Due cicliste investite in due giorni, a Milano, in pieno centro. Mercoledì 30 agosto, la 43enne Oxana, viene travolta da una Smart. Alla guida c’è una donna di 73 anni. Al suo fianco il marito di 78. Oxana viene scaraventata contro un palo divelto. Si salva solo grazie all’intervento immediato di un medico che passava da lì, ma è ricoverata al Niguarda, ancora in gravi condizioni.
Non ha avuto la stessa fortuna Francesca Quaglia, 28 anni, che solo il giorno prima è stata schiacciata con la sua bicicletta sotto le ruote anteriori di un camion. Pare che la donna stesse superando le auto in coda quando, allo scattare del semaforo, il camionista sarebbe partito senza accorgersi della sua presenza. I passanti che hanno assistito alla scena hanno urlato per avvisare l’autista, ma per la giovane era ormai troppo tardi.
Dietro ai numeri
Dall’inizio dell’anno, in città è il quinto incidente mortale che vede coinvolti ciclisti e mezzi pesanti. Andare in bici e in monopattino oppure camminare a piedi è costato la vita a 11 persone. Agosto è iniziato con la morte del diciottenne Karl Nasr, di Beirut, finito schiacciato tra un’Audi RS7 e il palo di un semaforo, in prossimità delle strisce pedonali. Il 28 agosto è toccato, invece, a Nicola Zezza, un 89enne investito da un taxi mentre attraversava la strada in pieno centro. Veronica Francesca D’Incà, Angela Bisceglia, Federico Cafarella, Juan Carlos Quinga Guevara, Cristina Scozia, Tianjiao Li, Alfina D’Amato, Luciano Avigliano: sono i nomi delle altre vittime del 2023, travolte da camion o da auto.
Mobilità a Milano
«Ci sono delle cose che possiamo fare, come Comune di Milano – ha detto il sindaco Giuseppe Sala, a commento degli ultimi incidenti – . In particolare una l’abbiamo fatta: i sensori per l’angolo cieco. Non derogheremo rispetto a quanto deliberato». Dal primo ottobre, infatti, sarà impedita la circolazione di mezzi pesanti privi di sensori per la rilevazione dell’angolo cieco.
Quella porzione di campo visivo nascosta al guidatore, però, non spiega tutti gli incidenti. Per gli attivisti, scesi in piazza a manifestare dopo gli ultimi incidenti, Milano è ancora molto indietro nella realizzazione delle piste ciclabili e nella messa in sicurezza della viabilità. Oltre all’insufficienza delle piste ciclabili già costruite, si aggiunge il pericolo creato da quelle disegnate sull’asfalto e per questo facilmente invase dai mezzi pesanti.
Che sia per inquinare meno, per evitare il traffico, per aggirare i divieti imposti alla circolazione o per risparmiare, sempre più persone scelgono di muoversi in bici. Nonostante questo, la città rimane ben lontana dagli standard di sicurezza garantiti nelle altre metropoli europee. Gli attivisti accusano la giunta di aver istituito delle zone 30 in modo confuso e comunque non sufficiente, di riservare ancora troppo spazio alle auto.
Dal 2024 il limite di 30 chilometri orari si estenderà a tutta la città. Se verrà rispettato, permetterà di ridurre drasticamente il numero di vittime stradali. Ma come aveva spiegato a Masterx già l’anno scorso il primo firmatario del documento, il consigliere Marco Mazzei: «Non basta emanare un provvedimento per cambiare le abitudini. Autovelox e multe possono aiutare, ma il solo controllo della polizia non funzionerebbe. Serve soprattutto un cambiamento culturale».
Il nuovo codice della strada
Per salvaguardare i ciclisti e i pedoni Sala fa appello anche al governo: «Contatterò il ministro Salvini per capire quello che si può fare insieme». Il ministro delle Infrastrutture ha subito manifestato la disponibilità al dialogo, soprattutto in vista del dibattito parlamentare sul nuovo codice della strada. Salvini – fanno sapere dal Mit – vorrebbe convocare i principali produttori nazionali di biciclette per discutere il prima possibile di sicurezza, investimenti e tecnologia.
L’obbligo di sensori salva-ciclisti sui camion potrebbe essere dunque solo il primo passo, ma qualsiasi tecnologia rischia di essere insufficiente se non sarà affiancata da un ripensamento dell’intera mobilità cittadina e delle proprie abitudini.