Il 5 aprile 2023 il Garante della privacy federale canadese ha aperto un’istruttoria a carico di OpenAI, l’azienda che ha creato ChatGPT, la celebre intelligenza artificiale generativa. Anche Francia, Germania e Irlanda stanno valutando azioni a tutela della privacy degli utenti. Secondo Reuters, le autorità francesi e irlandesi avrebbero già contattato il Garante della privacy italiano, fautore del blocco di ChatGPT.
Sempre il 5 aprile si è tenuto un incontro in videoconferenza tra OpenAI e il Garante della privacy italiano. L’azienda americana leader nello sviluppo di AI teme un effetto domino in tutto l’Occidente. Quali sono, di fatto, le preoccupazioni dei garanti della privacy dei vari Paesi?
L’incontro tra il Garante italiano e OpenAI
OpenAI ha intenzione di cooperare con il Garante italiano per arrivare una positiva soluzione delle criticità rilevate riguardo a ChatGPT. È quanto emerge dall’incontro che si è svolto ieri sera in videoconferenza tra il Garante della Privacy e la dirigenza di OpenAI.
All’incontro – a cui ha preso parte in prima battuta anche Sam Altman, CEO di OpenAI – hanno presenziato il Collegio del Garante, Che Chang, il Deputy General Counsel della società statunitense, Anna Makanju, responsabile Public Policy, e Ashley Pantuliano, Associate General Counsel per OpenAI.
L’Autorità ha sottolineato come non vi sia alcuna intenzione di porre un freno allo sviluppo dell’AI e dell’innovazione tecnologica – uno dei maggiori timori dei sostenitori delle intelligenze artificiali negli ultimi giorni – ribadendo l’importanza del rispetto delle norme a tutela delle informazioni personali dei cittadini italiani.
La disponibilità di OpenAI
OpenAI si è impegnata a rafforzare la trasparenza nell’uso dei dati privati degli utenti che avrebbero causato il blocco temporanei. Inoltre ha dato rassicurazioni anche sui meccanismi esistenti per l’esercizio dei diritti e le garanzie per i minori, inviando al Garante un documento che indichi le misure che possano rispondere alle richieste dell’Autorità.
Il Garante si riserva di valutare nei prossimi giorni le misure proposte dalla società, anche quelle riguardanti il provvedimento di blocco adottato nei confronti di ChatGPT.
Il dibattito sulla privacy
Non tutti sono per il blocco di ChatGPT. L’autorità di regolamentazione della privacy in Svezia – a differenza delle altre controparti europee – ha dichiarato di non essere intenzionata a bloccare ChatGPT. Stoccolma, infatti, non si sarebbe mai messa in contatto con il Garante italiano. Dello stesso avviso è l’autorità spagnola per la privacy, che ha affermato di non aver ricevuto alcun reclamo su ChatGPT, ma non ha escluso una futura indagine sull’onda degli altri Paesi dell’Unione.
Anche la politica italiana si è schierata a sostegno di ChatGPT. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, per esempio, ha criticato la decisione del suo stesso regolatore in un tweet, definendola «eccessiva». Allo stesso modo un portavoce del governo tedesco ha affermato che un divieto di ChatGPT «non sarà necessario». Si è schierata a favore di ChatGPT, a dispetto del blocco ipotizzato dal Garante di Berlino.
Trovo sproporzionata la decisione del Garante della Privacy che ha costretto #ChatGPT a impedire l’accesso dall’Italia, primo e unico Paese occidentale dove ciò avviene. Oltretutto sono ormai decine i servizi basati su intelligenza artificiale… (1/6) pic.twitter.com/oI9ubRG09T
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) April 2, 2023
Ancora non c’è sintonia tra le opinioni dei vari Paesi. La lettera aperta di Elon Musk e altri esponenti del mondo tecnologico, in cui si chiede di fermare per sei mesi le ricerche sulle intelligenze artificiali, potrebbe essere molto vicina alle necessità nazionali. Il bisogno di normare un qualcosa che non è mai esistito – e che si fa strada nelle nostre vite a una velocità inaudita – si fa ogni giorno più impellente. Se la legge non tiene il passo, il progresso rischia di trasformarsi in distopia.