Giovedì 30 marzo il Garante per la protezione dei dati personali ha annunciato un provvedimento in cui ha limitato provvisoriamente il trattamento dei dati dell’utenza italiana su OpenAI.
La società statunitense che ha sviluppato ChatGPT, la più celebre AI relazionale, aveva già subito una perdita di dati il 20 marzo. In quell’occasione sono stati sottratti dati riguardanti le chat di alcuni utenti e le informazioni degli abbonati a ChatGPT Plus.
I motivi dello stop
Il Garante della privacy in una nota ha disposto «la misura della limitazione provvisoria, del trattamento dei dati personali degli interessati stabiliti nel territorio italiano».
Stop a #ChatGPT finché non rispetterà la disciplina di protezione dati personali. Il #GarantePrivacy ha disposto con effetto immediato la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani ➡️ https://t.co/v45jShTDRE pic.twitter.com/cfE1ur8NgM
— Garante Privacy (@GPDP_IT) March 31, 2023
ChatGPT rimmarrà comunque disponibile per gli utenti italiani e gli abbonati. Si tratta di uno stop alle informazioni che il chatbot di OpenAI può catturare. Il Garante infatti rileva la mancanza di una informativa agli utenti e una spiegazione ufficiale di come i dati sono raccolti.
Le richieste del Garante a OpenAI
Il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria. Manca infatti una base giuridica con cui giustificare la raccolta massiccia di dati personali tramite gli input testuali. Come testimoniato dagli accertamenti effettuati, non sempre ChatGPT fornisce informazioni veritiere.
Inoltre, nonostante secondo OpenAI il chatbot sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’autorità ha rilevato una totale assenza di filtri perla verifica dell’età. Ciò espone i minori a possibili fake news e a output testuali non assimilabili da loro per il basso grado di consapevolezza.
La società americana ha a disposizione 20 giorni per attuare le misure richieste dal Garante. In caso contrario, la pena sarà una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.
Il problema della privacy e le Big Tech
In un comunicato stampa del 21 marzo 2023 l’Autorità garante della concorrenza del mercato aveva avviato un’istruttoria anche contro TikTok. L’ accusa principale è stata che il social non rimuoveva contenuti pericolosi che istigavano a suicidio, autolesionismo e alimentazione scorretta. In questo caso è stata perquisita la sede di TikTok Italia.
I misteri dei dati raccolti dalle Big Tech e dei loro utilizzi rimangono in larga parte ignoti nonostante i tentativi delle autorità nazionali e internazionali.