L’influencer e make-up artist Alice Venturi riflette sul concetto di bellezza, sottolineando il ruolo del trucco come strumento di espressione personale che può ancora rompere gli schemi dell’omologazione. Dai primi tutorial ai messaggi di chi ha ritrovato fiducia grazie a un suo video, Alice chiarisce come la bellezza sia unicità, anche nelle imperfezioni.
Hai iniziato a parlare di make-up quando il mondo beauty sui social era ancora tutto da inventare. Cosa è cambiato?
Quando ho iniziato a parlare di make-up non c’era ancora un ideale di bellezza da inseguire. Non esistevano standard, né influencer da imitare. Era tutto molto spontaneo.
Negli anni, però, il modo di comunicare è cambiato profondamente. Oggi esistono codici estetici molto precisi. Vedo tante ragazze sentirsi inadeguate solo perché non rispecchiano i trend del momento. Eppure, ricordo con piacere quei periodi in cui ci si truccava di tutti i colori e si sperimentava senza timore.
Chi ti ispirava quando hai iniziato?
C’era una youtuber, Fafinettex3, non so che fine abbia fatto, ma fu proprio lei a spingermi a iniziare. Aveva lanciato un concorso mettendo in palio prodotti che in Italia non si trovavano. Così ho girato un video in inglese per partecipare.
L’influenza americana è stata fortissima: Michelle Phan e quella prima generazione di youtuber beauty erano una fonte continua di ispirazione.
Un tuo video ha mai avuto un impatto più profondo di quanto immaginassi?
Tempo fa, una ragazza mi ha scritto un messaggio tristissimo. Aveva appena chiuso una lunga relazione e lasciato il lavoro. Mi chiese di fare un tutorial su come truccarsi per un colloquio. Un mese dopo mi contattò per dirmi che il mio video le aveva cambiato la vita: era stata assunta. So bene che non era stato il trucco a farle avere quel lavoro, ma è servito a farla sentire più forte, centrata.
C’è una tendenza beauty che ti fa pensare che, forse, stiamo esagerando?
Più che mode, vedo una tendenza all’omologazione. Le ragazze oggi puntano tutte alla stessa estetica. Labbra overline disegnate nello stesso modo, lineamenti simili e zero personalità. Un tempo ognuno aveva il proprio stile: chi amava l’eyeliner, chi gli smoky eyes, chi non si truccava affatto. Il trucco raccontava chi eri. Ora, invece, o “ti trucchi come quella tiktoker o resti fuori dal giro”.
Poi ci sono tendenze che mi fanno sorridere, come le lentiggini fatte con i broccoli o il blush sul naso che sembra un’ustione. Ma anche questo passerà, come tutte le mode.
Conta molto l’aspetto fisico per essere presi sul serio, anche da un punto di vista professionale?
Putroppo molto. Mentirei se dicessi il contrario, ma l’immagine oggi ha un forte peso. È più difficile farsi notare se non sei bello secondo certi standard. Però è anche vero che la bellezza può diventare un limite: se sei solo bello, ma non sai
fare il tuo lavoro, duri poco. L’impegno, la competenza, alla lunga fanno la differenza.
Ti sei mai sentita più forte o sicura grazie al trucco?
Assolutamente sì, ma non perché truccata fossi “più brava”. In certe situazioni – un colloquio, un esame, un’intervista – sentirmi a mio agio anche esteticamente mi aiuta a dare il meglio. Il trucco per me non è una maschera, ma un potenziatore di sicurezza.
Ma se il make-up aiuta a coprire le insicurezze, come si fa a non alimentarle parlando di beauty?
Il problema non è il trucco in sé, ma l’idea che si debba usarlo per essere accettati. È la pressione sociale che crea insicurezze, non il make-up.
In tutti questi anni, ho ricevuto centinaia di messaggi da parte di ragazze che mi hanno raccontato di come convivevano con l’acne e di come quel disagio diventasse quasi una gabbia. Sui miei canali, hanno trovato un posto dove non venivano giudicate, ma accolte. Pian piano, hanno iniziato a vedersi con occhi diversi, a riscoprirsi belle anche con le loro imperfezioni.
Quali sono i personaggi famosi che hanno rotto gli schemi?
Penso a Gaia o Aurora Ramazzotti che si sono mostrate con l’acne. È fondamentale che chi ha una voce più forte della nostra usi quella visibilità per normalizzare ciò che è reale.
Quando qualcuno si espone con fragilità, ti senti meno solo. Io cerco di farlo nel mio piccolo, ma chi lo fa davanti a milioni di persone ha un impatto potentissimo.
Cosa pensi del fenomeno “Sephora kids”?
Giocare col trucco è normale, ma vedo bambine con la full face da adulte e mi chiedo: che impatto avrà questa precocità sulla loro autostima futura? Il make-up dovrebbe arrivare più tardi, quando sei in grado di capirne il significato anche come gioco creativo. A quell’età c’è il rischio che diventi uno strumento di giudizio, non di espressione.
Qual è il concetto di bellezza oggi?
Per la società, bellezza significa aderire a specifici canoni estetici: labbra carnose, naso all’insù, zigomi alti. Per me, bellezza significa stare bene con sé stessi. È unicità, quel dettaglio che ci rende diversi, anche nelle imperfezioni.