Onu, accordo sul nuovo Trattato dell’Alto mare per la protezione dell’oceano

Alt La biodiversità degli oceani è in pericolo (fonte Pugliapress)

Si sono conclusi i negoziati globali sullo storico Trattato dell’Alto mare per la protezione dell’oceano. L’obiettivo dell’accordo è affrontare il degrado ambientale, combattere il cambiamento climatico e prevenire la perdita di biodiversità.

Che cos’è l’Alto mare

Con il termine “Alto mare” si intende l’area al di là della Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale, a 200 miglia nautiche al largo delle coste. Rappresenta due terzi della superficie dell’oceano e il 45% dell’intera superficie terrestre. La zona fuori dalle giurisdizioni nazionali garantisce agli Stati il diritto di navigare, pescare, fare ricerca ed esplorare le profondità anche per fini commerciali. L’Alto mare svolge un ruolo fondamentale assicurando un habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e mitigando l’impatto della crisi climatica.

L’accordo dell’Onu introduce regole necessarie per far fronte all’avanzamento dell’esplorazione mineraria e alla ricerca di risorse marine genetiche per farmaci, cosmetici e cibo. Con la nuova intesa Onu, nel prossimo futuro l’Alto mare sarà protetto e regolato da divieti e leggi relativi alle attività di deep mining.

I negoziati

L’Onu ha concordato il trattato “Biodiversità oltre la giurisdizione nazionale” durante la Quinta Conferenza intergovernativa di New York. L’UE e i suoi Stati membri hanno guidato la coalizione BBNJ High Ambition, che ha svolto un ruolo chiave nel raggiungimento dell’accordo.

Secondo quanto riportato dal Guardian, per trovare un’intesa sulla questione sono state necessarie 38 ore di estenuanti negoziati nella notte di domenica 4 marzo. I delegati hanno messo a punto il testo che verrà formalmente adottato in una seconda sessione, dopo essere stato controllato dai servizi legali e tradotto nelle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite. I Paesi aderenti dovranno comunque riunirsi di nuovo per decidere le modalità per implementarlo.

«La nave ha raggiunto la riva». Con queste parole l’ambasciatrice Rena Lee, presidente della Conferenza internazionale sulla biodiversità, ha annunciato il raggiungimento dell’intesa per proteggere gli oceani.

L’Unione Europea ha promesso 40 milioni di euro nell’ambito di un programma globale per gli oceani, invitando i membri della High Ambition Coalition a fare lo stesso nei limiti delle loro capacità.

Regola n. 1: tutelare la biodiversità

Si tratta di un «accordo storico – afferma Greenpeace – e un segno che in un mondo diviso, la protezione della natura e delle persone può trionfare sulla geopolitica». Trionfo che le Nazioni Unite inseguono dal 1982, quando la Convenzione sul diritto del mare, entrata in vigore nel 1994, introdusse regole sull’utilizzo delle sue risorse. Nei primi anni ’80, ancora non esisteva il concetto di biodiversità. Termine coniato nel 1988 dall’entomologo americano Edward O. Wilson, indica la ricchezza e la varietà di esseri viventi nell’ecosistema terrestre. La biodiversità è una delle principali caratteristiche delle acque oceaniche: le specie registrate sono 230mila, ma gli scienziati stimano che siano più di due milioni quelle che le abitano.

Per tutelare la diversità e l’abbondanza del globo, l’Onu ha raggiunto un accordo in occasione della COP15 sulla biodiversità, tenutasi a Montreal dal 7 al 19 dicembre 2022. L’estensione al 30% delle aree protette, marine e terrestri, entro il 2030 è la premessa fondamentale su cui si fonda il Trattato dell’Alto mare. L’intesa conseguita dall’Onu nella notte del 4 marzo prosegue i lavori della COP15. Oggi, soltanto l’1,2% delle acque internazionali è protetto e la loro biodiversità è minacciata dalle numerose specie marine a rischio estinzione (secondo gli esperti, tra il 10% e il 15%).

Oceano = vita

Tutelare l’oceano significa tutelare la vita sulla Terra. L’oro blu genera il 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbe il 30% dell’anidride carbonica che noi stessi produciamo e trattiene la maggior parte del calore in eccesso. Un bene primario il cui nome deriva dalla divinità Okeanós, il padre di tutti gli dei, che circonda il mondo con le sue acque. Una risorsa essenziale per la sopravvivenza di un pianeta che viene definito “azzurro”.

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