Ascolta “Eco News – 3 luglio 2022 – Più cause legali per il clima” su Spreaker.
A cura di Giorgia Colucci e Valeriano Musiu
Qual è l’impatto della crisi climatica e come la stiamo raccontando? Con Eco news proviamo a capirlo ogni settimana con una selezione delle storie più interessanti per capire meglio cosa sta avvenendo ai nostri ecosistemi e come la politica italiana e mondiale le sta affrontando. Un diario per orientarsi tra la stampa verde e le notizie ambientali, ma anche per capire quello che le nostre scelte e il nostro vivere quotidiano possono fare.
In questa puntata:
“Emergenza oceanica”. Così António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha definito lo stato attuale degli oceani all’apertura della conferenza di Lisbona, in Portogallo. Innalzamento della temperatura delle acque, perdita della biodiversità, isole di plastica sono le minacce principali. I leader globali devono agire in fretta e “superare l’egoismo” che impedisce di arrivare a un accordo di protezione comune.
Sono almeno 13 le cause legali depositate contro le aziende del fossile più inquinanti in Europa. Ce ne sono altre 2 in Australia contro la società del gas Santos. Non sono solo i governi a finire davanti alle corti per le loro responsabilità nel cambiamento climatico. Exxon, Eni e Sasol sono coinvolte anche in procedimenti legati all’esplorazione e alle licenze di petrolio e gas in Guyana e Sud Africa. Non sono però le uniche. Lo afferma una ricerca della London School of Economics Grantham Research Institute. Finiscono sempre più spesso nel mirino anche i settori dell’alimentazione e dell’agricoltura, dei trasporti, della plastica e della finanza. In tutto, il numero di cause legali relative ai cambiamenti climatici in tutto il mondo è più che raddoppiato dal 2015.
Ogni anno il Ghana deve smaltire 13 mila tonnellate di abbigliamento provenienti da Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Germania, Corea. Spesso i prodotti della fast fashion hanno materiali scadenti, difficilmente recuperabili, pensati per durare giusto il tempo di una stagione, che finiscono per inquinare gli ecosistemi. Il colosso della moda Shein ha deciso di sperimentare nel Paese il suo progetto di extended producer responsibility. Si tratta di un fondo da 15 milioni di dollari, distribuito su tre anni, alla ONG Or Foundation, che promuove l’economia circolare in Ghana. L’ investimento complessivo per trattare gli scarti tessili sarà di 50 milioni di dollari. La cifra appare però contenuta, se paragonata ai 15 miliardi di dollari di fatturato annuale dell’azienda.
È un’estate più calda di quella del 2003, anche per il mare. A partire dal 10 maggio e fino a metà giugno, un’ondata di calore marino ha innalzato la temperatura delle acque superficiali oltre i 4 gradi centigradi sopra la media del periodo 1985-2005. Si sono registrati anche picchi di oltre 23 gradi. Lo hanno rilevato gli istituti di ricerca del progetto Careheat (Detection and threats of marine heat waves).
La Commissione europea ha proposto una “Legge per il ripristino della natura” (Nature Restoration Law). Si tratta di un pacchetto di misure per recuperare gli ecosistemi danneggiati e tutelare la biodiversità dell’Unione. È la «prima legislazione in assoluto» nata con questo fine. Secondo il rapporto 2018 dall’Agenzia europea dell’ambiente, oggi oltre l’80% degli habitat versa in cattive condizioni. È quindi necessario invertire la tendenza.
Alcuni degli obiettivi:
– tutelare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030
– invertire il declino degli insetti impollinatori entro il 2030
– aumentare la biodiversità negli ecosistemi agricoli e forestali
– aumentare del 5% degli spazi verdi urbani entro il 2050 con un minimo del 10% di copertura arborea in ogni città, paese e periferia europea.
– il recupero degli habitat marini e la rimozione delle barriere fluviali in modo che almeno 25mila km di fiumi possano diventare a flusso libero entro il 2030 e altre misure
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