Giovedì 30 giugno, la Corte Suprema americana ha emesso una sentenza che limita i poteri della Environmental Protection Agency (EPA) – l’ente governativo che si occupa della tutela dell’ambiente – di regolamentare le emissioni inquinanti a livello federale. Una decisione dalle conseguenze enormi, che renderà più complicata l’attuazione di politiche ambientali. All’inizio del suo mandato, il presidente democratico Joe Biden si era impegnato, entro il 2030, a ridurre le emissioni di gas serra del 50 per cento rispetto ai livelli del 2005. Un obiettivo che, secondo molti osservatori, a questo punto sarà quasi impossibile raggiungere.
La sentenza
La sentenza della Corte Suprema riguardava un’azione legale intentata dallo stato del West Virginia, secondo cui la EPA non aveva l’autorità di legiferare sul settore dell’energia nei singoli stati o sulle singole centrali. La causa legale era stata appoggiata anche da alcune importanti aziende dei combustibili fossili e da altri 18 Stati, tutti a maggioranza repubblicana.
I nove giudici della Corte hanno dato ragione al West Virginia con un voto di 6 a 3, che riflette perfettamente la divisione tra giudici di nomina repubblicana e quelli di nomina democratica. Nella sentenza, i giudici sostengono che decisioni di tale importanza non spettino al Governo, ma al Congresso.
Cosa cambia ora?
Ma cosa cambia concretamente con questa sentenza? Sono due le conseguenze principali.
La prima riguarda i poteri della EPA, che d’ora in avanti avranno un campo di azione molto più limitato. L’agenzia, infatti, manterrà il potere di regolamentare le emissioni di gas serra nel settore dell’energia, ma soltanto attraverso provvedimenti mirati e a livello locale. Ciò che viene a mancare è l’autorità di definire le regole per l’intero settore, ad esempio attraverso l’imposizione di un tetto massimo alle emissioni.
La seconda conseguenza, invece, riguarda la capacità degli Stati Uniti di agire sul fronte climatico e ambientale. Ora che la EPA è stata privata del suo potere più grande – quello di limitare le emissioni di gas serra – l’agenda climatica del presidente Biden passa esclusivamente dal Congresso, dove i repubblicani continuano a fare ostruzionismo su ogni tentativo di politica ambientale.
Le altre sentenze delle ultime settimane
A detta di alcuni opinionisti, la decisione della Corte Suprema di limitare i poteri della EPA potrebbe avere conseguenze anche maggiori. La sentenza, infatti, sposa una mentalità tipica dell’ala più liberista del Partito Repubblicano, che da decenni spinge per lo smantellamento delle agenzie federali istituite nei primi decenni del Novecento. Secondo alcuni esperti, l’ultima decisione della Corte Suprema potrebbe dare man forte alle battaglie contro il cosiddetto “administrative state” (stato amministrativo).
Quel che è certo è che questa è soltanto l’ultima di una serie di sentenze shock della Corte Suprema, che nell’ultima settimana hanno fatto scalpore in tutto il mondo. Il 23 giugno, i nove giudici togati hanno cancellato una legge dello stato di New York che limitava i diritti dei possessori di armi da fuoco. Una sentenza arrivata proprio mentre il Congresso, per la prima volta nella storia, stava lavorando a una proposta di legge bipartisan che si muove nella direzione opposta e introduce nuove limitazioni alla vendita e al possesso di armi.
Il 24 giugno, poi, la Corte ha cancellato – dopo 50 anni dalla storica sentenza Roe v. Wade – il diritto costituzionale all’aborto. Una decisione che ha riportato il Paese indietro di decenni e ha scatenato migliaia di manifestazioni in tutti gli Stati Uniti.