Almeno dieci persone sono state uccise in un bombardamento a Orman, nel sud-est della Siria. Il principale indiziato è la Giordania. Il motivo dell’aggressione sarebbe il tentativo di fermare il traffico del Captagon, una droga sintetica di cui la Siria è il primo produttore al mondo.
I raid aerei della Giordania in Siria
Sono scontri che si riaccendono periodicamente da mesi quelli sul confine tra Siria e Giordania. Ma in questo caso le motivazioni non sono le stesse che infiammano gli altri Paesi del Medio Oriente. I bombardamenti che hanno colpito le città di Orman e Malah farebbero piuttosto parte della strategia attuata dalla Giordania per contrastare il traffico di droga nella regione.
La mancata rivendicazione da parte della Giordania obbliga a usare il condizionale. Ciononostante, è indubbio che gli attacchi avvenuti nella giornata di ieri, 18 gennaio, abbiano avuto delle conseguenze in termini di vite umane. A diffondere la notizia, diversi media, anche locali, tra cui la televisione Suwayda 24, principale canale d’informazione dell’omonima regione nel sud-est della Siria.
مراسل السويداء 24: المشاهد الأولية من بلدة عرمان في ريف السويداء لعمليات البحث بين الانقاض عن جثامين الضحايا، بعد استهداف البلدة بغارات جوية أدت لتدمير عدة منازل، وسقوط قتلى وجرحى، بينهم نساء. pic.twitter.com/eX5Pcup7ve
— السويداء 24 (@suwayda24) January 17, 2024
I raid aerei avrebbero condotto due attacchi simultanei poco dopo la mezzanotte (ora locale). I bersagli, però, erano differenti tra loro e altrettanto sono stati gli esiti del bombardamento. La città di Malah, colpita dal primo attacco, ha riportato solo danni materiali ad alcune case. Ad Orman, invece, l’aggressione ha provocato dieci morti, tra le quali risultano anche due bambine di età inferiore ai cinque anni.
Gli attacchi delle ultime settimane
L’Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce – e non è l’unica fonte – che questo sarebbe già il terzo attacco degli aerei giordani nella regione quest’anno. Nelle ultime due settimane, infatti, un’escalation senza precedenti sta facendo precipitare i rapporti tra Amman e Damasco. Sommando i morti del 5 e del 9 gennaio, con quest’ultimo raid il computo delle vittime salirebbe a quindici.
A queste andrebbero poi aggiunti i numeri dell’operazione del 7 gennaio, durante la quale le forze giordane avrebbero ucciso sette trafficanti e arrestato altri quindici. In quella data, inoltre, le milizie di re Abdallah II avevano comunicato di aver confiscato 627.000 pillole di Captagon e oltre tre chili di hashish.
La regione presa di mira è, come detto, il sud-est della Siria, una terra di ‘triplice frontiera’. Infatti, il margine più orientale del lungo confine tra Siria e Giordania è anche l’intersezione che unisce questi due Paesi allo Stato di Israele. Non lontano, quindi, dalle Alture del Golan, uno dei territori occupati da Israele e rivendicato appunto dalla Siria.
Che cos’è il Captagon, ‘la droga dei jihadisti’
Per qualificare le agitazioni della regione occorre ragionare su più ambiti. Da una parte, il tema più visibile è certamente il conflitto politico e religioso tra Israele e Palestina, che coinvolge in varia misura tutti i Paesi della regione. Sul campo di battaglia palestinese, tuttavia, si gioca anche una partita più grande. Quella dell’influenza economica e militare su tutto il Medio Oriente. In questo contesto è più comprensibile il fenomeno di contrabbando che sta alimentando le tensioni tra Siria e Giordania e che ruota attorno al Captagon.
Ma che cos’è il Captagon? Sintetizzato per la prima volta nel 1961 in Germania, il farmaco, con il nome scientifico di fenetillina, era stato distribuito per curare disturbi dell’attenzione, narcolessia e depressione. Il valore del composto risiedeva nella capacità di indurre effetti psicostimolanti simili a quelli delle anfetamine, senza comportare un analogo aumento della pressione sanguigna. Dopo la messa al bando delle Nazioni Unite nel 1986, erano iniziati i primi tentativi di contrabbando. La produzione illegale si concentrava soprattutto nell’est Europa. Ma il mercato europeo, già saturo di cocaina, non era in grado di fornire una domanda sufficiente.
È così che la sostanza si diffonde in Medio Oriente, con laboratori in Siria, Libano e Turchia. La vera esplosione arriva comunque qualche anno dopo, nel 2011, con lo scoppio della guerra civile siriana. Nella stagione delle primavere arabe, gruppi radicalisti islamici come l’ISIS cominciano ad assumere pillole di Captagon mischiate alla caffeina. È da qui che nasce il mito del Captagon come ‘droga della jihad’.
Il ruolo del Captagon nell’economia siriana
La Siria è il primo Paese a intuire i potenziali introiti della droga e si attrezza per diventarne il principale produttore. In un periodo di enorme instabilità politica ed economica, la Siria sfrutta la produzione e il commercio del Captagon fino a diventare un vero e proprio narco-stato.
Popolarissimo come eccitante nei Paesi arabi, il Captagon gode di una convergenza peculiare. Ad interessarsi del suo contrabbando non sono soltanto i gruppi terroristici, come Hezbollah, che ne fanno uso e ci finanziano le loro operazioni. Lo stesso presidente Bashar al-Assad pare aver incamerato nell’economia siriana la produzione dell’anfetamina, affidandone addirittura la responsabilità a familiari e fedelissimi.
Oggi il Captagon è la droga del regime, con un volume commerciale per miliardi di dollari. Pur arrivando anche in Occidente, il primo mercato per richiesta è il Golfo Persico e la via per raggiungerlo non può che passare per la Giordania. Quest’ultima, nel tentativo di sottrarsi al commercio illecito, continua a impegnarsi militarmente lungo il confine. Ad oggi, tuttavia, non sembra ancora aver individuato una soluzione efficace e il Captagon non fa che generare ulteriore instabilità in Medio Oriente.
A cura di Davide Aldrigo