Lo Stato dell‘Arizona fa un salto indietro nel tempo, ritrovandosi nell’anno 1864 per quanto riguarda la legislazione sull’aborto. Una mossa che riaccende il dibattito interno agli Stati Uniti sui diritti delle donne. E che va in controtendenza rispetto alle altre grandi democrazie Occidentali. Ma come si è arrivati a questo punto?
Nel 2022 la Roe v. Wade è stata cancellata. Subito in Arizona è stata varata una legge che limita l’aborto alle prime 15 settimane di gravidanza. Ma l’attuale situazione – che riporta in auge una legge antica di 160 anni che proibisce l’interruzione di gravidanza – è stata resa possibile dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la storica sentenza Roe vs. Wade.
E dopo che la Corte dell’Arizona ha stabilito che la legge di due anni fa, ufficialmente, non ha abbastanza autorità da scalzare quella del 1964. Le autorità garantiscono che la vecchia norma, anche se ufficialmente in vigore, non verrà attuata. Ma al momento le alternative legali non ci sono.
160 anni indietro
Questa legge dell’Arizona – mai applicata dal 1973 a causa della protezione federale garantita da Roe v. Wade – vieta quasi completamente l’aborto. Unica eccezione, i casi dove la vita della madre è a rischio.
L’annullamento di Roe v. Wade ha lasciato agli stati la possibilità di regolamentare l’aborto. Una situazione che ha immediatamente polarizzato l’opinione pubblica e risvegliato vecchie e nuove battaglie legali.
In un contesto così caotico, l’ex presidente Donald Trump ha espresso il suo sostegno al diritto degli stati di regolamentare l’aborto, rompendo il silenzio su un argomento che divide profondamente l’America.
In un video di quattro minuti l’ex presidente Usa si dice «orgoglioso per aver contributo ad eliminare il diritto all’aborto», aggiungendo che «ogni regolamentazione spetta ai singoli Stati» che, avendo sensibilità discordanti, «sceglieranno livelli diversi di restrizioni».
Trump, puntando a un ritorno alla Casa Bianca, si è trovato a navigare in acque turbolente. Da un lato deve bilanciare il sostegno degli elettori conservatori con le crescenti preoccupazioni sul diritto all’aborto. Dall’altro reagire alle dalle recenti vittorie elettorali dei democratici in stati tradizionalmente repubblicani.
La posizione di Trump
L’apertura di Trump, che vede l’aborto come una questione statale piuttosto che federale, riflette un cambiamento tattico, mirato a sottrarre ai democratici un potente argomento elettorale. Eppure questa posizione sta suscitando l’ira di alcuni alleati della destra conservatrice, che vedono in Trump un traditore della causa anti-abortista.
Nel frattempo, la Corte Suprema dell’Arizona ha deciso che la legge del 1864, che proibisce l’aborto, è ancora valida, intensificando la battaglia legale e politica sull’argomento. E che supera per autorevolezza, nei termini di legge, quella che era stata promulgata poco dopo l’annullamento di Roe vs. Wade, per sostituirla. La legge invalidata consentiva l’aborto entro le 15 settimane.
Le autorità statali hanno promesso che la legge, benché tecnicamente in vigore, non sarà applicata, ma questa assicurazione fa poco per placare le preoccupazioni dei sostenitori del diritto all’aborto. Perché queste tutele assicurate non sono ancora ufficialmente legge.
La battaglia per i diritti riproduttivi, dunque, si preannuncia come uno degli argomenti decisivi per le prossime elezioni presidenziali, con implicazioni che vanno ben oltre i confini dell’Arizona.