Martedì 19 dicembre 2023 il ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato al telefono con l’omologo statunitense Lloyd Austin. Al centro la crisi in Medio Oriente, soprattutto i suoi effetti sull’economia globale a seguito dei continui attacchi al traffico navale nel Mar Rosso da parte dei ribelli Houthi dello Yemen. Probabile, se non scontato, che il ministro abbia garantito la partecipazione di una nave italiana all’operazione a guida americana in via di attivazione nella regione.
Un mare insicuro
Nelle ultime settimane gli attacchi con droni e missili al traffico mercantile nel tratto di mare tra penisola arabica e Africa si sono moltiplicati. I ribelli Houthi, la milizia filo-iraniana che controlla lo Yemen occidentale, si sono impegnati sin dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas a impedire arrivi e partenze commerciali dal porto israeliano di Eilat. Ma se in origine gli attacchi erano rari e mirati, col passare dei giorni l’offensiva ha assunto un peso decisamente maggiore.
Solo nella giornata di lunedì 18 una petroliera norvegese è stata centrata in pieno da un missile, che ha causato un incendio. Sempre ieri un altro ordigno avrebbe mancato di poco la nave da crociera MSC Clara. Gli Houthi avevano dichiarato che avrebbero richiesto l’identificazione a tutti i battelli nella loro area d’operazioni, così da svolgere ispezioni a bordo. La realtà è che da almeno una settimana ogni singola nave che transiti dallo stretto di Bab-el-Mandeb (tra Yemen e Eritrea) è diventata un bersaglio. Facendo drizzare le antenne a molti alleati degli Stati Uniti.
Rotta verso sud
In questo contesto non stupisce la decisione di Crosetto di aderire alla task force basata sulla Quinta Flotta americana di stanza in Bahrain. Alla forza in via di formazione, col nome di Operation “Prosperity Guardian”, si sono già unite unità navali francesi, britanniche, canadesi, norvegesi, olandesi e spagnole. Nell’area, poi, è già attiva da tempo la missione antipirateria dell’Unione Europea “Atalanta”, sul cui rafforzamento spinge Berlino.
La scelta della Difesa sarebbe di inviare la fregata Virginio Fasan, attualmente dislocata nel Mediterraneo Orientale. Si tratta di una nave classe FREMM (FRegate Europee Multi Missione, costruite in partnership con la Francia) entrata in servizio il 19 dicembre 2013. Pur realizzato in funzione antisommergibile, il Fasan ha spiccate capacità antiaeree e antimissile. Grazie ai suoi 16 missili superficie-aria Aster 15 e Aster 30 può garantire copertura dagli attacchi dal cielo per un raggio di oltre 100 chilometri. Sulla distanza ravvicinata, invece, i suoi due cannoni automatici Otobreda 76/62 “Super Rapido” sono tra le migliori armi di questo genere attualmente esistenti al mondo.
Una presenza di lunga data
La fregata dovrebbe unirsi alle unità alleate non appena dovesse ricevere l’ordine di Crosetto. Non è escluso l’invio, in un momento successivo, di un’altra nave di stanza a Taranto. Intanto già da inizio dicembre il rifornitore di squadra Vulcano è giunto a al-Arish, porto egiziano a pochi chilometri dal valico di Rafah con la striscia di Gaza. La nave è equipaggiata con un vasto reparto ospedaliero. Ma in zona il tricolore italiano sventola già da tempo. La nostra Marina Militare opera sin dal 2008 nell’operazione antipirateria EUNAVFOR “Atalanta” di cui si accennava poco sopra. Proprio partecipando a quella iniziativa, nel 2017 nave Fasan fu protagonista di uno scontro con pirati somali, che avevano tentato l’assalto di un mercantile.
La tradizione italiana nel Mar Rosso ha però ormai 45 anni. Sin dal 1978 infatti le nostre forze navali partecipano alla missione Multinational Force & Observers (MFO), con particolare attenzione al mantenimento della libertà di navigazione negli stretti di Tiran. Quelli che collegano il Mar Rosso e il Golfo di Aqaba, dando accesso al porto israeliano di Eilat e a quello giordano di Aqaba. Attualmente la Marina schiera sul porto egiziano di Sharm-el-Sheikh tre piccoli pattugliatori costruiti ad hoc, la classe “Esploratore”. L’Italia è dunque da tempo un punto di riferimento nella sicurezza della regione. Ed è pertanto scontato un nostro coinvolgimento nelle nuove iniziative internazionali.