QUARTA PUNTATA: LA MORTE DI KHADER ADNAN NEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE
- La morte dello sceicco palestinese Khader Adnan in una prigione israeliana
- Il trattamento nelle carceri israeliane: la misura cautelate della “detenzione amministrativa”
- Le risposte a livello geopolitico e le reazioni delle associazioni israelo-palestinesi
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Buongiorno a tutti,
io sono Giulia Zamponi, giornalista di MasterX, la testata del Master in Giornalismo IULM, e questo è Fuori, il mondo oltre i nostri confini, un podcast che parla di esteri.
È giovedì 4 maggio 2023. Benvenuti alla quarta puntata. Oggi parleremo della morte di un leader del Jihad Islamico Palestinese e di cosa comporta questo nello scontro tra Israele e Palestina.
Nella notte tra lunedì 1 e martedì 2 maggio è morto in una prigione israeliana Khàder Adnàn, leader del Gruppo Radicale Palestinese PIJ, Movimento per il Jihad Islamico in Palestina. Lo sceicco 44enne, sarebbe stato trovato nella sua cella privo di sensi, dopo uno sciopero della fame durato 86 giorni, in protesta contro il suo arresto.
Adnan non era nuovo alle carceri, infatti era stato arrestato da Israele ben 12 volte, e aveva trascorso circa 8 anni dietro le sbarre. L’ultima volta che era stato arrestato era lo scorso febbraio con l’accusa di far parte di un’organizzazione terroristica e di incitamento alla violenza. Da allora, era stato messo in detenzione preventiva in attesa del processo e aveva immediatamente iniziato uno sciopero della fame, per contestare il suo arresto e le condizioni di detenzione dei cittadini palestinesi. Una faccia nascosta e subdola del conflitto israelo-palestinese, che allontana ancora di più i due popoli. Adnan aveva rifiutato cure mediche e le visite dei medici della prigione: il suo avvocato ha accusato per questo le autorità israeliane “Abbiamo chiesto che fosse trasferito in un ospedale civile dove potesse essere seguito adeguatamente. Purtroppo, questa richiesta è stata accolta con intransigenza e rifiuto”. Una volta portato in ospedale nella notte, è stato dichiarato morto dopo i tentativi di rianimazione.
La sua morte apre un’enorme e profonda discussione sul trattamento nelle carceri israeliane, soprattutto per coloro che sono accusati di terrorismo: possono essere detenuti senza processo praticamente all’infinito, con rinnovi ogni sei mesi in quella che la giustizia israeliana definisce “detenzione amministrativa”, che permette di trattenere sospetti terroristi a tempo indeterminato e senza processo. è stata introdotta dalle autorità coloniali britanniche e traslata nell’ordinamento israeliano: prevede il carcere senza accuse ufficiali sulla base di rapporti confidenziali dell’esercito o dei servizi segreti che identificano una persona come possibile minaccia allo Stato. Naturalmente i legali dell’accusato non hanno accesso a questi rapporti. La persona arrestata è quindi all’oscuro dell’accusa nei suoi confronti ed è impossibilitata a organizzare una difesa efficace. Sono 4.900 i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, più di 1000 in detenzione amministrativa. Un dato che non si vedeva da vent’anni.
Il PIJ è stato fondato nel 1981 da studenti palestinesi in Egitto con l’obiettivo di creare uno Stato palestinese in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e in altre aree occupate. Il Jihad Islamico è ritenuto da Israele e da tante Nazioni del mondo un’organizzazione terroristica. è il secondo gruppo armato più potente nella Gaza governata da Hamas, l’organizzazione politica e paramilitare palestinese a religione islamista, sunnita e fondamentalista di estrema destra. Adnan era proprio di Jenin, nella Cisgiordania occupata da Israele: mentre per i palestinesi era un eroe della resistenza, per gli israeliani era un pericoloso terrorista.
In risposta alla morte di Adnan, da Gaza, dove il Jihad Islamico è attivo, sono stati lanciati 22 razzi sulle zone meridionali di Israele, che sono caduti fortunatamente su aree disabitate e non hanno provocato alcun danno. Israele ha replicato ai razzi con attacchi di artiglieria. Numerose proteste sono esplose a Ramallah in Cisgiordania, in solidarietà con la famiglia di Adnan e di altri prigionieri palestinesi. “La sua morte sarà una lezione per generazioni, e non ci fermeremo finché la Palestina rimarrà sotto occupazione”, ha fatto sapere il gruppo del Jihad Islamico. Anche Hamas ha preso parte alla discussione, dicendo che “il popolo palestinese non lascerà che questo crimine passi sotto silenzio e risponderà adeguatamente. Il percorso della resistenza e della rivoluzione si intensificherà”. Secondo Hamas, la sua morte è “un’esecuzione a sangue freddo da parte dei servizi di sicurezza israeliani”.
L’ANP, Autorità Nazionale Palestinese ha anticipato che sottoporrà la questione alla Corte penale internazionale. Il Jihad islamico è finanziato in parte da Hezbollah, movimento diventato anche partito politico sciita libanese, fortemente antisionista. E proprio il gruppo armato libanese ha chiesto la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi e ha lodato la “lunga marcia piena di fermezza e la resistenza” di Adnan.
Si conclude qui questa puntata, grazie per aver seguito Fuori! Appuntamento alla prossima settimana con le notizie dal mondo!