Le escape room sono sempre più gettonate e spesso vengono scelti temi di carattere storico. L’ultimo esempio in questi giorni è a Milano. Qui Factanza, insieme a Garipalli e con il patrocinio del Comune di Milano, ha organizzato una City Escape Room. Il tema è la strage di piazza Fontana.
Si tratta di un’esperienza ibrida tra il digitale e il reale in cui, attraverso enigmi e indizi, si viene guidati in alcuni dei punti chiave che hanno fatto da sfondo a questa tragedia. Dal 2 al 12 dicembre 2023, giorno del 54esimo anniversario della strage, sarà possibile registrarsi sul loro sito e partecipare gratuitamente all’attività.
Milano è Memoria
La City Escape di piazza Fontana è un progetto patrocinato dal Comune di Milano nell’ambito dell’iniziativa Milano è memoria. Nella piattaforma sono promossi tutti gli eventi della città volti a coltivare la memoria storica e critica dei cittadini.
Gli organizzatori, Garipalli e Factanza Media, sono due startup che si prefiggono di fornire alle nuove generazioni tutti gli strumenti utili per comprendere la realtà. Da questa comunanza d’intenti è nata quindi la prima city escape in Italia, che racconta i luoghi d’interesse storico.
Alla presentazione del progetto, tenutasi a Palazzo Marino lo scorso 8 Novembre, l’assessora alle Politiche giovanili Martina Riva ha commentato: «È fondamentale trovare il modo per spiegare e raccontare soprattutto ai più giovani, con il loro linguaggio, che cosa è successo il 12 dicembre 1969. L’esperienza proposta da City Escape piazza Fontana si carica di un importante valore educativo e civico. Ragazze e ragazzi potranno conoscere un evento che ha segnato la storia di Milano e dell’Italia, facendone memoria».
L’esperienza di gioco
Si tratta di un percorso di 2 ore circoscritto alle zone limitrofe al Duomo in cui, per spostarsi da una tappa alla successiva, è necessario rispondere correttamente a delle domande proposte da un’intelligenza artificiale.
Si comincia da Piazza Armando Diaz. Qui, rispondendo alla prima domanda, si ottengono le indicazioni per un bar a pochi metri di distanza. Proprio lì avviene la consegna di una pagina di giornale con informazioni utili per proseguire. Si va poi in Via Larga, dove si trova la targa in memoria di Antonio Annarumma, poliziotto ucciso nel novembre 1969 in mezzo a una manifestazione contro il caro-affitti. Questa parte darà alla narrazione un sapore ancora più tragico.
Tappa successiva Via Santa Tecla, dietro Piazza Fontana, dove, nel pomeriggio del 12 dicembre 1969, un tassista afferma di aver lasciato un uomo con una valigetta: poco dopo, l’esplosione di una bomba nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, di fronte alla quale i giocatori dovranno spostarsi. Benché si stia partecipando a un gioco, è fondamentale non dimenticarsi che si stanno ripercorrendo luoghi e fatti legati a una tragedia che ha scosso la Nazione.
Davanti alla Banca che fu teatro della strage verrà proposto un indovinello che trova risposta solo ricordandone le vittime. Nella stessa tappa viene inoltre commemorato con una targa il ferroviere Giuseppe Pinelli che, insieme a Pietro Valpreda, fu arrestato e preso come capro espiatorio. E proprio accanto anche la targa di denuncia dei veri mandanti: il gruppo neofascista Ordine Nuovo.
I fatti di piazza Fontana
Superata Piazza Fontana il percorso prosegue dietro il Duomo, di fronte al Palazzo dell’Orologio. La narrazione fatta dall’intelligenza artificiale del gioco rende chiari i momenti di angoscia che l’Italia viveva in quei giorni. Racconta i timori della presenza di ordigni nella Capitale e in altri punti strategici di Milano.
La Galleria Vittorio Emanuele II, tappa successiva dell’escape room, sembrava essere un luogo adatto allo scopo e, di conseguenza, da tenere sotto controllo. Dando le risposte corrette, si apprende che i terroristi volessero attaccare le banche. E per questo è necessario spostarsi in Piazza della Scala, di fronte alla Banca Commerciale, dove venne rinvenuta la bomba inesplosa, una delle prove fondamentali durante le indagini.
Penultima tappa, la Casa degli Omenoni in cui ci si avvicina all’epilogo con un riferimento al professor Lorenzon. La sua testimonianza, se fosse stata ascoltata, avrebbe subito portato le indagini sulla giusta pista, quella neofascista. Il gioco si conclude in un bar in Via Giuseppe Verdi dove, pronunciando una parola d’ordine, sarà possibile ritirare il “premio” per aver portato a termine l’escape room.
La storia
La strage di Piazza Fontana è una vicenda torbida, fatta di depistaggi e di insabbiamenti, di calunnie e di silenzi, di una giustizia mai raggiunta. Segna l’inizio degli Anni di Piombo, un periodo storico raramente studiato negli istituti superiori, se non accennato soltanto. La City escape si pone un difficile obiettivo: raccontare a un pubblico giovane le indagini sulla strage di Piazza Fontana, partendo dal cosiddetto Autunno Caldo della città di Milano.
Una stagione caratterizzata da grandi mobilitazioni studentesche e sindacali, talvolta culminate in violenti scontri di piazza. Ma l’obiettivo è raccontare come Stato e media, all’epoca legati a doppio filo, cooperassero nella creazione di una verità su misura. Il gioco cerca di trasmettere ai partecipanti il clima di insicurezza e di paura di quegli anni, e fa comprendere perché le prime indagini presero la direzione della pista anarchica.
Non è stato di certo compito semplice fare tutto ciò senza risultare inopportuni e sconvenienti. Seppure nel gioco siano riscontrabili piccole criticità, come dei quesiti talvolta macchinosi o, come nel finale, quando il nesso tra storia e percorso appare debole, questa City Escape è una scelta vincente.
Gli indovinelli invogliano ad approfondire e onorano la memoria delle vittime. Il percorso itinerante presso i principali luoghi teatro degli scontri e della tragedia aiuta ad immedesimarsi e dà significato a strade, piazze, palazzi e monumenti.
Racchiudere piazza Fontana in due ore di caccia al tesoro è un’impresa ardua. Tuttavia, va riconosciuto un merito al progetto: aver provato a raccontare, in modo semplice e interattivo, come Stato e media abbiano costruito una mezza verità.
A cura di Elena Betti, Rebecca Saibene e Tommaso Ponzi