Nel 2024 la pena di morte rimane una pratica controversa ma ancora attuale in molti Paesi. Adottata in varie parti del mondo, il dibattito etico, legale e umanitario intorno alla pena capitale continua a essere acceso, con nuove metodologie di esecuzione che sollevano questioni aggiuntive.
Dei 193 membri delle Nazioni Unite attivi nel 2024, 54 (il 28%) mantengono la pena di morte sia nella legge, sia nella pratica. Tra di essi, tutte e tre le più potenti economie mondiali. Ma anche l’India, l’Iran e la Russia. Vediamo quali sono e dove si applicano le pene capitali più macabre e arretrate.
Stati Uniti e ipossia da azoto
Recentemente negli Stati Uniti è stata introdotta una nuova metodologia di esecuzione: l’ipossia da azoto.
In Alabama, il 58enne Kenneth Smith è diventato il primo detenuto a essere giustiziato con questo metodo, che ha suscitato notevole controversia. La tecnica, considerata da alcuni come una forma di tortura, comporta la morte per privazione di ossigeno, causando un’agonia estesa prima della morte effettiva.
L’uomo è stato condannato a morte per aver commesso un omicidio su commissione nel 1988. E come lui ogni anno negli Usa decine di detenuti sono condannati alla pena capitale in vari Stati, prevalentemente in quelli del sud.
Secondo il Death Penalty Information Center, nel 2023 ci sono state 24 esecuzioni e 21 nuove condanne a morte. L’ultima, quella di Phillip Hancock in Oklahoma il 30 novembre 2023.
La decapitazione in Arabia Saudita
L’Arabia Saudita ha mostrato un aumento nel numero di esecuzioni, con almeno 172 persone giustiziate nel 2023. Un numero maggiore rispetto all’anno precedente. Le pene di morte includono condanne per omicidio, casi di terrorismo e adulterio. I metodi più usati comprendono l’impiccagione, la lapidazione e la decapitazione tramite ghigliottina.
Non è tutto. Nel 2013 l’Arabia Saudita ha giustiziato almeno tre persone minorenni al momento del reato. E dal 2012 nel Paese la polizia religiosa è attiva anche nel rintracciare “maghi e fattucchiere”. Ci sono decine di arresti per stregoneria ogni anno nel Paese. Le accuse vanno dal ricorso a poteri sovrannaturali, alla magia nera e alle predizioni del futuro. Tutte pratiche politeistiche e severamente punite in base alla Sharia.
Nel 2015 Ashraf Fayadh, poeta arabo, era stato condannato alla decapitazione per il reato di apostasia. La sua pena è stata successivamente ridotta a otto anni di carcere e ottocento frustate.
Il reato di stregoneria non è esplicitamente definito dalla legge saudita, ma ci sono state segnalazioni di casi che riguardano tutte le forme di magia nera. Rabdomanzia, esorcismo, moltiplicazione di cibo e denaro, guaritori miracolosi. Sono sotto la vigilanza delle forze dell’ordine anche professioni da noi considerate “normali”, come i chiropratici, gli erboristi, i chiromanti e i sensitivi.
Iran e lapidazione
L’Iran detiene il triste primato di Paese con più condanne capitali nel 2023: oltre 604 esecuzioni, tra cui almeno 13 donne. A denunciarlo la Ong Iran Human Rights, Si tratta del numero più alto dopo le 972 registrate nel 2015.
I reati a rischio includono il traffico di droga, l’adulterio, la blasfemia e la corruzione. I metodi più utilizzati sono la lapidazione, l’impiccagione e la fucilazione.
Martedì 23 gennaio le autorità iraniane hanno eseguito le condanne a morte di Mohammed Ghobaldou e Farhad Salimi. I due avevano la colpa di aver partecipato alle manifestazioni per Mahsa Amini.
Le fucilazioni in Cina
Amnesty International nel 2023 ha riferito che la maggior concentrazione di esecuzioni nel mondo si registrava in Iran, Pakistan e Arabia Saudita. Ma c’è un altro attore fondamentale: la Cina. Il Dragone, pur essendo uno dei principali esecutori della pena di morte, mantiene i dati sulle sue esecuzioni un segreto di stato. Il che rende impossibile determinare l’effettiva portata delle sue esecuzioni. Le modalità usate sono due: la fucilazione e l’iniezione letale.
Ufficialmente, i reati per i quali si rischia di morire in Cina sono molti, dalla corruzione fino all’alto tradimento. Nel Paese esistono due tipi di condanne a morte. Quella immediata, in cui si hanno da 3 a 10 giorni per ottenere l’eventuale grazia. Si applica per le condanne ritenute “indispensabili”, ai sensi dell’art. 48 del codice penale cinese.
Poi c’è la condanna capitale con sospensione condizionale per due anni. Se il condannato in questo periodo di tempo non commette altri crimini, la condanna è commutata in ergastolo.
Pakistan e impiccagioni
Il Pakistan è un altro Paese in cui la pena di morte, anche nel 2024, viene applicata in massa. Ma ci sono segnali di apertura da parte della classe dirigente. Nel 2021 ad esempio, la Corte suprema del Pakistan ha emanato una sentenza storica.
«I prigionieri con gravi problemi mentali non possono essere condannati a morte per i loro crimini. Se un condannato a morte risulta incapace di comprendere la logica e il motivo dietro la sua punizione, l’esecuzione non raggiungerà i fini della giustizia». Queste le parole contenute nel verdetto.
Segnali incoraggianti, ma non basta. In Pakistan sono numerosi anche i casi di cristiani condannati a morte per blasfemia. È il caso di Nouman Asghar, 24enne cristiano della città di Bahawalpur. La condanna sul giovane c’è stata il 30 maggio 2023.