Ursula von der Leyen o Mario Draghi. A ormai due giri di orologio dall’apertura delle urne per le Elezioni Europee, sembrano questi i due candidati più indiziati per prendere le redini della nuova Commissione europea. E gli ultimi sondaggi darebbero in leggero vantaggio l’ex presidente della Banca Centrale Europea.
Un Draghi per l’Europa?
I numeri arrivano direttamente da Polling Europe, un istituto di sondaggistica, che avrebbe ‘assaggiato’ il gradimento e la notorietà dei principali concorrenti per Palazzo Berlaymont. Il campione, intervistato nell’ultima settimana di maggio, era composto da maggiorenni da tutto il Vecchio Continente. Come da pronostico, i risultati hanno evidenziato una sfida a due tra la presidente uscente della Commissione e l’ex primo ministro italiano. Draghi sarebbe ritenuto adatto dal 49% degli intervistati, contro il 47% per von der Leyen.
Molto interessante, però, analizzare come si siano suddivise le preferenze. E la distinzione tra le ‘zone Draghi‘ e ‘zone von der Leyen‘ è alquanto netta. Il primo gode di maggior favore in Italia (68%) e più in generale nell’Europa meridionale (59%, esclusa la Spagna). La politica tedesca vince per distacco in Spagna ed Europa centro-settentrionale (oltre il 53%). Guadagnandosi, però, con molta fatica la sua Germania con il 45% del favore.
La presidente uscente è fortemente sostenuta da chi voterà il suo partito (il Ppe) oppure la coalizione dei Verdi. Draghi sembra invece l’opzione più accreditata tra chi si schiererà per i Liberali, Identità e Democrazia (con il 41% contro il 25% di von der Leyen), Conservatori e Riformisti. Per ora i Socialisti & Democratici si mantengono in un ignavo pareggio: il 62% degli intervistati ritiene entrambi buoni candidati.
Un sondaggio… sui generis
I sondaggi – come è noto – sono sempre dati indicativi e mai cristallizzati. Ancor di più quando gli intervistati non hanno potere di influire direttamente sul risultato. Ed è proprio questo il caso.
Il nuovo presidente della Commissione Ue sarà infatti designato dal Consiglio europeo, l’organo composto da tutti i capi di Stato e di governo dell’Unione. Questi lo dovranno scegliere a maggioranza qualificata dei 2/3. Con un caveat: bisognerà tenere presente dei risultati elettorali per il Parlamento. In poche parole, se il Ppe sarà il primo partito – come sembra – bisognerà cercare il candidato entro le fila di quello schieramento.
Non è finita qui. Sarà poi lo stesso Parlamento, con i suoi 720 eurodeputati, a dover confermare la scelta del Consiglio. Qui basteranno 361 sì, la maggioranza semplice. Pe raggiungere la quale, in ogni caso, si dovranno intavolare trattative tra le parti. Quei classici ‘giochi di potere’ (senza alcuna accezione negativa) che da lunedì 10 giugno impegneranno una Bruxelles rinnovata.